«Chi?!?». L’elezione a sorpresa di Prevost vista da piazza San Pietro

Di Piero Vietti
09 Maggio 2025
La città ferma per la fumata bianca, la corsa verso il Vaticano e l'annuncio inaspettato di un cardinale poco conosciuto. Unica certezza: i totopapa non ci azzeccano mai
Papa Leone XIV Prevost
Piazza San Pietro gremita in attesa dell'annuncio del nuovo Papa (foto di Piero Vietti)

«Chi?!?», si sono chiesti quasi tutti in piazza San Pietro, quando alle 19.12 di ieri il protodiacono cardinale Dominique Mamberti ha pronunciato il nome del nuovo Papa, Robertum Franciscum Prevost, l’americano sessantanovenne eletto a sorpresa con il nome di Leone XIV dopo sole quattro votazioni da un Conclave e che secondo le analisi delle ultime settimane sarebbe dovuto essere diviso, e secondo quelle delle ultime ore avrebbe dovuto eleggere in fretta il “mediatore” Pietro Parolin al Soglio pontificio. «Chi??», si sono chieste le decine di migliaia di persone in piazza. «È l’indiano!», ha gridato qualcuno alle nostre spalle, «ma no è il filippino!», gli ha fatto eco un altro. Sbagliato.

Un nome da “addetti ai lavori”, quello di Prevost, che ha dimostrato per l’ennesima volta l’inutilità dei totopapa e l’aleatorietà delle fonti dei vaticanisti che fino all’ultimo ci assicuravano che Parolin stesse trattando gli ultimi voti che gli servivano «con ala destra e ala sinistra fra un piatto di penne e un’orata» alla mensa di Santa Marta.

«Chi?!?», si chiedevano le decine di migliaia di persone in piazza, cercando di andare a memoria agli elenchi dei papabili pubblicati da siti e giornali nei giorni scorsi, senza ricordare il nome di questo cardinale agostiniano di Chicago con vent’anni di missione in Perù sulle spalle. A dirla tutta in questi elenchi (chilometrici) di papabili il nome di Prevost c’era, ma molto in basso, e in un sondaggio tra i vaticanisti italiani le sue possibilità di diventare Papa erano date al 3 per cento. «Chi?!?», si è chiesta la piazza, fermandosi per un istante prima di erompere in un boato – non importa chi sia, è pur sempre il Papa – per poi chiedere al vicino «tu lo conosci? È bravo?» e poi: «Viva il Papa!».

Tutti in piazza per Prevost. «Chi?!?»

La fumata bianca delle 18.07 aveva sorpreso anche i più ottimisti, che si aspettavano un’elezione almeno alla quinta votazione. Piazza San Pietro si stava riempiendo già da qualche ora: pellegrini del Giubileo, soprattutto, ma anche molti turisti e curiosi. Quando la notizia dell’elezione è rimbalzata sugli schermi dei computer negli uffici, sulle chat, sulle tv dei bar e dei ristoranti della Capitale, quasi tutti hanno cominciato a correre. Improvvisamente risvegliata dalla sua tradizionale flemma, tutta Roma si è piegata verso il Vaticano.

Quando in piazza del Popolo le campane hanno iniziato a suonare, era in corso un’esibizione legata agli Internazionali di tennis di Matteo Berrettini. «Hanno eletto il Papa!», gli ha gridato la gente mentre usciva dal campo costruito apposta nel centro di Roma. «Tranquilli, non sono io», ha sorriso lui guardando i tifosi andare verso San Pietro. Credenti o no, praticanti o meno, per i romani comunque il Papa è il Papa (e di Leone XIV ovviamente già si dice che sia romanista. Di Chicago).

