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Un paio di cose che non si dicono mai di Giordano Bruno, il mago

Osannato dalla pubblicistica laicista, fu occultista, misogino e antisemita. Ma oggi è esaltato per un'unica ragione: era contro la Chiesa cattolica

Giovanna Jacob
13/03/2016 - 2:00
Società
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Giordano-Bruno

Caro direttore, sul numero di Repubblica dell’8 marzo 2016, oltre agli inevitabili e scontati articoli sul quanto mai generico tema “donna”, troviamo un lungo articolo su Giordano Bruno firmato da Corrado Augias (“Revival Bruno martire del pensiero”). C’è forse qualche legame fra il vecchio eretico cinquecentesco, cui i massoni dedicarono una statua in campo de’ Fiori a Roma, e il tema dei diritti delle donne? Più che altro, io credo che ci sia un legame di causa effetto fra la propaganda anti-cattolica, che esalta gente come Giordano Bruno, e il progressivo peggioramento della condizione della donna in Occidente. Mentre i giornali della sinistra al caviale rilanciano ininterrottamente tutte le leggende nere contro la Chiesa inventate dagli illuministi, le libere donne occidentali, in aree sempre più vaste d’Europa, cominciano ad avere paura ad uscire di casa. Infatti le strade sono piene di portatori di belle-culture-altre secondo cui le donne sono solo oggetti o meglio bestiame di proprietà degli uomini. Se perdiamo un gioiello in una strada affollata, sappiamo che non lo troveremo mai più: qualcuno lo avrà sicuramente trovato e se ne sarà sicuramente appropriato senza rischiare una denuncia per furto. Analogamente i portatori di belle-culture-altre pensano che, se trovano per strada una donna “incustodita”, possono approfittarsi di lei senza rischiare conseguenze legali (non sfugga che la polizia tedesca ha ammesso che non riuscirà mai ad identificare e punire gli autori degli stupri di Capodanno).

Le donne sono soggetti, non oggetti di proprietà, solo all’interno dell’Occidente. Storicamente, le donne hanno cominciato ad essere persone solo nel momento in cui quell’uomo in Palestina si fermò a parlare con una donna, irritando i suoi discepoli: «Si meravigliavano che stesse a parlare con una donna». Di sua madre si dice che è “Madre di Dio”, della sua Chiesa si dice che è sua “Sposa”. Da Cristo e dalla sua Sposa nacque la civiltà occidentale, che si è radicata in Europa, in America e da qualche altra parte. Ma poco più di due secoli fa, gli intellettuali occidentali hanno cominciato a calunniare la madre dell’Occidente, la loro madre. I libri di storia descrivono i cristiani dei secoli passati come un branco di ignoranti superstiziosi assetati di sangue (mentre descrivono i musulmani dei secoli passati come dei tolleranti e pacifici cultori della scienza e delle arti). Convinta che il cristianesimo sia dunque una religione orribile, la gente finisce per credere che qualunque altra religione debba per forza essere migliore di quella cristiana. E così permettono ai portatori di belle-religioni-altre e belle-culture-altre che degradano la donna ad oggetto (per tacere d’altro) di invadere l’Occidente senza colpo ferire.

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Riepilogando, non si può esaltare l’emancipazione della donna ed allo stesso tempo esaltare Giordano Bruno ossia denigrare la Chiesa. Oltretutto, nel suo lungo articolo Corrado Augias avrebbe potuto anche riferire, tanto per restare in tema con l’8 marzo, che il vecchio eretico riteneva che le donne fossero delle creature inferiori, idiote e ripugnanti (e tuttavia il brav’uomo, che si era pure fatto domenicano e sacerdote, non disdegnava di prendersi piacere, con e senza compenso, con quante più idiote ripugnanti possibili). Dopo averci spiegato che in un’opera (De l’infinito universo e mondi) Bruno ipotizza che nell’universo ci siano innumerevoli pianeti come il nostro, Augias avrebbe potuto anche fare presente, per completezza, che in un’altra opera (De Vinculis) Bruno descrive una serie di pratiche magiche, da lui personalmente testate, che permetterebbero di piegare le persone alla propria volontà: «Ritmi e canti che racchiudono efficacia grandissima, vincoli magici che si realizzano con un sussurro segreto…»

