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Molti stanno commentando la vicenda di Luigi Di Maio sul punto di essere nominato inviato dell’Unione Europea nel Golfo Persico in termini strettamente moralistici: si esecra il fatto che un esponente politico privo di formazione specifica, di esperienza e di una carriera diplomatica alle spalle, capace di cambiare nel giro di poche settimane di 180 gradi le sue posizioni su decisive questioni di politica internazionale, ministro degli Esteri italiano per tre anni di seguito grazie solo ad alchimie politiche, riceva un incarico di importanza strategica per l’Europa nel momento in cui la questione dell’energia è diventata decisiva a causa delle sanzioni occidentali alle forniture di gas e petrolio dalla Russia e delle politiche europee di transizione energetica.
Ci si scandalizza per lo stipendio di 12 mila euro mensili netti che riceverebbe («Di Maio ha abolito la povertà, la sua», ha scritto qualcuno sui social), la disponibilità di passaporto e immunità diplomatica, le spes...
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