Subito le metro si sono riempite, le auto hanno intasato il lungotevere, i motorini hanno cominciato a guizzare ovunque, tantissimi se la sono fatta a piedi anche da posti lontani. Le strade attorno al Vaticano brulicavano di persone in festosa fretta dirette verso i valichi della piazza, i metal detector sono stati pazientemente presi d’assalto, appena dentro si cercava un posto da cui vedere la Loggia e il maxischermo. Leone XIV si è fatto attendere poco più di un’ora, dando modo a tantissimi di riempire piazza San Pietro e via della Conciliazione.

Le previsioni sbagliate di quelli che la sapevano lunga

Bastava aver letto qualche articolo uscito nei giorni scorsi per essere sicuri: «Chi sarà?», chiedeva una signora a un ragazzo americano che conosce il Vaticano per averci lavorato. «Se lo hanno eletto così presto probabilmente è Parolin», e tutti intorno facevano sì sì con la testa: ce lo avevano spiegato i giornali, gli editorialisti, i vaticanisti, gli osservatori, quelli che la sanno lunga. Gli stessi che assicuravano che «la scelta di un Papa americano è improbabile».

Nella ressa sorridente che aspettava di sapere chi fosse il nuovo Papa si incontrava di tutto: stavano in piedi accanto un anziano signore con il figlio adulto, due adolescenti troppo basse per vederci qualcosa, un giovane prete arrivato da Parigi, una coppia di americani capitata lì per caso, una piccola suora messicana che continuava a ripetere di essere l’unica della sua congregazione in piazza e che doveva tenere il posto per la sua superiora, c’era il magistrato e il giornalista, uno appena atterrato a Fiumicino da un viaggio di lavoro in India e corso in piazza con moglie e figlia piccola, suore di ogni ordine, orfani di Francesco e nostalgici di Benedetto XVI.

«Ma Prevost è trumpiano?»

Nell’attesa si provavano a buttare lì possibili nomi del nuovo Papa: Paolo VII, Gregorio XVIII, perché non Giovanni Paolo II?, qualcuno azzarda un Leone XIV, «figuriamoci». Ci si aspetta Parolin, qualcuno spera Zuppi, o Pizzaballa. Prevost! «Chi?!?». Una volta capito che è americano, serpeggia inevitabile la domanda: ma è trumpiano? No, anzi!, dice qualcuno. Eppure ho letto che Trump gli ha fatto una donazione, maramaldeggia un altro. La verità è che di lui si sa poco o nulla, ma è il nuovo Papa ed è giusto fare festa.

Il saluto di papa Leone XIV ai fedeli accorsi in piazza San Pietro per la sua elezione, 8 maggio 2025 (foto Ansa)
Il saluto di papa Leone XIV ai fedeli accorsi in piazza San Pietro per la sua elezione, 8 maggio 2025 (foto Ansa)

Quando lo si vede comparire il boato è immenso, la sua faccia commossa e sorridente conquista tutti, i romani in piazza dicono «aò, pare Claudio Ranieri», si provano già i primi cori con «Leone». Il lungo discorso è ascoltato in silenzio, interrotto da qualche applauso. Quelli che la sanno lunga dicono «è un Francesco II», tanti apprezzano le molte citazioni di Gesù Cristo, la richiesta alla piazza di pregare la Madonna con lui è una novità che tutti apprezzano.

Dopo la benedizione Urbi et Orbi le migliaia di persone accorse a salutare il nuovo Papa escono contente, curiose di vedere questo Papa semisconosciuto all’opera: c’è chi non nasconde di avere apprezzato la scelta di indossare la mozzetta di raso rosso e quella di prendere un nome “ottocentesco” come Leone, e c’è naturalmente chi invece lo critica per le stesse cose, così poco “bergogliane”. Chi nelle chat rilancia i suoi tweet contro Trump e Vance e sulla lotta ai cambiamenti climatici, e chi risponde con articoli che lo identificherebbero come un elettore repubblicano e poco “gay-friendly”. Staremo a vedere, dicono tutti lasciando la piazza. E viva il Papa.

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.