A settanta chilometri dalla costa di Venezia, Edison trivella nel Mar Adriatico andando a caccia del gas naturale. Solo che lo fa per il governo della Croazia e non per conto di quello italiano. L’Italia, infatti, negli anni Novanta, ha adottato una moratoria che tutt’ora blocca l’attività di estrazione nelle acque territoriali dell’Adriatico, iniziata già negli anni Sessanta, ma presto sospesa a causa di «preoccupazioni ambientali». Lo riporta oggi il quotidiano la Repubblica nella sua sezione economica. Un’impasse che impedisce al Paese di divenire una «potenza energetica», sfruttando quello che, di fatto, è il suo «piccolo Kuwait», in termini di risorse. Nell’Adriatico, secondo alcune stime, sarebbe sommerso un tesoro pari a 900 miliardi di metri cubi di gas naturale e 70 milioni di barili di greggio.
LA CROAZIA SI MUOVE. Come riferisce il quotidiano, «da meno di una settimana», il gruppo Edison, a capo di una joint venture con la compagnia petrolifera di Stato croata Ina, di cui detiene il 70 per cento delle quote, «ha dato il via alle operazioni per lo sfruttamento del giacimento Izabel». Si tratta di due piattaforme a 50 chilometri da Pula, sulla sponda croata, ma in una zona di mare che si trova a meno di 70 chilometri da quella veneta. «Il giacimento – scrive Repubblica – «si trova a una profondità di 37 metri dalla superficie marina» e «ha riserve stimate in 1,4 miliardi di metri cubi» di gas naturale. Quando sarà a regime, inoltre, si prevede che possa produrre «fino a 280 milioni di metri cubi l’anno».
Il «50 per cento del metano che verrà estratto – prosegue l’articolista – prenderà la strada del nostro paese, grazie anche all’intervento delle piattaforme di InAgip – una joint venture tra Ina e il gruppo Eni – che si occupano del trattamento e della compressione del gas che raggiunge la costa e viene poi immesso nella rete che collega la Croazia all’Italia».
L’ITALIA STA A GUARDARE. «L’avvio della produzione di Izabela – spiega a Repubblica Nicola Monti, vice presidente esecutivo del settore E&P di Edison – dimostra non solo le nostre competenze ma rafforza la strategia di crescita della Croazia soprattutto alla luce delle gare per le nuove licenze esplorative». E se è vero, come riportato nell’articolo, che anche Grecia e Montenegro hanno deciso di puntare sul metano dell’Adriatico, non si capisce, allora, cosa attenda il governo di Roma prima di puntare anch’esso su risorse che potrebbero far risparmiare al Paese 50 miliardi di bolletta energetica. Senza contare il maggior introito per lo Stato in termini di tasse. Tanto che anche l’ex premier Romano Prodi sul Messaggero, ha recentemente espresso l’auspicio che l’Italia non si lasci soffiare da sotto il naso il gas naturale dalla Croazia. Proprio quello che, invece, sta facendo.