
Direttive disattese
Nella scorsa legislatura i membri dell’attuale maggioranza erano soliti accusare il governo di trascurare il rapporto con l’Ue, e di caricare il paese di procedure di infrazione, specialmente in campo ambientale: si trattava di affermazioni false, in netto contrasto con i dati reali. La verità è che nel 2001 le procedure di infrazione in campo ambientale erano cento tonde tonde, e che nel maggio del 2006 si erano ridotte a ventisette. Quante siano oggi non è dato saperlo, poiché il governo in essere mantiene sull’argomento uno strettissimo riserbo, mentre si riempie la bocca con dichiarazioni ipocrite di ossequio alla normativa europea. Riteniamo invece che ci sia stato un forte aumento.
Due aneddoti in materia. Con la delega ambientale il governo precedente aveva recepito un’importante direttiva in materia di tutela delle acque interne; il 12 ottobre 2006 il Consiglio dei ministri del governo attuale approva un’ipotesi di correzione della delega, che viene inviata alla conferenza degli enti locali per ottenerne il parere; nel dicembre 2006 l’Ue notifica all’Italia una procedura di infrazione rispetto alla delega, perché non vi erano state comprese norme tutto sommato marginali, relative ad alcune procedure di deroga; il parere degli enti locali viene espresso all’inizio di aprile 2007; comincia la discussione in Parlamento, e il relativo parere viene espresso a fine giugno 2007. Nel frattempo, né gli enti locali né il Parlamento vengono messi al corrente dell’effettiva posizione dell’Ue, anzi, nel corso delle discussioni nelle varie sedi il governo afferma che le modifiche alla normativa sulle acque della delega – tra le quali non sono comprese quelle richieste dalla Ue – erano necessarie «per adeguarci alle richieste dell’Europa». Finalmente, il 27 giugno 2007 un comunicato della Commissione europea informa che, a seguito della mancata risposta alla notifica del dicembre 2006, si è passati alla seconda fase sanzionatoria, quella del parere motivato. Il governo ha palesato, anche in questa vicenda, incompetenza.
Ancora: disciplina del trattamento dei rifiuti, sempre della delega. Il governo vuol cambiare tutto «per adeguarsi alle prescrizioni europee»: però il 24 giugno, con la sola astensione dell’Italia, viene approvato uno schema di direttiva sui rifiuti che ricalca passo per passo quanto previsto in argomento dalla delega; il che significa che l’imminente nuovo esecutivo dovrà rimettere in sesto il tutto. Ancora una prova evidente di grave incompetenza.
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