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Dossier – L’architettura del Rinascimento nei capolavori in mostra alla National Gallery

Di Amedeo Badini
04 Giugno 2014

E’ ancora una volta l’arte italiana a far da protagonista di una delle ambiziose retrospettive della National Gallery di Londra, dopo le più recenti rassegne dedicate al Veronese, a Barocci, a Tiziano, a Leonardo e a tanti altri. Ma questa volta si è utilizzato un approccio diverso, parecchio interessante, capace di unire due mondi ben distinti ma perfettamente amalgamabili: pittura e architettura. Infatti, con Building the Picture: Architecture in Italian Renaissance Painting, aperta fino al 21 settembre 2014, alla costruzione puramente tecnica del dipinto rinascimentale sono accostate, con naturalezza e sagacia, la complessità del disegno architettonico e la definizione degli sfondi urbani dei quadri della nostra invidiatissima Renaissance. Ed è in effetti un piacere osservare come, nella rilettura di episodi religiosi o mitici, a far da sfondo siano panoramiche cittadine sapientemente costruite, coeve dei pittori che vi abitavano in quel periodo. E se ogni tanto si scorge, accanto alle fogge moderne dei ricchi mercanti, qualche veste di Madonna in prezioso tessuto del XII secolo, l’errore – o la licenza – la si può attribuire a quella diffusa assenza di consapevolezza storica dell’arte medioevale e rinascimentale.

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Ma se guardiamo con attenzione gli sfondi in cui le scene sono ambientate, notiamo la tendenza a dileguarsi di antiche rovine romane e templi greci, a favore di vere prove di architettura “moderna”. Ne sono un esempio le aggraziate e variegate decorazioni dell’Annunciazione di Carlo Crivelli. A fare la parte del leone sono, quindi, gli sfondi cittadini, in cui la città ideale cinquecentesca cerca il riscatto e pretende quasi di scalzare la scena dei personaggi in movimento. Un bellissimo esempio ce lo regala Botticelli, con I tre miracoli di San Zenobio, in cui il gioco della prospettiva permette all’osservatore di vedere un intero mondo che fa capolino dai vari porticati, mentre le finestre, quasi sornione, occhieggiano da più parti. Quanto al Beccafumi, nella Storia di Papirius, presenta una varietà di stili e di palazzotti diversi, ma tutti caratterizzati da un fascino incancellabile. E’ una mostra che fa riflettere, e che fa scaturire nel fortunato osservatore l’antica domanda: è più importante lo sfondo o la scena rappresentata?

@Badenji

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