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Due anni senza Luigi Amicone. Due anni in cui ci si è sentiti un po’ più soli, come quando se ne va un fratello maggiore che ti ha accompagnato a guardare una bella fetta di mondo, ti ha insegnato a sbucciarti le ginocchia e a rialzarti ridendoci sopra. Due anni senza il suo sguardo che, in qualche modo, ti seguiva da lontano.
Il vangelo di Giovanni dice che «se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto». E in questi due anni ne abbiamo visti di frutti. Del resto, Gigi non si è mai risparmiato e ci sarà pure una ragione se perfino da un terreno duro e sassoso come il mio qualcosa è spuntato nel corso di questa strana e ormai lunga storia. Iniziata, un mezzogiorno, sulla cattedra del bidello all’ingresso di un liceo milanese e proseguita poi al settimanale Il Sabato.
A volte gli incontri hanno la meraviglia dell’imprevedibile. I reincontri, quando accadono, anche di più. Quella volta arrivai a Roma per uno stage. Doveva ...
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