De Benedetti nei Panama papers. Svolta garantista dell’Espresso

Di Redazione
22 Aprile 2016
Nella lista c'è il figlio di Carlo. L'Espresso dà la notizia, ma spiega che tutto è a posto. Tiriamo tutti un sospiro di sollievo
Carlo De Benedetti (sinistra) posa con il figlio Rodolfo, oggi 29 ottobre 2012 presso la sede della Cir a Milano. Carlo De Benedetti lascia il controllo di Cir ai tre figli Rodolfo, Marco ed Edoardo. Il primo sar‡ nominato presidente esecutivo del gruppo e di Cofide, mentre Monica Mondardini, gi‡ a.d dell'Espresso, assumer‡ anche la carica di amministratore anche di Cir. A seguito di tale decisione, Carlo De Benedetti ha proposto al board di nominare, nella prossima assemblea degli azionisti ad aprile, Rodolfo De Benedetti presidente esecutivo di Cir. ANSA / MATTEO BAZZI

Questa ve la dovete segnare. Fra i nuovi ottanta nomi rivelati dall’Espresso che compaiono nelle liste dei Panama papers c’è Rodolfo De Benedetti, figlio di Carlo e presidente del gruppo Cir, la holding che controlla l’Espresso stesso. Notate come, dopo oltre un mese in cui il giornale pubblica nomi e cognomi dando grande risalto allo scandalo sul paradiso fiscale, questa volta si premuri subito di spiegare che è tutto a posto, nessuna magagna, tutto è stato fatto con la massima trasparenza, cortesia e cordialità.

Ecco come la mette giù l’Espresso:

Tra i nomi in chiaro, i Panama Papers riportano quello di Rodolfo De Benedetti, collegato alla McIntyre holding Ltd, registrata nel 1995 a cura di Mossack Fonseca nel paradiso fiscale delle Isole Vergini britanniche. Il figlio di Carlo De Benedetti, presidente del gruppo editoriale l’Espresso, è stato nominato amministratore di McIntyre nel 1995, di cui però non è beneficiario economico. «La società è stata chiusa da molti anni», dice De Benedetti. «In passato» spiega, «McIntyre si era occupata di investimenti finanziari nel continente americano gestendo antichi risparmi di famiglia e la posizione di questi ultimi fu regolarizzata con il fisco italiano nel 2003». In quell’anno, secondo quanto risulta dalle carte, De Benedetti ha rassegnato le dimissioni da amministratore della offshore delle Isole Vergini britanniche, che non faceva parte del gruppo Cir quotato in Borsa. «Per quanto mi riguarda», dichiara De Benedetti, «non sono mai stato azionista né beneficiario economico di McIntyre holding. Il mio nome compare in quanto consigliere di amministrazione. Infine, ritengo opportuno sottolineare che da sempre dichiaro tutti i miei redditi e pago le tasse in Italia».

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]Che dire? Non saremo certo noi a mettere in dubbio le parole di De Benedetti. A dirla tutta, questa storia dei Panama papers non ci ha mai nemmeno troppo entusiasmato (sospettiamo la solita inchiesta più fumo che arrosto, con nomi di grido – da Putin a Cameron, fino agli strapaesani Barbara D’Urso e Briatore – ma poca “ciccia”) e certamente ci fa assai piacere che il nome di De Benedetti esca solo ora, a scandalo ormai sgonfio.

