
Ermete butta l’ambientalismo dal ponte
Il Ponte sullo stretto di Messina si farà, il governo ha annunciato che entro il 2004 verrà posta la prima pietra. Saranno inevitabili preoccupazioni, peraltro condivisibili, legate ai rischi ambientali e soprattutto al timore che gl’interessi mafiosi riescano a permeare nell’edificazione della grande opera. Non dovremmo assistere ad uno scontro politico con il centrosinistra. Fu, infatti, quest’ultimo, negli ultimi giorni della precedente legislatura, a dare il primo parere favorevole. L’allora Ministro ai lavori pubblici Nerio Nesi, dei Comunisti Italiani, fu uno dei più strenui sostenitori. Sino ad oggi importanti dichiarazioni dell’opposizione su questo argomento non ce ne sono state. Tranne una: quella del parlamentare Ermete Realacci. Lo stesso ha così dichiarato: «Collegare Calabria e Sicilia con un ponte largo 60 metri con 8 carreggiate e quattro binari è come collegare fra loro due tubi da giardino con uno snodo da oleodotto. è un’opera irrazionale». Personalmente potrei anche condividere tale affermazione, ma non riesco a digerire l’incoerenza di Realacci, parlamentare grazie alla candidatura ottenuta attraverso l’apparentamento con una lista dei Comunisti Italiani. Ora mi chiedo come sia possibile che l’irriducibile ambientalista si sia fatto eleggere proprio da quel partito che esprimeva nel Ministro del lavori pubblici la sua punta di diamante e che del ponte voleva farne un suo fiore all’occhiello. Probabilmente all’epoca delle elezioni il buon Ermete si sarà detto: «Ma sì, una poltrona val ben un ponte». Oggi che la poltrona è assicurata e che di Nerio Nesi si sono perse le tracce, la bandiera dello stalinismo cossuttiano potrà sventolare orgogliosa contro “il mostro d’acciaio e cemento”.
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