Scuole serali

Di che si stanno occupando i magistrati? Intanto le cose vengono giù

Di Giammario Gatti - Mauro Grimoldi
14 Febbraio 2013

Di che si stanno occupando i magistrati?
Dovrebbero occuparsi di rei e reati; invece si occupano di morale.
Dovrebbero occuparsi di cose, invece fanno cattiva filosofia.
Dovrebbero pensare al corpo, invece si danno allo spirito.
Dovrebbero valutare i fatti, invece suppongono.

Si dice che reato sia parola che abbia a che fare con reo; e che reo derivi da res, che, come ognuno sa, significa cosa.
Anche chi fa discendere reo da reor (pensare o calcolare) la riferisce al debitore; a colui che ha da rendere conto alla giustizia, in quanto ritenuto colpevole, debitore appunto.
Insomma, per dirla con il prof. Paolo Grossi, storico del Diritto e giudice costituzionale, il diritto ha a che vedere con la carne.
Perciò un Diritto impuro.

Invece il giudice Tizio teorizza circa la perniciosità del “sentire comune”.
Il giudice Caio si riferisce alla “filosofia aziendale” dell’ormai ex-presidente di Finmeccanica, ora detenuto semplice.
Il magistrato Sempronio parla dell’indole naturalmente disposta a delinquere del cavalier B. e perciò si incarica di redimerlo, dandogli finalmente la lezione che si merita.
Per non dire del tale Patrizio che suppone che il ricorso al Segreto di Stato sia l’ostinata difesa di chi vuol nascondere le malefatte dei nostri Servizi. Una questione di Principio.
Un’altra, l’ennesima.

Intanto le cose vengono giù: le acciaierie chiudono, le aziende perdono clienti e quotazioni in borsa, le Regioni virtuose diventano associazioni a delinquere. E si sta peggio. Si grida nelle piazze. Si mandano tutti a casa. E si diventa ancora più poveri. Di cose e di umanità.
Ma il pane quotidiano non è preoccupazione di queste anime senza ombra, senza corpo, che vivono di principi, di supposizioni, di normatività, di teoremi. E poi vanno in politica. E faranno danni: perché la politica è res publica. E senza res diventa fumus, ideologia, etica senza sostanza.

Le anime senza ombra, così leggere, viaggiano con disinvoltura nella rete, nell’etere, nell’informazione.
Ma il loro vero dominio è la padronanza indebita del tempo.
Teorizzano, suppongono, accusano e sanno di innescare un meccanismo che durerà a lungo prima che l’ostinazione delle cose si incaricherà di fare giustizia.
Ma saranno passati anni: alcuni non ci saranno più, altri saranno invecchiati, molti avranno dimenticato.
Gli uomini senza ombra, che vivono di supposizioni, hanno rubato il tempo.
Come gli usurai.

Articoli correlati

14 commenti

  1. Alcofibras

    compito per casa: studiare da un qualsiasi manuale di diritto penale (consiglio Fiandaca-Musco) il concetto di “diritto penale d’autore”, quindi leggere con attenzione l’art. 133 c.p. il quale, dopo aver disposto che nella commisurazione della pena il giudice deve tenere conto della gravità del reato, aggiunge che occorre altresì considerare la capacità a delinquere del colpevole desunta:

    a) dai motivi a delinquere e dal carattere del reo;

    b) dai precedenti penali e giudiziari e, in genere, dalla condotta e dalla vita del reo;

    c) dalla condotta contemporanea o susseguente al reato

    d) dalle condizioni di vita individuale, familiare e sociale del reo.

    Staordinario giornaletto Tempi: accusa i magistrati di fare esattamente quello che la legge impone loro

    1. Gianni C

      E questo secondo te permette ai magistrati di fare politica come stanno facendo?? ma vaà purin!!!

      1. Alcofibras

        che vuol dire fare politica? se politica è ciò che riguarda la collettività mi pare logico che ogni sentenza è politica tanto più quanto riguarda problemi che coinvolgono lavoro, salute ordine pubblico (ILVA) o toccano l’economia nazionale (MPS) o la gestione della cosa pubblica (corruzione, appalti truccati)

        e poi chi l’ha detto che fare politica è monopolio dei politici di professione? per definizione la politica appartiene a tutti i cittadini (gli abitanti della polis)

    2. Ippoanche

      Straordinario lettore di giornaletti questo alcofibras.
      Ci sono tutti gli altresì, di cui ai punti a. b. c. d.
      A mancare è l’accertamento del reato.
      Un partcolare.

