Eccoci al Premio Cultura Cattolica ad Hadjadj, filosofo e padre chestertoniano

Una tradizione maoista, anarchica e nichilista, una conversione a Maria prima ancora che alla fede, l'intellettuale cattolico che celebra la famiglia come luogo di vita e il paradosso come «una scorciatoia per raggiungere la Verità», verrà premiato a Bassano

Domani, 29 ottobre, il filosofo Fabrice Hadjadj, stella polare di Tempi nonché tra i nostri più preziosi collaboratori, riceverà il 39° Premio Internazionale Cultura Cattolica. Lo ha deciso la giuria designata dagli amici dell’omonima scuola di Bassano del Grappa, nata 40 anni tondi fa e che dal 1983 conferisce la sua celebre medaglia d’oro – primo e unico premio al mondo esistente in ambito cattolico -, a personalità di rilievo internazionale e che con la ragione e le opere hanno contribuito a creare una coscienza della verità nella ricerca mai ideologica di ragione e fede.

Nel tempo e nel corso delle edizioni hanno raggiunto Bassano per ritirare il premio alcuni giganti del mondo della chiesa, della scienza e della cultura, come il cardinale Giacomo Biffi, monsignor Luigi Giussani, lo scrittore Vittorio Messori, il filosofo Augusto Del Noce, il cardinale Joseph Ratzinger, l’economista Michael Novak, lo scrittore Eugenio Corti, il maestro Riccardo Muti, il cardinale Angelo Scola. E ancora, nel 2017, Rémi Brague – premio consegnato da Francesca Meneghetti, prima donna nella storia delle opere di don Didimo Mantiero a presiedere la Scuola di Cultura Cattolica (qui abbiamo raccontato tutta la storia delle opere e dei “figli” di don Didimo) – a cui sono seguite Hanna-Barbara Gerl-Falkovitz, Flora Gualdani, Antonia Arslan, donne di fede e cultura battagliera. E ora, Hadjadj.

Hadjadj, padre chestertoniano

Scrittore, filosofo, saggista, romanziere, cantautore, autore di opere teatrali e libri di arte, direttore a Friburgo dell’Istituto Europeo di Studi Antropologici Philantropos, ma soprattutto marito di Siffreine e padre di Esther, Judith, Marthe, Elisabeth, Jacob, Joseph, Pierre, Moïse e Abigaël, a 50 anni appena compiuti Hadjadj ha già «scritto pagine fondamentali sulla relazione tra l’uomo e la donna, sulla famiglia come luogo della vita. La sua Mistica della carne è un contributo fondamentale quanto originale al pensiero filosofico cristiano», ha spiegato Meneghetti. «Aderisce al metodo e allo stile di Chesterton: il paradosso è “una scorciatoia per raggiungere la Verità”», ha scritto nella motivazione la Giuria presieduta dal professor Lorenzo Ornaghi parlando del filosofo che «con grande passione e intelligenza richiama il pensiero europeo a cercare sempre i punti in cui vita e cultura si congiungono, senza mai cedere al conformismo delle opinioni prevalenti».

I lettori di Tempi conoscono bene l’originalità di opera e pensiero di Hadjadj, nato a Nanterre, “figlio” dei maestri del pensiero filosofico Jean-Louis Chrétien, Emmanuel Levinas, san Tommaso d’Aquino, ma anche di una conversione culminata nella richiesta del battesimo a 27 anni, quando con la fede in Cristo riconquistò anche le sue origini e riportò alla fede ebraica anche i suoi genitori, ebrei sefarditi di origini tunisine. Una famiglia che Hadjadj descrisse come «piuttosto di sinistra, marxista, a casa non avevamo nessuna Bibbia, ma solo opere di Marx, Hegel, Gramsci; io personalmente mi avvicinai molto presto a Nietzsche e ad autori atei ma, curiosamente, è attraverso degli autori anticristiani che ho scoperto il cristianesimo e, curiosamente, è proprio da cristiano che ho scoperto in maniera vera il mio essere ebreo».

«Ho iniziato a pregare prima di credere»

Pur cresciuto in una tradizione familiare maoista, anarchica e nichilista, «avevo la sensazione che la grandezza dell’uomo fosse legata alla sua vulnerabilità e che non si sviluppa con una sorta di potere orizzontale ma attraverso un grido verticale, un grido verso il cielo, come nella tragedia greca. Lì è evidente che la dignità tragica dell’uomo sta nel fatto che si rivolge ad un Dio e interpella il cielo. Inoltre ero attirato intellettualmente al mistero della croce. Un giorno mio padre si ammalò gravemente. Stava per morire e mia madre mi chiamò. Ero impotente davanti a quella situazione ed io entrai in una chiesa, dove pregai la Madonna: era una Madonna circondata da tanti ex-voto, e proprio due settimane prima, entrando nella stessa chiesa con un mio amico, avevo preso in giro questi ex voto: “grazie di qua, grazie di là… ridicolo!”. Mi ero fatto beffe davanti a quell’immagine. Ma la sera in cui mio padre stava male andai da questa Madonnina, e in quel momento non accadde nulla di straordinario, le cose straordinarie sono sempre le più semplici: ebbi la sensazione di essere al mio posto e scoprii che la posizione dell’uomo che prega è la posizione dell’uomo per eccellenza; a partire da quel momento ebbi la certezza della verità della preghiera».

Il Premio Cultura Cattolica 2021

È qui, nella chiesa parigina di Saint-Séverin («Ho iniziato a pregare la Madonna ancora prima di credere in Dio», riassumerà in seguito questa esperienza) che Hadjadj inizia ad indagare tutti i principali temi della vita, in particolare quelli della morte e la vita oltre ad essa, della sessualità e della famiglia nel complicato rapporto con l’approccio relativista tipico della modernità.

Tra i suoi libri (i più recenti e disponibili in italiano) ricordiamo Ma che cos’è una famiglia?; Ultime notizie dall’uomo & dalla donna; Perché dare la vita a un mortale; Risurrezione. Istruzioni per l’uso. Molti sono i riconoscimenti conferiti al filosofo, a partire dal 2006 con il Grand prix catholique de littérature per il volume Réussir sa mort: anti-méthode pour vivre, fino al premio Cardinale Lustiger assegnatogli dall’Académie Française nel 2020. Il Premio Internazionale alla Cultura Cattolica verrà consegnato domani, venerdì 29 ottobre, alle 20.30, al Teatro Remondini di Bassano. Chi è abbonato può incontrare e leggere Hadjadj ogni mese, su Tempi (e chi non lo è, farebbe bene ad abbonarsi e iniziare a leggerlo qui).

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