Dateci l’autonomia e solleveremo l’Italia

Di Francesco Benati
06 Febbraio 2019
«Siamo pronti a gestire competenze e risorse. Metteremo in atto il regionalismo pensato da Sturzo, De Gasperi e Einaudi». Intervista al governatore del Veneto Luca Zaia

Articolo tratto dal numero di Tempi di gennaio.

Luca Zaia, leghista, presidente della Regione Veneto dal 2010, da diversi anni compare sempre in cima alle liste dei “governatori più amati”. Schietto, pragmatico, sa farsi benvolere dalla sua gente. Quando gli sottoponiamo qualche domanda per questa intervista, il territorio della sua regione è squassato dal maltempo che ha causato danni ingenti, lasciando cinquemila persone al buio. Ma già nei primi giorni dopo il disastro, i veneti hanno mostrato di che pasta sono fatti, rimboccandosi le maniche e riaggiustando strade e ponti che acqua e vento hanno distrutto.

Presidente Zaia, se dovesse raccontare il piano di tutela del territorio varato dalla Regione, e lo spirito della pronta e coraggiosa risposta all’emergenza data ancora una volta dal popolo veneto, quali aspetti o quali aneddoti sceglierebbe? 

La letterina del bimbo di Mira che, dopo aver visto in televisione le immagini della montagna devastata, ha inviato al sindaco di Rocca Pietore 5 euro per aiutare a rimettere in piedi il bosco, la nonnina di Torino che con parole commuoventi ha donato i suoi risparmi per le comunità colpite, i bonifici arrivati da Vancouver dalla comunità dei trevisani nel mondo e da un imprenditore veneto originario di Castelcucco: sono solo alcuni dei mille gesti di solidarietà e vicinanza che il Veneto continua a ricevere dopo la “tempesta perfetta” che ha sconvolto 100 mila ettari di bosco, lasciato al buio decine di migliaia di famiglie e di aziende, distrutto strade e paesi, devastato il paesaggio delle nostre montagne. La Regione ha istituito un conto corrente all’insegna del motto “Aiuta il Veneto”: in poche settimane le donazioni hanno già superato i 2 milioni di euro, più di quanto raccolto con l’sms nazionale della Protezione civile. E nella maggior parte dei casi si tratta di donazioni di 5, 7, 10 euro: segno di una generosità corale, di popolo, alla quale nessuno ha voluto sottrarsi. E questa è la testimonianza più bella, insieme a quella di tante imprese, alcune magari rinate dopo la crisi dal 2008-2010 o travolte da precedenti calamità, come l’azienda di Riese Pio X rasa al suolo dal tornado del 2012 che ha voluto “restituire” parte di quanto ricevuto. O come le squadre dei volontari e della protezione civile arrivate tempestivamente da Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Lazio, Toscana, quasi a ricambiare, in operosa reciprocità, l’aiuto dato dai veneti alle popolazioni colpite dal terremoto. 

Lei si è detto orgoglioso della sua gente ma anche riconoscente della solidarietà pervenuta da altre regioni: dobbiamo quindi rivedere in qualche modo l’autonarrazione prevalente dei veneti fieri e indipendenti, che preferiscono rialzarsi in piedi con le sole proprie forze?

Non posso che essere orgoglioso per la generosa mobilitazione corale che si è creata attorno alle nostre montagne, in Veneto, in Italia e anche fuori dai confini nazionali. È una testimonianza autentica che non esiste il Veneto isolato, “fiero e indipendente”: siamo una terra generosa e amata per la sua generosità e le sue bellezze, tra cui appunto le Dolomiti patrimonio dell’umanità e le Prealpi. E abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti, per rimettere in piedi i boschi, far rivivere paesi e imprese di montagna, evitare lo spopolamento di un grande territorio che vale più di un quinto dell’intera superfice regionale. Ringrazio il governo, le massime istituzioni dello Stato, le altre regioni e i media, che con la loro voce e presenza, e con i primi aiuti fattivi, stanno sostenendo il difficile ritorno alla normalità. Ripeto: abbiamo e continuiamo ad avere bisogno dell’aiuto di tutti, per rimarginare le ferite di una catastrofe naturale che ha causato almeno un miliardo di danni. E per continuare con quel piano di messa in sicurezza del territorio, avviato con previdenza e determinazione dopo la grande alluvione del 2010, grazie al quale abbiamo già realizzato opere e interventi idraulici per 860 milioni, ma che necessita di ulteriori investimenti per almeno due miliardi di euro.

Parliamo di autonomia: dopo il referendum, il governo e il ministro dell’Interno hanno dichiarato di voler rendere operativa l’autonomia entro l’anno; autonomia che del resto è scritta nero su bianco nel Def. Entrando nel dettaglio, alcuni sostengono che i nuovi criteri di spesa penalizzeranno le altre Regioni. Come risponde a queste critiche? 