      1. Alcofibras

        infatti la tendenza a delinquere di alcuni personaggi è stata accertata con sentenza 🙂

        1. Edo

          Alcofibras, credo che tu non abbia ragione, di più: hai ragionissimo, ma con le mie scarse conoscenze mi permetto di farti notare che su un piatto della bilancia c’è quello che fai notare tu, codici alla mano,
          Nel caso dell’Ilva, però, sull’altro piatto c’è la volontà dell’azienda di mettere a norma gli impianti, ma questo non è bastato ai giudici, grazie ai quali sulle banchine si trova circa un miliardo di euro prodotti invenduti ancora posti sotto sequestro! Ma ti sembra logico? Con quel miliardo si possono pagare gli stipendi e tu, giudice, cosa fai? Lo poni sotto sequestro?!
          Nel caso di Finmeccanica ed Eni sull’altro piatto della bilancia ci sono migliaia di posti di lavoro, e allora chissenefrega delle presunte mazzette! E’ morto qualcuno? Qualcuno ha inquinato qualcosa o ha commesso un danno nei confronti della collettività? No, qui c’è solo gente che vuole lavorare e che per farlo è costretta a pagare mazzette. A me sta bene quello che dici tu, ma il giudice in questione dovrebbe avere il coraggio di andare davanti ai lavoratori delle aziende in questione e dire: “Mi spiace: potevo chiudere un occhio, ma ho preferito fare di testa mia e fregarmene di voi, delle vostre famiglie, delle nostre aziende e del nostro Paese, che continuo ad amare, ovvio, tanto a me nessuno tocca lo stipendio (e che stipendio!)”.
          Da questo punto di vista, ti richiedo: agli occhi di una persona ragionevole, il piatto della bilancia da che parte penderebbe?

          1. Alcofibras

            bene allora rivediamo la norma sulla corruzione e rendiamola legale

            faccio presente però che pagare la mazzetta è un reato plurioffensivo perché:

            – è pagata a valere su fondi neri (non esiste una voce “riserva mazzette” in bilancio) cioè sottratti alla tassazione (e quindi rubati alla collettività)
            – danneggia i piccoli azionisti in quanto i fondi neri non sono ovviamente distribuibili come dividendi; inoltre (e questa è un po’ più sottile) diminuendo il valore del patrimonio netto (=capitale+riserve) decurta il valore di mercato dell’azienda, se quotata
            – danneggia la collettività perché un appalto vinto a suon di mazzette o è più costoso o è di qualità inferiore
            – molti paesi (tra cui l’india e il nostro) sono piagati dalla corruzione che brucia ogni anno miliardi di euro (lo ricorda ogni anno ormai stancamente la corte dei conti)
            – distrugge la concorrenza perché premia le aziende inefficienti che corrompono a scapito di quelle efficienti ma oneste;
            – favorisce il riciclaggio di denaro sporco delle mafie (ottimo come provvista per i fondi neri);
            – il pagamento della mazzetta è un costo occulto, per cui il manager può far figurare risultati in termini di fatturato realtà più modesti e lucrare ricchi benefit a titolo di premio produttività

