È «guerra» tra Israele e Iran. Si apre la fase decisiva del nuovo ordine mediorientale

Di Giancarlo Giojelli
14 Giugno 2025
Attacco preventivo «di portata storica» contro il regime di Teheran. L’intenzione dello Stato ebraico di «eliminare una minaccia esistenziale» non è mai stata così seria. Occhi su Russia, Cina e Turchia
Un edificio colpito dai bombardamenti aerei israeliani a Teheran Tehran, Iran, 13 giugno 2025 (foto Ansa)
Un edificio colpito dai bombardamenti aerei israeliani a Teheran Tehran, Iran, 13 giugno 2025 (foto Ansa)

Il giorno prima dell’attacco il premier israeliano Benjamin Netanyahu era andato al Kotel, il Muro occidentale, quel che resta del Tempio di Salomone, luogo sacro per eccellenza dell’ebraismo. Come tanti altri ebrei che si recano a pregare aveva infilato tra le pietre un biglietto scritto in ebraico con una citazione dal sapore biblico: «Un popolo si solleva come una leonessa, e come un leone rampante si alza».

Cosa intendesse veramente lo si è capito poche ore dopo, nella notte: l’attacco condotto contro l’Iran ha un nome che si ispira al leone rampante, “Rising Lion”, simbolo della città di Gerusalemme e della tribù di Giuda: il popolo come un leone. E il leone ha un chiaro obiettivo: l’Iran. Il regime degli ayatollah è la preda che non può avere scampo. «Non è una operazione militare», dichiara una nota dell’Idf, l’esercito israeliano, «è una guerra».

L’attacco di Israele in Iran descritto nei dettagli

Un comunicato descrive fin nei dettagli l’attacco preparato da tempo: «Un attacco preventivo di precisione, integrato, basato su intelligence di alta qualità, con l’obiettivo di colpire il programma nucleare iraniano». Subito dopo, continua la nota, «decine di aerei hanno completato il colpo di apertura contro un vasto numero di obiettivi militari, compresi target nucleari in diverse aree dell’Iran». Si tratta di «un attacco preventivo di portata storica per eliminare questa minaccia esistenziale contro lo Stato di Israele», hanno ribadito alla stampa ufficiali dell’Idf, «una mossa pianificata nel corso di una difficile guerra multifrontale. Questa non è un’operazione», ripetono, «è una guerra pianificata e condotta a 1.500 chilometri da casa». I militari dello Stato ebraico dichiarano di avere «eliminato comandanti e scienziati» e «attaccato il sito nucleare di Natanz».

Si parla inoltre di una campagna «sul fronte interno in cui la resistenza civile sarà una componente importante». Cosa intendano gli israeliani per “fronte interno” è stato presto chiarito. Poche ore dopo l’attacco, il comandante del Partito della libertà curdo e comandante generale dell’esercito nazionale curdo, Hussein Yazdanpanah, ha postato sui social una dichiarazione di guerra contro il regime di Teheran: «Il tempo della insurrezione e del rovesciamento del regime è arrivato. La macchina di repressione del regime è completamente distrutta».

Il ruolo del Mossad e i bersagli eccellenti

Il Mossad, caso più unico che raro, ha mostrato foto e video dei suoi uomini che hanno sabotato le basi di lancio dei missili iraniani e hanno costruito a loro volta, in territorio iraniano, una postazione di droni esplosivi che sono stati lanciati verso obiettivi a Teheran, ulteriore prova del livello di infiltrazione raggiunto dai commando israeliani e degli appoggi su cui possono contrare nel territorio nemico.

Prima del bombardamento sono stati uccisi con lanci di precisione il capo dei Guardiani della rivoluzione, Hossein Salami, il capo di Stato maggiore dell’esercito Mohammad Bagheri e almeno 20 altri importanti leader militari e scienziati nucleari.

Donald Trump ha commentato invitando l’Iran a prendere atto della situazione e a trattare un accordo per evitare guai peggiori. Solo il giorno prima lo stesso presidente degli Stati Uniti aveva invitato Israele a non attaccare, almeno subito, e da aspettare i risultati dei colloqui tra America e Iran sul nucleare, previsti per domenica in Oman. Quanto sia stato efficace l’appello si è visto.

Le incognite Russia, Cina e Turchia

Certo Netanyahu non può essersi sentito frenato più di tanto dalla dichiarazione della Casa Bianca, rilasciata mentre la stessa Agenzia atomica internazionale dichiarava che l’Iran ha arricchito l’uranio delle sue centrali ben oltre i limiti previsti per usi civili, rivelandosi quindi inaffidabile e non rispettoso degli accordi. Per Netanyahu e le autorità israeliane l’Iran era pronto a costruire, e a lanciare, in pochi giorni nove bombe atomiche. Una minaccia alla stessa esistenza dello Stato ebraico, ben peggiore del 7 ottobre.

Resta da vedere quale sarà la reazione iraniana, che ha annunciato una pioggia di droni su Israele, minaccia in passato sempre sventata da Israele, con l’aiuto di Stati Uniti e sauditi. Infine restano le incognite rappresentate da Russia, Cina e Turchia. A parole solidali con l’Iran. Anche loro, in realtà, stanno muovendo le loro pedine sulla scacchiera. Se resteranno fermi è segno che avranno ottenuto qualcosa. Dopo il cambio di regime in Siria, si apre la fase decisiva del nuovo ordine mediorientale promesso da Netanyahu e auspicato da Trump.

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.