Luigi Einaudi, economista e primo presidente della Repubblica eletto dal Parlamento repubblicano, diceva che «solo quando tutti avranno avuto la loro autonomia, solo allora avremo un risorgimento unitario». Cito spesso Einaudi, uno dei padri della Repubblica italiana, che nel 1848 diceva «a ognuno dovremo dare l’autonomia che gli spetta», per dire che rivendicare autonomia significa responsabilità. Non vogliamo dichiarare guerra a nessuno, tantomeno alle regioni del Sud che, anzi, avrebbero bisogno di più Stato e di maggiori aiuti nella responsabilità. Vogliamo solo rivendicare la possibilità e la capacità di gestire responsabilmente le scelte che facciamo per il nostro territorio, pur nel rispetto della cornice nazionale . Il titolo quinto della Costituzione assegna a tutte le regioni la possibilità di gestire direttamente 23 competenze, dalla sanità alle strade, dalla scuola ai trasporti, dal volontariato all’ambiente. E il Veneto si sente sufficientemente maturo e pronto a gestire direttamente competenze e relative risorse, sempre rimanendo nella cornice delle regole costituzionali e senza sottrarsi ai propri doveri di solidarietà nazionale. Ai detrattori dell’autonomia, ricordo che le regioni federali e i paesi con impianto federalista sono quelli più competitivi ed efficienti, con il minor debito pubblico. Crediamo di poter dare un contributo importante alla crescita e allo sviluppo di questo paese, sperimentando – per la prima volta nella storia repubblicana – il vero regionalismo, quello che stava nella mente di grandi democratici (non certo imputabili di “leghismo” e di “sovranismo”) come don Luigi Sturzo, Alcide De Gasperi e il presidente Einaudi. 

In che modo ritiene di poter tenere insieme le vostre esigenze con altre priorità del governo, e specialmente della componente a 5 Stelle? In particolare per quanto riguarda il trasferimento delle competenze, alcune di quelle previste dal dettato costituzionale, come la competenza sull’Istruzione o quelle sulla rete dei trasporti – carente soprattutto al Sud – potrebbero sollevare dei problemi.

Non mi sembra certo un discorso sovversivo, e sono sicuro che anche i partner di governo pentastellati non declineranno di essere protagonisti di questa stagione di cambiamento, di questo “big bang” che io considero la “madre di tutte le riforme”. 

La questione agricola. Di recente il problema agricolo è tornato alla ribalta nel dibattito nazionale, come nel caso del provvedimento che assegnerebbe in concessione le terre incolte alle famiglie alla nascita del terzo figlio. Quale può essere il contributo del Veneto a questo dibattito, soprattutto in merito al problema del recupero delle terre incolte e degli incentivi all’agricoltura? 

La Regione Veneto ha istituito quattro anni fa, con una propria legge, la “banca della terra”, per affidare terreni incolti o appezzamenti demaniali inutilizzati a giovani agricoltori e ad imprese in fase di sviluppo. Il primo bando di assegnazione è partito proprio a dicembre, per assegnare e mettere a reddito alcuni ettari di pascolo nel Veronese. Il tempo di attuazione intercorso tra la legge e il primo bando ci dice quanto difficile sia trovare in Veneto terre incolte e abbandonate. Funzionano meglio gli incentivi per le nuove imprese e gli aiuti ai giovani in agricoltura: grazie ai fondi del Programma rurale sono più di 1.100 i giovani che dal 2014 ad oggi hanno aperto una nuova attività agricola in Veneto, da imprenditori. È un grande risultato per una Regione che conta oltre 65 mila imprese agricole, la maggior parte di piccole e medie dimensioni, e che, nonostante la progressiva riduzione della Sau, cioè della superficie agricola utilizzabile, riesce a realizzare fatturati ed export in costante crescita. Le imprese venete del settore agroalimentare, in termini numerici sono il 7,7 per cento del totale italiano, ma rappresentano il 13,3 per cento del fatturato italiano di settore. Il settore food in Veneto non è solo uno dei pilastri della nostra economia, per la capacità di produrre alimenti di qualità certificata con ben 91 eccellenze tra Dop, Igp e Stg, e per sua componente industriale di lavorazione e di commercializzazione, di cui la ristorazione è un tassello fondamentale. Ma rappresenta una filiera identitaria, primo presidio nella conservazione e valorizzazione del territorio (chi non conosce le colline del Prosecco candidate all’Unesco come patrimonio dell’umanità o i vigneti della Valpolicella?) e volano di sviluppo, di innovazione e crescita imprenditoriale, occupazionale e culturale, in particolare nel turismo e nell’industria dell’alimentazione: il cibo e la buona tavola sono sempre più un prodotto culturale, un brand, un elemento di identità e di orgoglio e un motore di sviluppo economico da valorizzare in tutti i suoi aspetti, a scuola, nella formazione, nella pianificazione territoriale e negli investimenti infrastrutturali.

Foto Ansa

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