            se non è abbastanza…

          2. Edo

            Mi permetto di risponderti, pur non essendo un esperto in legge e pur non avendo tu risposto alla mia semplicissima domanda:
            – se non paghi mazzette, non hai commesse, non lavori, non paghi le tasse;
            – se non paghi mazzette, non hai commesse, non lavori, non guadagni, i dividenti te li sogni;
            – nel caso di Eni o Finmeccanica, non danneggi proprio nessuno, dato che i nostri elicotteri ed aerei sono ottimi;
            – anche se è ovvio che la mazzetta favorisce il riciclaggio di denaro sporco, cosa c’entra la mafia con Finmeccanica?
            Premesso che, codici alla mano, hai ragione tu; che quanto scritto sopra da me vale solo in qualsiasi contesto in cui tutti, tutti, fanno così e se non fai così non dai dà mangiare ai tuoi dipendenti; che non si tratta di rendere legale la corruzione, ma di essere ragionevoli, e di non mandare a gambe all’aria migliaia di posti di lavoro, ti invito a rispondere alla mia semplicissima domanda. Agli occhi di una persona ragionevole, il piatto della bilancia da che parte penderebbe: dalla parte della legge o, dato che Finmeccanica non ha danneggiato nessuno, dalla parte di chi lavora e che chiede solo di poter continuare a lavorare?
            Mi permetto anche di chiederti ancora: è la legge che è fatta per l’uomo o è l’uomo che è fatto per la legge? Se è l’uomo che è fatto per la legge, se ritornassero in vigore le leggi razziali e tu fossi un magistrato, le faresti rispettare?
            Non so se tu sia un avvocato o un studente di giurisprudenza, ma se fossi un magistrato, dato che, ripeto, nel caso di Finmeccanica e di Eni non è stato danneggiato nessuno, ma anzi ne è stato beneficiato lo stato che paga lo stipendio ai magistrati (ai quali nessuno tocca lo stipendio), avresti il fegato di andare davanti agli operai, ingegneri, e alle loro famiglie e dire quello che ho scritto sopra? Non mi venire a dire che applichi solo la legge (o non parlarmi della obbligatorietà dell’azione penale), perché una persona semplicissima come me sa bene che ogni magistrato può scegliere dove indagare.
            Ultima domanda: se fossi un lavoratore di Finmeccanica o Eni, la penseresti allo stesso modo?

          3. Alcofibras

            penso che la legge o vale per tutti o per nessuno, il giudice non può e non deve chiudere gli occhi

            quindi il parlamento faccia un bel dibattito e se crede abroghi la corruzione come reato

          4. Edo

            Prendo atto che non hai risposto a nessuna delle mie semplici domande. Peccato, ti facevo più intelligente. Speriamo solo che tu non diventi un magistrato, dato che non esiteresti neanche un secondo a sputtanare il tuo paese e a gettare in mezzo ad una strada migliaia di persone, ma evidentemente per te la legge vale più delle persone in carne ed ossa.

          5. Alcofibras

            invece ho risposto. se la legge c’è si applica a qualunque costo, se il costo è troppo alto la legge va cambiata, ma non si possono chiudere gli occhi, altrimenti la legge non sarebbe più uguale per tutti

            se poi vale la regola del fanno tutti così, cosa mi impedisce di stuprare la ragazza che mi attizza (fanno tutti così) di picchiare a sangue mia moglie che non mi ha stirato bene i calzini (fanno tutti così) o di chiedere il pizzo al negozio sotto casa (fanno tutti così) o di dare fuoco a qualche chiesa cattolica se sono keniota o pakistano di religione musulmana (fanno tutti così)

            ed è proprio perché fanno tutti così che questo paese se lo stanno mangiando fino all’osso

          6. Edo

            Ho già scritto due cose semplicissime che contraddicono tutto quello che dici:
            1. Nel caso di Finmeccanica è morto qualcuno? Qualcuno ha inquinato qualcosa o ha commesso un danno nei confronti della collettività o di qualche persona o luogo?
            2. Quanto scritto sopra da me vale solo in un contesto in cui tutti, tutti, fanno così e così fanno nel mercato militare. In Italia hai ragione tu (perché non tutti fanno così), ma nel mercato militare mondiale no. Non dico che sia giusto; è uno schifo, ma è uno schifo in cui nessuno muore o si fa male e noi dobbiamo mangiare.
            3. “Se le legge c’è si applica a qualunque costo”; premesso che tu hai ragione quando dici che la legge va cambiata (e che quindi è anche colpa della politica), ma allora, se ritornassero in vigore le leggi razziali e tu fossi un magistrato, le faresti rispettare? Se fossi un cittadino, le rispetteresti?
            4. Avresti il fegato di andare davanti agli operai, ingegneri, e alle loro famiglie e dire: “Non sono per nulla dispiaciuto per voi. Dovevo scegliere tra la legge da un lato e dall’altro il vostro lavoro e il bene del mio Paese, ma se la legge c’è si applica a qualunque costo, quindi me ne sono sbattuto delle persone in carne ed ossa”?

  2. Michele

    Grande! Triste ma e’ cosi’

I commenti sono chiusi.