È sempre bello vedere i giornali manettari diventare immediatamente garantisti quando a essere implicati è qualcuno dei “loro”.
“Panama Papers, la terza lista. Spuntano altri 80 italiani” titola Repubblica a pagina 17 (diciassette!) ricordando solo nel catenaccio il nome di De Benedetti cui si dà subito agio per la replica (“Società chiusa da tempo, io mai stato azionista né beneficiario economico”).
Ancor più zelanti i concorrenti del Corriere della sera che, a pagina 23, sin dal titolo chiariscono: “La società offshore di De Benedetti: «Tutto dichiarato e trasparente»”. Tutto si spiega, tutto è a posto, no problem. In fondo, stiamo solo parlando di milioni di euro, mica degli scontrini di Formigoni. Per cui, ad esempio, scrive il Corriere, la società Now Group del padre, che aveva come asset la barca “Adesso”, «aveva sede (da prima del 2000) alle Isole Vergini e non a Capri o a Ischia» perché «l’equipaggio era fatto da due australiani e due americani che non volevano un contratto italiano».

Dunque? Dunque non ci resta di esultare per la svolta “garantista” dell’Espresso. Qualcuno ha domande? Noi solo una, ed è pari pari quella che compare oggi in un editoriale del Foglio: «A questo punto si pone un dilemma. Cos’è moralmente deplorevole? La presenza, come ci ha spiegato finora l’Espresso, di tutti i nomi snocciolati sulle pagine del settimanale o “moralmente deplorevole”, è forse la loro pubblicazione indiscriminata? E in definitiva, in questi casi, trattasi di “inchieste” o di “sputtanamento”?».

Foto Ansa

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2 commenti

  1. Menelik

    Cosa è cambiato in Italia negli ultimi vent’anni:
    una volta c’erano due potentati che gestivano le informazioni, il gruppo Espresso-De Benedetti ed il gruppo di Berlusconi.
    Ora ce n’è uno solo, e l’informazione ha da venire solo da lì.
    Ma Berlusconi non l’hanno “ammazzato”, si è “suicidato”.
    Era convinto di essere il padrone d’Italia, e ha fatto il passo falso.
    La gente comune più che per le azioni finanziarie, gli rimprovera di non aver saputo tenere al suo posto l’uccellino.
    Così adesso ci troviamo solo De Benedetti che può fare e far fare quello che più gli fa comodo, ed il centro-destra a Roma frantumato in quattro tronconi, dunque probabilmente le chiavi dell’Urbe andranno a Raggi.
    Quando uno è vecchio, dovrebbe capirli i suoi limiti, e non intestardirsi a tentare di stare sulla cresta dell’onda come alla mezz’età.

    1. BIASINI

      @Menelik. Che sia una questione di uccellino è vero solo in parte. Le ricordo che molti moderati lo hanno votato perché riducesse l’invadenza dello stato burocratico sindacale che ci stava soffocando. Poiché stiamo soffocando uguale, è ovvio che non ci sia riuscito. Le dirò di più: lo ha aggravato mettendo l’economia nelle mani di Tremonti, un socialista doc in tutti i sensi, e circondandosi di affaristi senza scrupoli e per di più sfacciati. Non che gli attuali siano meglio, ma sanno condire le loro porcherie con l’ideologia e le chiacchiere. Fosse solo una questione di uccellino: gli italiani lo avrebbe non solo perdonato ma anche invidiato. Purtroppo ha tradito le attese ed uso la parola tradito nel senso di vero e proprio tradimento perpetrato. Ora è troppo tardi per porre rimedio e non resta che affidarci a San Gennaro. Non mi dica anche lei che certe cose non gliele hanno lasciate fare: poteva semplicemente denunciare il tutto e dimettersi. Ha avuto l’occasione d’oro per dimettersi ai tempi del “tradimento” Fini, l’utile idiota di circostanza che si era prestato al gioco, più che altro per insipienza e vanità. Preferì dedicarsi alla compra vendita di senatori, come faceva con i calciatori, dimostrando soprattutto in quella occasione tutti i suoi limiti caratteriali, politici e di correttezza verso il suo elettorato. Purtroppo la sua ingombrante, vanitosa e moralmente spudorata presenza, non permette il sorgere di un altro leader che raccolga seriamente l’eredità dei moderati. Ci si affida a Renzi, turandosi il naso. Scusi lo sfogo redatto a mo’ di predica. Amen.

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