
Dal Wisconsin all’Indiana. I ciellini della Big Land
«Chi ha una sensibilità e una provenienza di destra vi trova il senso della tradizione; chi ha una sensibilità e una provenienza di sinistra quello della libertà». Chris Bacic, losangeleno trapiantato nella newyorkese Brooklin, professore e animatore della locale comunità “giessina”, la componente studentesca del movimento di monsignor Luigi Giussani, crede che sia questo il segreto della forza di attrazione di Cl in America, un carisma non ideologico: «A nessuno chiediamo dichiarazioni dottrinali e non ci interessa se uno sta con Bush o con Gore». Così, anche nel cuore del supermarket dei supermarket religiosi, gli Stati centrali dell’Unione nordamericana, quelli dove a nessuno interessa ciò che succede nella troppo confusa New York che per noi europei rappresenta solo un grande punto interrogativo messo tra due parentesi, la East e West Coast, ecco la novità di “Comunione e Liberazione”. Il movimento fondato negli anni Cinquanta e da allora guidato da Giussani metterà in crisi gli stereotipi di un mondo rappresentato come la patria dei telepredicatori, del fai-da-te religioso, dello yankeesmo che non accetta intrusioni “straniere”? Il fatto che un gruppo di questi americani abbia rinunciato alle consuete vacanze brevi, tipiche di un Paese dove i ritmi di lavoro hanno ormai superato il proverbiale stakanovismo giapponese, e siano scesi per una settimana in Italia, in una località della Valle d’Aosta, per incontrare altri “ciellini” provenienti da settanta Paesi del mondo dice che qualcuno, lassù, ci sta provando.
Oltre la destra, oltre la sinistra. La serietà di una proposta
Da dieci anni Robert lavora per il “Faith Development Department” della diocesi cattolica di Raleigh, nel North Carolina, dove opera per la formazione dei catechisti. Un giorno trova una copia del mensile Traces, l’edizione in lingua inglese di Tracce, organo internazionale di Cl, mentre fa un po’ di anticamera in un ufficio e ne resta colpito. Da cosa? «Dalla presentazione in termini esperienziali ed esistenziali di quella fede che già conoscevo. Una cosa davvero nuova e attraente. Molti americani, che pure ne parlano, in realtà non sanno cosa significhi “esperienza” e l’approccio di Cl mi sembra introdurre una grande novità nello scenario successivo al Concilio Ecumenico Vaticano II. Credevo di conoscere perfettamente la Chiesa e la sua dottrina, ma Giussani mi ha posto direttamente di fronte al Mistero. Non sono più stato capace di tornare indietro. Nella mia regione c’è una grande inconsapevole sete di questo realismo totalizzante». Lo stesso vale per quell’ingegnere elettrotecnico di St. Petersburg, Florida, di cui il mio magnetofono si è mangiato il nome. Credeva di sapere tutto della fede. «Pensavo non solo di sapere, ma di essere giusto, esatto. Per me contava solo questo, non l’essere felice. La proposta del movimento è stata quella di ripartire dai miei desideri umani, dall’io. Con la conseguente risposta che Cristo nella Chiesa è la risposta alla mia umanità, senza tralasciare alcunché». Holly ha sangue irlandese, vive in California meridionale e insegna in un liceo di Bakersfield e all’Univeristà di Los Angeles. Nel 1985 ha incontrato il movimento a Imola. Classica vacanza post-maturità in Europa con le amiche: mai più si sarebbe aspettata di conoscere la comunità dei Giovani Lavoratori di Cl. Fatto sta che in Italia si è fermata un anno. Tornare in California ha per lei significato gettare le basi di quella che oggi è una radicata e significativa presenza ciellina. Perché si è lasciata affascinare? «Era — dice — ed è una proposta ragionevole, adeguata alla e rispettosa della ragione. E credo che questo sia uno dei motivi per cui il movimento si sta espandendo tanto rapidamente anche negli Stati Uniti». Patrick di Rochester, Minnesota, neuroradiologo alla prestigiosa Mayo Clinic, uno dei più avanzati centri ospedalieri e di ricerca del mondo, è il decimo di dodici fratelli, cresciuto in una cattolicissima famiglia di origini tedesche di stampo molto tradizionale. «Sono arrivato in Cl da poco, attratto dalla qualità dell’amicizia di persone che prendono le cose con serietà assoluta, vivendo una comunità che è vero segno di Cristo. La mia prossima “sfida” (sfida a me stesso) è quella della riconciliazione fra la novità di questo affascinante incontro e le antiche tradizioni cattoliche della mia famiglia».
