Dov’è l’atea cristiana? Tutto ciò che “L’Oriana” non ci ha raccontato della Fallaci

Di Redazione
19 Febbraio 2015
Il ripensamento della sua militanza a sinistra, le sue critiche feroci all'islamismo radicale, le parole su aborto e eutanasia. Cosa è rimasto nell'ombra

LOriana_poster_Vittoria_PucciniCosa pensare della fiction L’Oriana andata in onda su Rai Uno? Una chiave interpretativa interessante l’ha data oggi Gianfranco Morra su Italia Oggi. Secondo Morra era certamente un’impresa difficile quella di rendere cinematograficamente la vita della grande giornalista e scrittrice. Inevitabile e discutibile ogni tipo di interpretazione, ma quel che non ha convinto Morra è il fatto che un intero capitolo della vita della Fallaci sia stato oscurato: guarda caso proprio quello in cui lei ha ripensato le sue convinzioni di donna laica e di sinistra e ha scritto pagine feroci contro l’islamismo radicale e la presunzione d’onnipotenza del biofaustismo tecnologico.

ATEA CRISTIANA. «Nello stesso giorno in cui morì – osserva Morra -, il Corriere della Sera (15 settembre 2006) pubblicò il suo ultimo articolo: “Il nemico che trattiamo da amico”. Sintesi esemplare dei miti nefasti del sinistrismo occidentale (la civiltà multietnica, la concordia fra le religioni, l’integrazione delle culture, l’Islam moderato), che hanno distrutto ogni meccanismo di difesa contro l’invasione musulmana: “L’Europa è una Eurabia, che con la sua mollezza, inerzia, cecità, asservimento al nemico si sta scavando la propria tomba”». «Affermazioni dure e anticonformistiche – prosegue Morra -, comprensibili appieno solo dentro la conquista, fatta dalla Oriana americana, di una coerente e convincente antropologia: quel primato della ragione e del rispetto dell’uomo, che aveva bevuto nella tradizione illuministica e nel socialismo familiare, venne riscoperto nelle sue radici, nel cristianesimo. Nessuna conversione religiosa, anche se non mancò di recarsi da papa Ratzinger, che ammirava moltissimo; e lasciò i suoi libri alla biblioteca Lateranense. Continuò a definirsi “atea cristiana”, contribuendo così a rafforzare il concetto del cristianesimo quale religione universale dell’Occidente: ogni europeo, anche se non la professa con i preti, non può non essere cristiano. Croce aveva ragione».

STARE A GALLA A SINISTRA. Ecco tutto questo, ne L’Oriana è messo a tacere. Così come «la sua lotta contro l’aborto, che aveva sperimentato almeno tre volte e descritto nella fortunatissima Lettera a un bambino non nato (1975); contro la fecondazione artificiale e il testamento biologico (“una buffonata”); pur amicissima di Pasolini si schierò contro il fanatismo delle lobby gay; aveva tentato il suicidio e combattuto per anni il cancro ai polmoni, ma rifiutava l’eutanasia». Il punto è quindi, che il serial di Rai Uno non ha voluto raccontare il fatto che la Fallaci scelse di voltare le spalle a quella «cultura di sinistra, dentro la quale si era formata» e che le costò anche «esclusione e persecuzione». D’altronde, come ricorda Morra, lei stessa ne era ben consapevole, avendo già scritto: «Oggi per tenersi a galla bisogna stare a sinistra». Una sinistra che aveva tradito se stessa, accomodandosi nel «potere» e nel «privilegio, con la quale nulla voleva avere in comune. E subì anni di attacchi e insulti, derisioni e calunnie».

5 MINUTI SU 106. A questo rinnegamento (o, se volete, a questa conversione) «la versione cinematografica del serial, ora nelle sale, dedica solo 5 minuti su 106. E molto alla svelta ne parla anche il serial, seguendo il metodo imposto dalla più grande industria del condizionamento di regime delle masse, la Rai: alludere senza insistere, riferire e insieme limitare, conformismo e ovvietà, riflessione frenata e spesso annegata nel luogo comune. La prima lotta della Fallaci, sotto la bandiera di una sinistra un po’ anarchica, era accettabile per il pensiero unico; la decisa difesa della civiltà europea e cristiana viene invece minimizzata come una breve appendice, che si cerca di attribuire all’età e alla malattia. A smentire questa versione edulcorata e comoda sono i fatti che hanno preceduto la trasmissione: che si chiamano Parigi, Copenhagen, Libia. Avvenuti, purtroppo, proprio come la Cassandra fiorentina li aveva previsti».

