
Così il mercato spinge le nostre imprese a diventare grandi

Reggono adeguatamente a traumi come la pandemia e conflitti, hanno una redditività superiore alla media, si possono dotare degli assetti indispensabili per fronteggiare i mercati esteri sempre più complicati, investono adeguatamente in ricerca e sviluppo e hanno un più vantaggioso accesso al credito. Sono caratteristiche, delle grandi aziende, oramai necessarie per affrontare vittoriosamente i mercati, soprattutto quelli esteri.
La centralità di ricerca e sviluppo
La crescita di valore delle nostre aziende è diventata sempre più pressante. Siamo di fronte e novità inattese quanto storiche. Dobbiamo diventare interpreti del cambiamento evitando di esserne trascinati. L’automotive, per esempio, è un settore che vive un’estrema complessità a causa dei veloci cambiamenti indotti dalla transizione ecologica. Quanto richiesto all’auto presto sarà allargato ad altri settori.
L’Unione Europea incalza per andare verso l’elettrico e le aziende si chiedono quale direzione imboccare. Ma l’orientamento della Germania è decisamente diverso dal nostro in quanto è condotto dalle grandi imprese congiuntamente al governo che le partecipa in buona parte. In Germania le aziende di grandi dimensioni dispongono di centri per la ricerca e lo sviluppo e hanno anche rapporti consolidati con le università. In Italia le nostre Pmi faticano a confrontarsi col polo universitario. Sono poco organizzate e con risorse poco competenti in materia. Analogamente programmare un percorso di ricerca e sviluppo per una Pmi rappresenterebbe un costo non facilmente sostenibile.
Obiettivo: attrarre talenti e relazioni
Alla stessa stregua, le piccole imprese non possono garantire una gestione del personale professionalizzata. Per catturare talenti e accrescere le relazioni industriali occorre una struttura con competenze adeguate. Quanto più l’impresa è in grado di organizzarsi, tanto più può modificare il core business, valutare il posizionamento sul mercato e quindi creare valore aggiunto che le consenta di far fronte ai nuovo impegni.
Occorre perciò spingere sui programmi di fusioni e/o acquisizioni, guidati direttamente dalle imprese in grado di acquisire realtà integrative, magari operanti in settori diversi per attivare un adeguato cross selling al fine di evolvere un modello di business rapidamente.
2021, un anno positivo
Il 2021 è stato un anno senz’altro positivo per il M&A (Mergers & Acquisitions, ossia fusioni e acquisizioni): oltre 1.000 operazioni, per un ctv di circa 100 miliardi di euro, in crescita del 30 per cento rispetto all’anno precedente. Un quarto delle operazioni erano Italia su Italia. Il M&A è considerata oramai una strategia di crescita aziendale, che deve essere combinata con quelle correnti per linee interne.
Un aspetto senz’altro positivo è che la dimensione delle imprese che approcciano questa strategia si sta abbassando gradualmente e comincia ad attecchire anche tra le realtà minori. Per esempio, con il programma Elite di Borsa Italiana l’asticella è scesa. Si parte con operazioni di dimensioni minori anche per intraprendere un percorso di apprendimento e poi semmai crescere.
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