Di cosa parliamo quando parliamo d’amore, Il più grande spettacolo del mondo, Salvare le ossa
Di Miber
23 Novembre 2021
Tre minirecensioni per tre libri di Raymond Carver, Don Robertson e Jesmyn Ward. Tre spunti di lettura
Di cosa parliamo quando parliamo d’amore
«Io scrivo di persone a cui non tornano i conti» ha detto una volta Carver, un maestro del racconto in una delle sue raccolte più note. I suoi personaggi parlano di tutto perché niente è assolutamente vero e tutto è provvisorio.
«Non chiederci la parola», direbbe Montale, e così anche due coppie, tra un gin e un’acqua tonica: «In effetti che ne sappiano noi dell’amore? Siamo tutti principianti. Diciamo di amarci e magari è vero, non ne dubito. C’è stato un momento in cui credevo di amare la mia prima moglie più della vita. Invece ora la detesto con tutto il cuore. Davvero. Voi come lo spiegate? Cosa è successo a quell’amore? Vorrei tanto saperlo, che fine ha fatto. Vorrei tanto che qualcuno me lo dicesse».
Cercando un libro per ragazzi, trovi una storia che ti parla di una città agli inizi del secolo precedente, ambientando questa trama di amici in fatti realmente accaduti.
Un ragazzino decide di andare a trovare di nascosto il suo amico dall’altra parte della città, e la sorella gli resta appiccicata in una lunga camminata. E allora la trascina con lui in cambio del silenzio. Solo che li aspetta l’inaspettato. E nel tragico, il ragazzo diventerà «il più grande spettacolo del mondo»: «Una delle sensazioni più belle che si possano provare è realizzare di aver compiuto qualcosa di difficile. E qualcosa che è tuo. È qualcosa che nessuno può portarti via. Ed è anche qualcosa di coraggioso, di molto coraggioso e non deve essere nemmeno un atto sconvolgente».
Qui non siamo in città, qui non siamo nella malinconia, qui non siamo il giorno dopo, qui non siamo l’americano medio che ha fallito il sogno.
Qui siamo 12 giorni prima, qui si aspetta, qui si attende l’uragano più terrificante della storia degli Stati Uniti, Katrina. Qui siamo in un paesino del Mississippi. Quattro fratelli, il maggiore tenta con il basket, il secondo ha un cane da combattimento, la terza è la protagonista, ancora una ragazzina, e ancora un fratellino.
E lei che aspetta due volte, perché è incinta. E i giorni corrono fino al giorno. E in tutto questo, lei vuole essere Medea, con una vita minuscola che le si attacca e non la lascia più: «Forse papà ha ragione, forse Katrina sta davvero venendo verso di noi. Chissà se Medea aveva dato la sua benedizione agli eroi prima che partissero per la loro impresa?».
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