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Non è che sono indignato, ne ho avuto, a essere sinceri, la tentazione, ma non appartiene all’educazione armena né il lasciarsi cadere le braccia e neppure lo sbraitare per l’offesa ricevuta da un popolo come quello italiano che so amico, anche se tende per inerzia secolare alla furbizia e ai cambi di alleanza opportunistici. Ma nessuno è perfetto. Dunque assumo un tono pacato e sereno, anche se il sangue ribolle: non bisogna sprecare i sentimenti. Resta così poco a noi molokani d’Armenia nella cambusa delle energie spirituali che non vale la pena consumarle, lacerandosi l’anima, per qualche albero in gloria di chi ci vuole morti.
Spiego la questione degli alberi. Un gesto simbolico. Ma i simboli sono reali, muovono la storia. Ecco quanto è accaduto lo scorso 20 aprile. Trascrivo dall’Adnkronos:
«In occasione del centesimo anniversario della nascita del “Leader nazionale” dell’Azerbaigian Heydar Aliyev, sono stati piantati alcuni alberi ...
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