Dl Irpef, il Senato vota la fiducia

Di Chiara Rizzo
05 Giugno 2014
Via libera con 159 sì e 11 no da Palazzo Madama al testo del maxiemendamento come uscito dalla commissioni Bilancio e Finanza. Ecco le misure introdotte oltre al bonus di 80 euro
La foto di un bonus in busta paga postata con un tweet da Matteo Renzi
La foto di un bonus in busta paga postata con un tweet da Matteo Renzi

Dopo che ieri la Corte dei conti aveva svalutato il decreto legge Irpef definendo il bonus di 80 euro un semplice “surrogato”, il Senato ha votato la fiducia con 159 sì e 11 no al maxiemendamento del dl, nel testo uscito dalle commissioni Bilancio e Finanza. L’esame ora passa alla Camera.

LE NOVITA’. Dopo l’esame delle commissioni a Palazzo Madama, si è deciso di rinviare l’estensione del bonus anche alle famiglie monoreddito con due o tre figli: la misura però sarà contenuta nella prossima legge di Stabilità, e nel decreto Irpef è stato inserito per iscritto questo impegno. Un’altra delle misure previste nel dl è il rinvio del pagamento della Tasi per i Comuni che non hanno ancora deliberato le aliquote, e che avranno tempo di farlo entro il 10 settembre (con il versamento dell’acconto Tasi fissato al 16 ottobre). Inserita inoltre la possibilità di rateizzare i debiti con Equitalia sino a 72 mesi, cioé sei anni. È stato anche confermato il taglio alla Rai di 150 milioni di euro di fondi pubblici: inserito un “salva sede Rai”, un articolo che prevede che per evitare la chiusura delle sedi regionali, la televisione pubblica potrà in alternativa cedere le quote di Rai Way. La tv non dovrà più inoltre assicurare il mantenimento di Rai world.

INASPRIMENTI. Il dl Irpef però introduce anche altre misure per “fare cassa”. Viene rincarato il costo del rilascio del passaporto, fissato a 73,50 euro e anche chi vedrà riconosciuta la cittadinanza italiana dovrà sborsare una cifra salata di 300 euro. Per la trasparenza vengono introdotte misure come l’obbligo per la p.a. di pubblicare on line gli stipendi dei manager e dei membri del cda, e viene introdotto anche l’obbligo di pubblicare solo online i bandi di gara (ma si slitta di un anno e mezzo: solo a partire dal 1 gennaio 2016).

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