Abbiamo già parlato qui del padiglione di India e Pakistan alla Biennale di Venezia. Oggi è la volta del Padiglione Nazionale della Repubblica di Armenia, che ha vinto il Leone d’Oro di questa 56° edizione. La giuria ha premiato la forma di palinsesto del padiglione che, con elementi contemporanei a braccetto con il patrimonio storico, ha permesso agli artisti di confrontarsi non solo con la loro località specifica, ma anche con il retaggio culturale che la caratterizza. La sede del padiglione Armenity. Artisti contemporanei della diaspora armena è collocata nel suggestivo scenario del Monastero Mekhitarista dell’Isola di San Lazzaro degli Armeni e servito da vaporetti pomeridiani (partenza dai Giardini, servizio navetta dalle ore 16.30 dai Giardini all’Isola di San Lazzaro, 10 min. e da San Zaccaria/San Marco partenza alle 16.30, 17.10, 17.50, 18.30 e alle 19.10 da San Zaccaria a San Lazzaro, 15 min, ritorno ogni ora).
Curatrice del padiglione è Adelina Cüberyan v. Fürstenberg, svizzera di origine armena, esperta nel campo dell’arte contemporanea. Il concetto curatoriale che viene fuori da Armenity fa riflettere sul concetto di dislocamento e di territorio, di giustizia e di riconciliazione: ogni artista indipendentemente dal loro luogo in cui è nato (Beirut, Lione, Los Angeles o al Cairo) sa di portare con sé un bagaglio di memoria, identità e verità basato sulle sue origini. Un modo per rifletterà su una identità frammentata e dispersa, ma al contempo presente, ricostruita e rinnovata con il talento di questi artisti nipoti di coloro che sono sfuggiti al Genocidio del 1915, il primo del XX secolo.
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