La Costituzione va cambiata, ma non così. Fuori l’elefante dalla cristalleria

Di Emanuele Boffi
24 Agosto 2016
Anziché decentrare, la riforma Renzi-Boschi tende ad accentrare. E non fa risparmiare né tempo né soldi. Per questo siamo per il "no" al referendum
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il ministro per le Riforme Costituzionali Maria Elena Boschi, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri a Palazzo Chigi, Roma, 10 maggio 2016. ANSA/GIORGIO ONORATI

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Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Poiché non siamo fra quelli che ritengono la nostra «la Costituzione più bella del mondo», né siamo tra coloro che la reputano un testo sacro intangibile e immodificabile, che essa possa essere cambiata ci pare una delle opzioni possibili e, non ve lo nascondiamo, pure auspicabili.

La riforma Renzi-Boschi, come abbiamo cercato di illustravi qui, va però nella direzione opposta a quella da noi auspicata: anziché delegare, decentrare, mostrare fiducia nell’iniziativa altrui, tende ad accentrare, controllare, ingabbiare (lasciando, tra l’altro, immutati i privilegi delle Regioni a statuto speciale che, quelle sì, andrebbero ripensate). In più, non fa risparmiare quel che promette, né rende così rapidi i processi decisionali, come invece ci raccontano.

Insomma, noi siamo dove siamo sempre stati: ci vuole più federalismo (fino a quello fiscale), più sussidiarietà orizzontale e verticale, più fiducia nelle iniziative della società e meno Stato, questo pachiderma che va fatto uscire dalla cristalleria e limitato nel pur fondamentale ruolo di garante e controllore.

Lo sappiamo cosa state pensando, ed è anche un nostro cruccio: se vince il “no”, sarà l’ennesimo “no” di questa Italia che non riesce mai a cambiare. È vero. C’è una parte del paese – che è quella rappresentata dai vari Rodotà e Zagrebelsky, sindacati e sinistra non riformista – che è perennemente ferma a difesa dello status quo, perché lo status quo sono loro, e i loro interessi. Ma fatta così come è fatta, questa riforma costituzionale, aggravata da una legge elettorale che peggiora ancor più la situazione, ci spinge a essere per il “no”. Bisogna far uscire l’elefante dalla cristalleria, non far entrare il secondo.

Foto Ansa

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2 commenti

  1. Roberto

    Non sono per niente d’accordo.
    cominciamo a cambiare le regole del gioco eliminando alcune strutture ormai obsolete e costose.
    Poi puntiamo a vincere con un nuovo centro destra all’altezza di governare, tipo Parisi e modificando ulteriormente la riforma costituzionale secondo quelle che sono i Ns. desideri.
    Non si può dire No per non far vincere gli altri, è perdente. Bisogna cercare di vincere per cambiare le cose.
    Per la legge elettorale molto probabilmente verrà stralciata.

    1. Eremita

      Cambiare per cambiare, come quelli che lasciano la moglie per la signorina di facili costumi conosciuta su internet, che alla prima occasione gli prosciuga il conto in banca e scoprire DOPO che la moglie non era poi così male.

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