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7 commenti

  1. Raider

    L’operazione di ‘normalizzazione’ che ha ‘ripulito’ l’immagine ufficiale di Oriana Fallaci è qualcosa che lei avrebbe rifiutato e respinto con sdegno. Il suo carattere, il suo coraggio, la tenacia e lucidità nel difendere le sue convinzioni, le sue prese di posizione di fronte a eventi e processi storici che riguardano il mondo e non sono, come sembra dalla versione politically correct della Rai, una specie di bizzarria personale della Fallaci, l’avrebbero fatta protestare con veemenza contro la riduzione a icona delle mitologie care al regime a Pensiero Unico. Che deve falsificare scelte di campo decisive per limare tutto e ridurre alle proprie misure persone e fatti.
    Fin da Inshallah, 1990, Oriana Fallaci ha raccontato di cosa è capace l’islamismo nel suo odio, non solo anti-ebraico, ma anti-occidentale: l’11 settembre ha rappresentato per lei come per tutti un discrimine storico imprescindibile. Tutta la sua opera precedente acquista una luce nuova di fronte all’accusa da lei mossa al sinistrismo in tutte le sue espressioni, dalle proteste sessantottarde a quelle in chiave no-global, dallo strapotere giudiziario all’egemonia culturale sindacal-marxista, dal radicalismo salottiero all’estremismo barricadiero e a quello mediatico, bellicoso contro simboli e istituzioni della civiltà occidentale quanto imbelle e complice di fronte alla violenza e all'”invadenza” migratoria.
    Ridurre tutto questo a cinque minuti di accessi di rabbia, magari, patologicamente connessi al cancro che avrebbe ucciso Oriana Fallaci, dà solo l’esatta dimensione dell’arroganza e della mistificazione in cui siamo tenuti da servizio pubblico radiotelevisivo, media e sistema politico. Un’altra prova di squallore istituzionale fornita dietro la jizya del canone d’abbonamento dal maggior organo di produzione di informazione, comunicazione e “cultura” del nostro Paese.

  2. Controcorrente

    Cosa significa pur amicissima di Pasolini si schierò contro il fanatismo delle lobby gay. Pasolini non era un fanatico e non faceva parte di nessuna lobby infatti nel 49 fu espulso dal PCI per condotta indegna , non fu difeso da nessuno e come la Fallaci si schierò contro l’aborto ecco cosa dice il poeta: “Sono traumatizzato dalla legalizzazione dell’aborto, perché la considero, come molti, una legalizzazione dell’omicidio”, egli ricorda la propria vita nel seno materno come una: “felice immersione nelle acque materne: so che là io ero esistente”.

  3. To_Ni

    Dalla rai non ci si poteva aspettare nulla di diverso. Un prodotto interamente scremato. Un prodotto ideologico, confezionato per chi non ha l’abitudine di prendere un libro in mano, giusto per dare una versione comoda, edulcorata, inutile. Adatta a far si che chi lo vede non si ponga nessuna domanda.

  4. Gianni

    Cosa è rimasto nell’ombra? Tutto ciò che ovviamente doveva rimanere in ombra in questa Rai, in questa Italia mollacciona, politicamente corretta e diretta da cattocomunisti.

  5. Andrea UDT

    Hey, no!

    Va bene i radical chic… avete dimenticato però i chiesaroli ecumenici “dialoganti a tutti i costi”.

    E leggete i fondamentali, come “Un Uomo”.

    Oriana era fondalmentamente una anarchica che rifuggiva tutti gli “ismi”, sia quelli di destra, sia quelli di sinistra.

    Invece di arruolarla a forza in questa o quella casella leggetela e meditateci su.

    1. Giannino Stoppani

      In effetti non è difficile immaginare quanto la Fallaci avrebbe disprezzato chiunque la volesse inquadrare, tuttavia a me pare di poter dire che altrettanto disprezzerebbe chi, per convenienza politicamente corretta, volesse far passare una versione edulcorata, se non censurata, della sua vicenda personale.

    2. peppe66

      Ma arruolati nella legione straniera…..ma magari l’abbiamo letta ancke più di te….

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