Ecco il video che gli universitari di sinistra della Statale non ci hanno permesso di vedere

Di Emanuele Boffi
29 Novembre 2024
Pubblichiamo il filmato che sarebbe dovuto essere trasmesso all'incontro "Accogliere la vita". Studenti indipendenti e Udu attaccano la «lobby di Cl». Pietro Piva (Obiettivo Studenti) ci spiega perché non hanno reagito alle provocazioni

Soemia Sibillo, direttrice del Centro di aiuto alla vita (Cav) Mangiagalli di Milano, avrebbe voluto parlare l’altro giorno in università Statale di cosa significa “accogliere la vita”. Non le è stato permesso. Come abbiamo raccontato, gruppi di sinistra hanno costretto gli organizzatori a interrompere l’incontro. Oltre a narrare le vicende delle circa millecinquecento donne che ogni anno, grazie al Cav, decidono di non interrompere la gravidanza, Sibillo avrebbe voluto “far vedere” chi sono queste donne. Avrebbe voluto mostrare il video che vedete qui sotto in cui una giovane madre peruviana spiega cosa le è successo, i suoi turbamenti di fronte a una gravidanza difficile e poi, grazie all’aiuto concreto che le è stato offerto, la decisione di dare alla luce il figlio. Come si può constatare, si tratta di una testimonianza semplice, pacata, in cui non si parla della legge 194, ma solo del «Cav che è la mia famiglia».

In una lettere aperta ai contestatori pubblicata ieri su Avvenire, Sibillo è ritornata sull’episodio:

«Mi dispiace che non abbiate voluto ascoltare storie di donne, spesso migranti, spesso lasciate sole, spesso in difficoltà economiche che hanno scelto liberamente la vita testimoniandolo loro stesse. Al Cav Mangiagalli abbiamo imparato un principio fondamentale. L’ascolto. Noi operatori ogni giorno ascoltiamo difficoltà, timori, lacrime, problemi… in silenzio. Facciamo silenzio. È uno sforzo necessario per far tacere i nostri vissuti, per far tacere le tentazioni umane dei pregiudizi, commenti che potrebbero risultare inadeguati. Facciamo silenzio e ascoltiamo. E, in quello stare lì interamente per l’altro, si sperimenta davvero cosa sia l’accoglienza. E dopo aver ascoltato proponiamo un aiuto, un sostegno, tendiamo una mano […] A voi che martedì avete ridotto al silenzio me e le mamme chiedo: non cancellate la libertà di chiedere aiuto. […] Se volete essere veramente donne e uomini liberi, ascoltate, tutti, anche chi non la pensa come voi. Anche quella mamma che, sono certa, avrebbe fatto breccia nei vostri cuori. Una mamma e un papà orgogliosi del loro sì alla vita».

La solidarietà dei politici

Il ministro dell’Università Anna Maria Bernini ha telefonato
alla rettrice Marina Brambilla ed entrambe hanno condannato i fatti. Hanno espresso solidarietà agli organizzatori e ai partecipanti il deputato Maurizio Lupi (Nm), il deputato Lorenzo Malagola (Fdi), la deputata Elena Bonetti (Az), il senatore Enrico Borghi (Iv), l’europarlamentare Massimiliano Salini (Fi), il consigliere lombardo Matteo Forte (Fdi), il sottosegretario in Regione Lombardia Raffaele Cattaneo (Nm). La capogruppo di Noi moderati in Consiglio comunale, Mariangela Padalino, ha proposto di riorganizzare il convegno «in una sede istituzionale, come quella della Regione Lombardia o del Comune di Milano».

Pietro Piva, presidente di Clds – Obiettivo Studenti, che ha firmato il comunicato in cui si denuncia quanto accaduto, spiega a Tempi che, al momento, non è stata fissata alcuna nuova data per replicare il convegno. Ciò che, a sangue freddo, lo lascia ancora sgomento è che ieri gli Studenti indipendenti di sinistra e Udu (due delle sigle che hanno inscenato la protesta) hanno scritto un post sui social nel quale ribadiscono la loro posizione, sebbene ammettano che si siano «create situazioni lontane dalle nostre pratiche usuali e che non abbiamo incentivato e non vogliamo in alcun modo incentivare».

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«Ciellini bigotti e misogini»

Scrivono ancora gli studenti di sinistra: «Negare spazio alla perpetuazione di posizioni antiabortiste nei luoghi del sapere è l’unico modo per far sì che il diritto all’aborto sia realmente garantito. Perché la libertà di espressione non deve e non può mai essere inneggiata per rivendicare la soppressione di un diritto altrui. La libertà di espressione non può essere usata come giustificazione per diffondere disinformazione».

Il comunicato di Studenti indipendenti e Udu prende poi di mira Comunione e liberazione dipinta come «un gruppo di interesse cattolico che porta avanti una visione della società bigotta, conservatrice, misogina e reazionaria. Speriamo che le nostre istituzioni sappiano non piegarsi davanti a questa lobby cattolica. Perché non vogliamo concedere potere in università a gruppi d’interesse che hanno come obiettivo quello di sottomettere l’istruzione e il sapere a dettami religiosi, maschilisti, patriarcali di qualunque genere».

Lo striscione esposto davanti al banco dei relatori per impedire lo svolgimento dell'incontro "Accogliere la vita", Università Statale, Milano, 26 novembre 2024 (foto Tempi)
Lo striscione esposto davanti al banco dei relatori per impedire lo svolgimento dell’incontro in università Statale

Piva: perché non abbiamo reagito

«È una posizione ambigua – dice Piva a Tempi – perché, apparentemente, prende le distanze dall’accaduto, ma poi ribadisce che sia stato giusto interrompere l’incontro. A parte che, come più volte è stato spiegato, l’intento del convegno non era parlare nello specifico della legge 194 e dell’aborto, ma, anche lo fosse stato, perché non si potrebbe fare? Continuano a dire che è un “diritto”, ma non lo è. Quindi chi sono loro per decidere di cosa si può parlare e di cosa no? Hanno una posizione ideologica».

Perché i ragazzi di Obiettivo studenti presenti al convegno non hanno reagito alle provocazioni? Per tre quarti d’ora sono rimasti in silenzio, nonostante dai banchi dei contestatori arrivassero bestemmie e insulti. «Questo nostro atteggiamento li ha spiazzati, come alcuni di loro, sommessamente, hanno riconosciuto. La verità è che noi non li odiamo e non ci azzarderemmo mai né a dire che in università loro non possono parlare né che non ci possono stare. Non abbiamo reagito proprio per dimostrare a tutti qual è la differenza tra noi e loro. Siamo stati educati a guardare la realtà in tutte le sue sfaccettature, proponendo quel che vediamo di buono e di positivo, senza obbligare nessuno a pensarla come noi».

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