Essenziale, pragmatico. Cioè trapattoniano

Di Roberto Perrone
13 Settembre 2000
Sport uber alles 36

A causa della mancanza di tempo, non posso commentare la prima uscita della nazionale trapattoniana che gioca tra qualche ora al Nepstadion con l’Ungheria. Però vorrei spiegare che si può amare Giovanni Trapattoni senza necessariamente odiare Arrigo Sacchi e viceversa. Secondo me i due possono coesistere: rappresentano due sguardi diversi sul calcio, due sponde che si guardano e si integrano, come Buda e Pest, con in mezzo il Danubio. Due avversari leali: ad Arrigo non piace come giocano le squadre di Giovanni, ma l’uomo sì. Trapattoni è un allenatore sincero, non ha mai fatto sotterfugi, è molto chiaro, un lombardo di vecchia memoria. Gli allenatori infidi sono altri: sono quelli che tengono i rapporti con alcuni giornalisti e altri no, sono quelli che sfruttano il lavoro degli altri e non lo riconoscono. Trap se non parla non parla. E basta. Non fa differenze, tratta tutti allo stesso modo. La sua simpatia è seducente, è un entusiasta, un pragmatico, magari può non piacere il suo calcio, ma non può non piacere lui. E’ l’unico allenatore che mi ha spillato dei soldi. Veramente è stato il suo socio. Nel 1996, quando lo esonerarono dal Cagliari, andai a fare la posta sotto casa sua, a Cusano Milanino e poi all’officina specializzata in marmitte che gestisce il suo amico Pasquale. “Guardi che qui non c’è” mi disse. Stavo per andarmene. “Ma lei l’ha fatta la verifica dei gas di scarico?”. No. “Cinque minuiti e mettiamo tutto a posto”. Vero, dopo versamento di lire 15mila. Essenziale, pragmatico, non butta via niente. In un aggettivo: trapattoniano.

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