
Don Berna, il terzino (senza fronzoli) di Gs
Adriano Moraglio, Come orizzonte, tutto. Storia di don «Berna» e dei suoi amici, 384 pp. Effatà, euro 15,50
Era già prete da un pezzo, don Bernardino. E non un prete qualsiasi. Una vocazione di quelle solide. Figlio della collina torinese, aveva scoperto la chiamata di Gesù nel volto del suo viceparroco, che ogni mattina diceva messa per un gruppetto di bambini alle sei del mattino.
Una formazione sacerdotale solida, senza tanti fronzoli postconciliari. Una passione straordinaria per tutto: l’arte (prediligeva i moderni, Matisse e Chagall, ma anche Masaccio e Giotto), il calcio (le fede bianconera era seconda solo di poco a quella cristiana, ed era stato un non disprezzabile terzino sinistro), la musica (raramente passava giorno senza che cavasse dall’organo almeno qualche nota). Al suo primo incarico in parrocchia era già il beniamino dei ragazzi.
Ma quel gruppetto che ogni sera recitava il vespro in fondo alla chiesa lo incuriosiva. «Chi siete?» «Siamo di Gioventù Studentesca». Sono anni duri, ’68 e dintorni. I giovani che tanto gli stanno a cuore cominciano a rincorrere altri dèi. Il giovane prete intravede in quell’esperienza la risposta alle sfide che i tempi portano alla fede cristiana. Si getta nella nuova avventura con lo slancio con cui ha sempre affrontato tutto. È l’inizio di un’amicizia che corrisponde finalmente al desiderio del cuore e lo riempie di letizia.
Don Berna diventerà presto uno dei punti di riferimento di Gs, poi Comunione e Liberazione, fino alla morte. Moraglio rievoca la sua storia senza sentimentalismi: il racconto è tutto affidato a fatti, avvenimenti, circostanze. Che nella loro semplicità mostrano come la fedeltà a Cristo renda lieta la vita.
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