Estetiste (con piercing), avvocati, ingegneri. E falegnami
A Milwaukee, Wisconsin, la città del serial Happy Days, puoi vendere software vivendo la coscienza del legame costituitivo fra te e l’infinito proprio come fa Rick, che lo ha imparato dal “Gius”. Cresciuto da presbiteriano, attorno al 1990 diventa metodista. Al matrimonio di un amico di Cleveland, Ohio, incontra la donna che sposerà e Cl, e dopo un po’ si fa cattolico. «Questa gente», dice esistando, pensando, cercando le parole, «ha il senso della vita, del vivere, di un qualcosa che ha a che fare con la bellezza. Frequentavo questi ragazzi cattolici, capivo poco della dottrina, ma le cose che mi dicevano le sentivo vere. Vere per me. Tutto ciò che so del cattolicesimo passa per il movimento». La differenza con il protestanteismo? «L’idea che l’uomo non basta a se stesso, ma dipende da altro». Mentre intervisto Sarah, ventenne biondina del Wisconsin che con altri settanta ragazzi ha incontrato Cl nel febbraio di quest’anno, il monile di metallo che porta incastonato nella lingua riluce a ogni parola. «Ho conociuto un ambiente – dice timidissima – in cui sono stata accettata per ciò che sono, senza essere costretta a difendermi. E qui ho poi imparato a non difendermi dagli “altri” per il fatto di essere cattolica». Un “veterano” come Doug, avvocato di Chicago, si è imbattuto nel movimento a Boston nel 1987. È rimasto affascinato dall’intimitià con cui quei cattolici parlavano di Gesù: pensava fosse prerogativa esclusiva dei protestanti e le sue precedenti esperienze d’impegno cattolico avevano generato solo noia. Aldo, 38 anni, figlio d’immigrati italiani, ha raggiunto un eccellente status sociale, insegna Diritto alla Notre-Dame University dell’Indiana. Cattolico praticante da sempre, acculturato, a un certo punto si è reso conto che la sua vita era come frammentata, incasellata: la famiglia qui, la fede là, il lavoro altrove. «Con Cl, che ho conosciuto nel 1988, ho imparato a ricondurre tutto a unità, vivendo ogni aspetto della vita con la medesima libertà e con lo stesso impegno». Vince, 41 anni, ingegnere di Tampa, Florida, ciellino dal 1987, aggiunge: «Ho saputo del movimento da un articolo sciocchino comparso, se non ricordo male, su Time. Cercavo un posto “dove essere” e l’ho trovato». Barry è uno dei capi della comunità di Washington e dintorni. Ha trentacinque anni, cinque figli e una laura in filosofia. Ma ha scelto di lavorare il legno, seguendo una passione che coltiva sin da ragazzo. Parla continuamente di sua moglie, un’italiana che ha studiato alla Cattolica di Milano. S’è innamorato anzitutto della sua passione, del suo interesse e del suo coinvolgimento per tutto ciò che è umano. Dopo aver ascoltato Giussani in America, ha deciso di staccarsi da quel movimento che allora aveva appena intravisto: «Compresi subito come quel prete volesse da me tutto. Tutto, senza esclusioni. I casi erano due: o ero disposto a giocare tutto in quel rapporto, oppure mollavo il colpo. Quello voleva tutto e a quel tempo io non ero disposto a darglielo. Me ne andai». Cosa lo ha riportato indietro? «Colei che poi sarebbe divenuta moglie, di cui ero sempre più innamorato». Quando Barry ha capito che l’amore suo per quella donna e l’amore che quella donna portava alle cose aveva dentro un amore più grande, si è arreso. E ha vinto.
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