Da Unicredit a Telecom, l’Italia sta diventando un «paese colonizzato»
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Quello in corso è un vero e proprio «saccheggio internazionale a danno dell’Italia» sostiene Paolo Cirino Pomicino, più volte ministro Dc, in riferimento al passaggio di Telecom Italiana nelle mani francesi. La Consob ha riconosciuto che Vivendi, l’azienda media del finanziere francese Vincent Bolloré, è di fatto diventata il «socio di controllo» di Telecom Italia dal momento che molti suoi manager ricoprono ruoli chiave nel management dell’azienda italiana.
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]CONQUISTA FINANZIARIA STRANIERA. «Ultimamente si dibatte molto sulla vicenda di Telecom, ma questo fenomeno di “conquista finanziaria straniera” si estende a molte altre vendite avvenute nel silenzio complice di una certa classe dirigente» commenta Pomicino. E porta come esempio il caso di Unicredit, che nel febbraio 2017 ha visto un maxi aumento di capitale da 13 miliardi di euro, «nonostante avesse superato da pochi mesi gli stress test della Bce. La banca viene via via sottratta al controllo italiano, l’amministratore delegato è il francese Jean Pierre Mustier e ora gli azionisti di riferimento sono alcuni fondi americani e francesi». Un’altra grande public company passata di fatto al controllo straniero, sempre francese, è la compagnia assicurativa Generali, guidata dall’ad Philippe Donnet.
DANNO E BEFFA. Mentre un tempo, dice Pomicino, «il 25 per cento dell’economia italiana era in mani pubbliche, dalle banche alle grandi eccellenze manifatturiere, mentre ora stiamo perdendo il controllo di asset strategici per il nostro paese, come il sistema bancario (tranne quando lo Stato deve intervenire in caso di emergenza, come con Montepaschi di Siena) e delle telecomunicazioni. In più, l’apertura ai privati ha determinato, come nel caso di Mps, anche scandali di corruzione. Quando le big company erano pubbliche, questo non avveniva». Oltre al sistema bancario, Pomicino sostiene che l’economia italiana stia subendo forti danni in seguito al passaggio di grandi aziende italiane manifatturiere in mani straniere, prime fra tutte la Pirelli. «I cinesi si sono portati a casa il controllo dell’azienda spendendo capitali che saranno subito tornati nelle loro tasche dopo la quotazione in Borsa». Oltre al danno, la beffa, dice Pomicino: «Abbiamo venduto aziende per 170 miliardi di euro sostenendo che dovevamo diminuire il debito pubblico, ma questo, al contrario, si è triplicato».
GRANDE FINANZA INTERNAZIONALE. Pomicino dà ragione a Vito Gamberale, ideatore e primo ad di Telecom Italia, che nell’intervista a Tempi fa risalire la responsabilità di questa “conquista” a «tutti i governi succeduti a Prodi che, nonostante abbia fatto la privatizzazione, ha sempre dato grande attenzione al tema delle aziende strategiche e ha avuto il coraggio di scendere in campo a difesa di asset importanti». La politica di oggi invece, sostiene Pomicino, sembra disinteressata all’argomento e «preferisce discutere della legge elettorale o del vitalizio dei deputati, senza vedere, o fingendo di non vedere, ciò che sta succedendo. La grande finanza internazionale ha interesse ad acquisire la grande ricchezza dell’Italia e noi stiamo diventando un paese colonizzato. Se il governo non mette in atto un’iniziativa permanente di mercato per recuperare quote di controllo all’interno delle grandi aziende che sono state vendute, questo fenomeno sarà irreversibile».
Per approfondire l’argomento, leggi il numero 37 di Tempi “L’Occidente ha perso la testa”: c’è l’intervista a Vito Gamberale, ideatore e primo amministratore delegato di Telecom Italia
Foto Ansa
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