E la padana Irene Pivetti Brambilla andò a Telese per farsi eleggere dal terun Mastella

Di Damato Francesco
15 Settembre 1999
Terrazze romane

I precedenti, certo, non mancano, anche a dispetto del sistema elettorale maggioritario, che vorrebbe i parlamentari strettamente legati al collegio dove vengono eletti: legati nel senso che vi provengono, vi risiedono, vi lavorano, ne conoscono e avvertono profondamente i problemi. Già il bolognese Pierferdinando Casini, per esempio, si è dovuto candidare a Maglie, in Puglia, per farsi eleggere deputato. L’abruzzese Ottaviano Del Turco è arrivato al Senato da Grosseto; il molisano Antonio Di Pietro dal blindatissimo collegio rosso di Firenze Mugello procuratogli da D’Alema; il siculo Giuseppe Ayala da Molfetta, in provincia di Bari, il milanese di nascita e romano di adozione Franco Bassanini dal Chianti; il fiorentino Franco Zeffirelli da Catania. E si potrebbe continuare ancora per molto. Eppure fa una certa, penosa impressione immaginare la milanese, intransigente, nuovissima Irene Pievetti, la ex pulzella leghista assurta nel 1994 alla presidenza della Camera a poco più di trent’anni, costretta da un ormai scarsissimo seguito elettorale fra le sue genti padane, sperimentato nelle votazioni europee di giugno, a farsi candidare la prossima volta nel Sud pur di tornare a Montecitorio. Lo ha promesso, anzi annunciato, il suo nuovo mentore Clemente Mastella, che intanto le ha regalato la presidenza dell’Udeur incoronandola a Telese, alla festa del Campanile. Il marito, rigorosamente Brambilla, retribuito come suo assistente parlamentare, ne sarà particolarmente contento, forse più dei nuovi, inconsapevoli elettori.

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