In difesa del liberale Terim

Di Fred Perri
11 Ottobre 2001
Fatih Terim, turco di Adana, suscita sentimenti discordanti. Io penso che non sia un cattivo allenatore, anche perché chi vince la Coppa Uefa col Galatasaray (anno 2000), qualcosa deve pur valere.

Fatih Terim, turco di Adana, suscita sentimenti discordanti. Io penso che non sia un cattivo allenatore, anche perché chi vince la Coppa Uefa col Galatasaray (anno 2000), qualcosa deve pur valere. Adesso, con la crisi emozionale derivata dalla tragedia americana, c’è anche chi tira in ballo la religione, per iscriversi al club dei suoi nemici. Guardate che Terim è molto poco musulmano e per niente estremista. Infatti lo accusano proprio di essere troppo liberale. Come spesso succede in questi casi è curioso vedere come si sia attivato il qualunquismo giornalistico. Dicono che non faccia allenare i giocatori, per questo la squadra gli vuole così bene. Dicono che i milanisti se la spassino alla grande, per questo amano Terim. Che strano. Ai tempi di Sacchi tutti si strappavano le vesti per quei poveri calciatori costretti a allenamenti massacranti e invocavano la liberazione da quel pazzo fanatico. Adesso, invece, li vogliono in campo a sudare. Ahi, la memoria corta. Ne uccide più della guerra.

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