Caro direttore, come sai, in questo periodo vengono celebrate, in ogni parte del mondo, numerose S. Messe per fare memoria della chiamata al Padre del servo di Dio don Luigi Giussani (avvenuta il 22 febbraio 2005), all’inizio, tra l’altro, dell’anno in cui ne viene celebrato il centenario dalla nascita, avvenuta il 15 ottobre 1922. Quasi tutte le S. Messe sono celebrate da vescovi.
Ho letto alcune delle omelie pronunciate dai vescovi e sono rimasto impressionato dal giudizio estremamente positivo che è stato dato circa la vita e la testimonianza del don Gius.
C’è un filo rosso che collega tutte le omelie ed è quello che sottolinea come don Giussani abbia vissuto tutta la sua missione nella certezza del rapporto con Cristo. Il cardinale Angelo De Donatis, vicario della diocesi di Roma, ha sottolineato come “dal rapporto con Cristo nasce l’impeto missionario che caratterizza l’attività di don Giussani. Un uomo innamorato di Cristo desidera farlo conoscere agli altri.” Il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, ha affermato: “Giussani ha amato una Chiesa forte ma non compiaciuta di sé, forte solo perché liberamente piena dell’amore di Cristo, in ‘movimento’ perché dentro la storia.” E mons. Christophe Pierre, nunzio apostolico negli Usa, ha ribadito che don Giussani “ha indicato che Cristo era e è il punto centrale della vita”, mentre mons. Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto, ha ricordato che il nostro caro Gius ci ha insegnato che la fede in Cristo illumina il presente. Ricordo che analoga sottolineatura fece il card. Carlo Maria Martini, quando, in occasione del cinquantesimo anniversario della consacrazione a sacerdote, scrisse a don Giussani una lettera, nella quale sottolineava come il punto centrale del suo carisma era costituito proprio dalla insistenza nel richiamare l’incarnazione di Dio in Gesù Cristo. Unanime appare questo giudizio, da parte delle più alte autorità della Chiesa.
Così come appare unanime la sottolineatura della conseguenza derivata dalla centralità di Cristo e cioè l’obbedienza al Papa e alla Chiesa. Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, così si è espresso: “È significativo che la morte di don Giussani sia avvenuta proprio nella data che ricorda la ‘Cattedra’ del Vescovo di Roma. Don Luigi, lo so per esperienza personale, era un uomo di profonda umiltà e di grande obbedienza verso il Papa e la Chiesa. E alla fedeltà ha invitato tutti i suoi figli”. Ricordo la gioia di don Giussani quando giunse la notizia che la Chiesa aveva riconosciuto la fraternità di Comunione e Liberazione, cioè quando constatò, senza più alcun dubbio, che vi era piena comunione, anche istituzionale, con la Cattedra del Papa. Questa comunione non solo la visse personalmente, ma la insegnò concretamente a tutti noi.
L’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, nel maestoso Duomo di Milano, ha definito don Giussani (sacerdote “ambrosiano”) “l’angelo di Dio che ha portato l’annuncio a molti”, cioè il messaggero che, forte del suo amore a Cristo ed alla sua Chiesa, ha totalmente realizzato la propria “vocazione” offrendo tutta la propria vita per la missione. Ed anche questo aspetto viene sottolineato unanimemente.
Mi pare che tutti, anche con parole diverse, abbiano sottolineato i tratti essenziali del carisma donato a don Giussani, che si possono riassumere nelle parole Cristo, comunità della Chiesa e annuncio in ogni ambiente.
Che gioia vedere sempre più riconosciuto, man mano che il tempo passa, il grande dono che don Giussani costituisce per la Chiesa intera! Una gioia che è anche semplice gratitudine per ciò che la sua presenza ha significato anche per me. L’incontro con don Giussani ha cambiato totalmente la direzione della mia vita. Egli è il padre della mia fede.
Anche per questo e vedendo l’apprezzamento generale che viene espresso nei confronti del Gius, posso confidare che la sua santità venga riconosciuta ufficialmente da Santa Madre Chiesa nei tempi necessari, ma non per forza lunghi?
E posso anche confidare che il metodo messo in atto dal suo carisma venga tenuto più presente quando si studiano i vari piani pastorali, quando si scrivono le lettere pastorali e quando si affrontano i lavori nei vari sinodi?
È l’amore per la Chiesa instillato da don Giussani che mi fa esprimere queste domande. Domande cui penso non faccia velo il mio grande affetto di figlio nella fede.
Peppino Zola
Foto Ansa