
Domanda a Morandini
Caro direttore, é molto difficile tentere di inserirsi in un dibattito dove sono intervenuti così tanti esperti in materia, ma visto che nessuno sembra poter competere con le “scientifiche” argomentazioni del Prof. Morandini (vedi Tempi n. 20 e 22) ho deciso di portare il mio piccolo contributo.
Il Prof.Morandini é senz’altro molto scaltro nel volere per forza mantenere la discussione sul livello scientifico, dove per altro solo una riduttissima percentuale di persone può intervenire, ma io sono del parere che la discussione non debba essere affrontata solo su questo aspetto, dove peraltro di certezze ce ne sono ben poche sia dall’una che dall’altra parte della barricata.
L’aspetto etico della questione non mi sembra meno importante di quello salutistico anche se sembra che nessuno ne voglia parlare.
Gli interventi precedenti hanno spesso sottolineato l’evasione dal dibattito sull’applicazione di queste biotecnologie sull’uomo ma a me sembra che questo dibattito c’entri come i meno proverbiali tè con i biscotti a merenda (vedi Tempi n.20 pag.15, 1a colonna).
Ritengo molto pericolose le posizioni così nette e favorevoli nei confronti delle biotecnologie senza voler quasi lasciare nessun dubbio in merito e fornendo così tutti gli alibi alle varie multinazionali che su questo settore stanno ormai spendendo la maggior parte degli investimenti: chi li fermerà quando inizieranno a intervebire sul genoma umano?
Questo é un aspetto “fastidioso” del dibattito ma non si può far finta che non esista ne tantomeno ci si può esimere dal dare e dall’aspettarsi un giudizio specialmente dall’area scientifica che più delle altre ha gli strumenti per poter valutare sia le potenziali valenze che i malefici effetti di una tale e ormai incontrollabile pirateria genetica.
Comunque rispetto le argomentazioni scientifiche del Prof.Morandini mi sia consentito sollevare questo piccolo dubbio: come é possibile prevedere gli effetti della “pressione selettiva” che questi organismi una volta liberati nell’ambiente, eserciteranno sull’intero ecosistema? Se é vero che l’ingegneria genetica, così come é oggi intesa, apporta negli organismi modificazioni mirate e molto più precise di quelle che si cercava di provocare con le tecniche classiche di miglioramento genetico, nessuno mi potrà obiettare il dirompente impatto che questi organismi hanno sull’ambiente nel quale vengono liberati, dove ancora tutto (ancora per poco) si svolge secondo equilibri naturali estremamente delicati la cui interruzione non ha nulla ma veramente nulla di “prevedibile” inoltre siamo proprio sicuri che le resistenze al gliphosate indotte alla soja e quelle alle piralidi indotte nel mais non si diffondano nell’ambiente originando infestanti sempre più resistenti al gliphosate e piralidi che per riuscire a mangiare un po’ di mais “impareranno” a metabolizzare anche le tossine del B.thoringiensis?
E se questo accade quale sarà la prossima modificazione genetica?
Cordialmente Giuseppe Iapoce, Larino (CB).
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Cur intorbidas mihi aquam bibenti?
Caro Giuseppe, io non rifiuto una discussione non-scientifica, ma semplicemente rifiuto una discussione ideologica. Se si vuole discutere della pericolosità degli OGM ad es. riguardo alla salute, bisogna discutere su fatti pro o contro, altrimenti si discute d’altro. Anch’io sono del parere che la discussione non sia da affrontare solo su questo aspetto e spero di vivere alungo per poterlo fare. Siccome però è materia complessa (questo spero che me lo conceda) allora c’è bisogno di pazienza, di fatti e di documentazione. Le illazioni e la propaganda (specialmente quella assunta in maniera acritica) non servono.
Sa come mi è capitato di occuparmi degli OGM? Da quest’anno tengo un corso per i Biotecnologi agrari ed allora ho incominciato a sentire le posizioni di alcuni gruppi sugli OGM. Di fronte alle loro affermazioni mi sono chiesto: “E’ giusta questa obiezione?” (una volta chiamavano spirito critico questa attitudine). E le assicuro che su certe cose mi dicevo “Non lo so, magari hanno ragione. Proviamo a vedere se la loro obiezione è consistente, se si poggia su evidenze”. Cos?, poco per volta mi documentavo e parallelamente mi stupivo perche’ non ne stava in piedi nessuna di quelle che vagliavo. Non le ho esaminate ancora tutte, ma fino ad ora “il maiale cieco non ha trovato neanche una ghianda” (vedi S. e K. Hahn, “Roma dolce casa” ediz. Ares, per capire l’appropriatezza della citazione).
Se questa gente mi presenta un’obiezione concreta: “Degli OGM non si possono prevedere tutti gli effetti sulla salute…” ed io rispondo esattamente su quel livello portando prove che smontano la solidità dell’obiezione, allora, come risposta, mi tirano fuori un’altra obiezione (le multinazionali, la mucca pazza, la contaminazione genetica…etc.), ma non rispondono puntualmente. Vi sembra corretto? A me sembra la storia del lupo e dell’agnello (Lupus stabat superior, agnus inferior…): “perchè intorbidi l’acqua che io bevo?” chiede il lupo? E’ la storia di qualcuno che cerca a tutti i costi una scusa a buon mercato e allora arraffa la prima che gli capita a tiro, senza però averne esaminato attentamente la validità.
Questa attitudine di rifiuto senza ragioni valide, di incapacità di fare un dialogo serio e puntuale, io la chiamo ideologia. Chiedete in giro a medici biologi, agrari, biotecnologi e se avete paura che l’università li abba asserviti tutti alle multinazionali, andate dagli esperti degli ambientalisti. Chiedete loro con forza: “Che cosa si può rispondere a queste contro-obiezioni?”. Sapete cosa vi risponderanno? Qualcosa sulle multinazionali, il WTO, il pollo alla diossina…
Ma se non si sentono competenti a rispondere, non dovrebbero neanche fare le prime obiezioni! Bene ha detto di loro Nostro Signore: “Se foste ciechi non avreste colpa, ma siccome dite di vedere, la vostra colpa rimane”.
Caro Giuseppe, non confondere la scaltrezza con il realismo.
Una risposta puntuale alle tue domande la troverai sul server di Tempi (https://www.tempi.it/tempi) quando l’archivio entrerà in funzione. Per adesso voglio solo portarti due evidenze a sostegno della relativa innocuità ambientale di queste nuove specie:
1- La superficie totale coltivata fino ad oggi con piante transgeniche è stata di 85 milioni di ettari (un quadrato di oltre 900 Km di lato!). Ammettendo in media circa 10 piante per metro quadrato, questo significa 8,5 milioni di milioni di piante transgeniche. Dimmi se è mai stato osservato 1 caso in cui una pianta transgenica si sia trasformata in una pianta infestante oppure abbia trasmesso i propri geni ad una pianta infestante rendendola ancora più infestante?
2- Avete MAI visto una pianta coltivata diventare infestante? provate a chiedervelo? La risposta è semplice: “No, mai” perche’ le piante coltivate sono state selezionate per caratteri estremamente sfavorevoli in ambiente naturale e quindi hanno costantemente bisogno dell’uomo per poter sopravvivere.
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