«Decreto per svuotare le carceri. Giotto a Padova modello da seguire»

Di Redazione
12 Giugno 2013
Intervistata dalla Stampa il ministro della Giustizia ha parlato del sovraffollamento dei nostri penitenziari: «Più scarcerazioni, meno arresti»

«La Cooperativa Giotto di Padova, ecco quello è un modello da seguire e da esportare». In una lunga intervista che appare oggi sulla Stampa, il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri parla dell’universo carceri e indica l’esperienza padovana come uno dei modelli – assieme a Bollate – da seguire.
Il ministro promette che entro maggio 2014 saranno risolti molti problemi dei nostri penitenziari. La data è tassativa anche perché entro la primavera dell’anno prossimo la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha imposto di risolvere l’annosa questione del sovraffollamento. Nelle nostre galere ci sono 66.000 detenuti, quando dovrebbero essercene solo 47.000. «Venerdì o la massimo sabato – promette Cancelleri – il governo farà un decreto legge».

ABBIAMO UN TESORETTO. Il guardasigilli spiega che sono in via approvazione misure «per anticipare alcune uscite dal carcere e altre per limitarne le entrate. Stiamo lavorando sui reati». Si lavora per «far uscire un po’ di persone, quelle che hanno mostrato di esserselo meritato, e non fare entrare altri che possono essere mandati ai domiciliari o assegnati a lavori socialmente utili». Così, spiega Cancellieri, «la popolazione dovrebbe ridursi di 3.500-4.000 persone».
Parlando di indulto, il ministro rimanda la questione al parlamento. Mentre, per quanto riguarda l’edificazione di nuovi penitenziari spiega che alcuni sono in costruzione e altri sono in via di ampliamento. Le risorse? «Abbiamo un tesoretto», di «70 milioni, più altri 60». La filosofia sarà quella di «realizzare strutture leggere, più aperte, più semplici da costruire. Stiamo verificando certi edifici che il Demanio militare ci può mettere a disposizione».

DETENUTI LAVORATORI. Ma tutto questo non basta, avverte il ministro. occorre anche «cambiare il modo di stare in carcere. Il detenuto non deve rimanere chiuso in cella tutto il giorno a non fare nulla». È qui che Cancelleri cita gli esempi di Padova e Bollate dove «il detenuto può uscire di cella e lavorare. Non giova solo a lui, serve anche a chi sta fuori, perché si abbassa, e di molto, la possibilità di una recidiva. Voglio dire: il detenuto che in carcere lavora – meglio ancora se lavora con aziende che devono stare sul mercato, perché così si responsabilizza maggiormente – una volta uscito spesso ha già un’occupazione, o comunque può trovarla più facilmente. E ha meno possibilità di ricadere negli errori del passato».

IN ATTESA DI GIUDIZIO. Per quanto riguarda i detenuti in attesa di giudizio: «Troppi», dice Cancelleri, «tra di loro c’è gente che sarà assolta». E sulla possibilità di espellere quelli stranieri, la Guardasigilli spiega che non è facile, perché serve il loro consenso «e difficilmente lo concedono».
Infine due battute su 41 bis («non si tocca») e sul tema dell’ergastolo, su cui i radicali hanno proposto un referendum: «Tema di cui parlare in parlamento», ma i familiari delle vittime «non vanno dimenticati».

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2 commenti

  1. francesco taddei

    il lavoro per i detenuti è l’unica soluzione per ridare dignità alle persone. per quelli stranieri basterebbe cambiare la legge. se ne cambiano tante in italia, basta volerlo.

  2. ragnar

    Io ripeto la mia ricetta: trasformare le carceri in campi di lavoro con la regola che vitto e alloggio se lo devono pagare i detenuti. Se chi é in carcere non produce non mangia, se muore di fame affari suoi. Ci sono moltissime opera pubbliche che si dovrebbero fare ma non si hanno i soldi: le si facciano fare ai detenuti.

    Potrebbe sembrare che io sia cinico e spietato verso i detenuti. In realtá in detenuti hanno bisogno di lavorare. Altro che poltrire 24 ore al giorno! É ovvio che poi la gente si suicida o quando esce di galera ricommette lo stesso delitto!

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