Convinto di avere i poteri necessari per dominare le forze della natura, Bruno propagandava una religione magico-pagana di sua invenzione… Ma insomma, Augias e i quaranta autori dello studio di cui parla nel suo articolo (Giordano Bruno. Parole, concetti e immagini, Edizioni della Normale di Pisa) sono davvero sicuri che Bruno fosse quel precursore del moderno pensiero scientifico di cui ci parlano? Anche fingendo di ignorare le sue formule magiche, la tesi esposta in De l’infinito universo e mondi non è che sia poi tanto in linea con le scoperte della scienza moderna. Se Bruno credeva che l’universo avesse una estensione infinita e una durata infinita, invece la scienza moderna ha dimostrato che l’universo ha avuto un inizio (il Big Bang), avrà una fine ed ha pure una estensione precisa. Se la tesi dell’infinità e dell’eternità dell’universo (che peraltro Bruno prende da Averroè) esclude la creazione divina, invece il Big Bang, se non lo esclude, perlomeno mette in difficoltà l’ateismo sistematico.

E sono sicuri Augias e gli altri quaranta, come i ladroni, che Bruno non piaceva agli inquisitori perché era troppo avanti per i suoi tempi? Mah. Per farla breve, nel 1591 Bruno soggiornava a casa del nobile Mocenigo, a Venezia. Quando si accorse che quello strano domenicano esercitava oscure pratiche magiche in casa sua (e forse se la faceva pure con sua moglie), Mocenigo consegnò Bruno all’inquisizione di Venezia, che a sua volta lo consegnò all’inquisizione di Roma (il Sant’Uffizio), che lo mise subito sul banco degli imputati. Presieduto da Bellarmino, il processo a Bruno durò quasi dieci anni. Gli inquisitori erano dell’idea che, una volta terminato il processo, sarebbe bastato rinchiudere l’ex domenicano in un qualche sperduto convento domenicano per renderlo inoffensivo e indurlo al ravvedimento. Ma quando un compagno di cella del Bruno riferì loro qualche oscuro segreto che gli era stato confidato dal mago stesso, Bruno fu consegnato precipitosamente al “braccio secolare” (la giustizia civile), che gli inflisse la pena del fuoco.

Non sappiamo di quali sconvolgenti segreti fosse a conoscenza il compagno di cella di Bruno. Quello che sappiamo è che Bruno fantasticava da tempo di soggiogare il Papa con le sue formule magiche, prenderne il posto e sostituire la religione cristiana con la sua religione magico-pagana in tutti i territori della Chiesa. In effetti, egli faticava a nascondere il suo odio per Cristo (cui rivolgeva continuamente terribili bestemmie), per i cristiani e pure per gli ebrei (che in un’opera chiama «escrementi d’Egitto»). Probabilmente gli inquisitori pensavano che, se fosse stato lasciato libero di propagandare la sua strana religione, Bruno avrebbe potuto anche trovare dei seguaci e, con loro, svolgere delle attività sovversive contro la Chiesa. In un’epoca in cui i cattolici e i protestanti se la davano di santa ragione in tutta Europa, la priorità degli inquisitori era di spegnere tutti i focolai di nuove, possibili guerre di religione.

Bruno appariva particolarmente pericoloso agli inquisitori soprattutto perché aveva avuto dei contatti con Elisabetta d’Inghilterra, una tiranna spietata che nel suo regno aveva messo la fede cattolica fuori legge e perseguitava quanti volevano rimanere fedeli al Papa. Si dice che, se ne avesse avuto la possibilità, non avrebbe esitato ad organizzare una spedizione militare contro Roma.

Augias ovviamente evita di menzionare uno dei più importanti studi su Bruno apparsi negli ultimi decenni: Giordano Bruno e il mistero dell’ambasciata (Garzanti nel 1991) di John Bossy, grande storico britannico recentemente scomparso. Sbarcato a Londra il 7 aprile del 1583, il mago italiano riuscì ad entrare rapidamente nelle grazie della regina Elisabetta, grande appassionata di magia e di occultismo. Il 20 aprile del 1583 Sir Francis Walshingham, capo dei servizi segreti di sua maestà britannica, ricevette la prima di una serie di informative provenienti dalla casa dell’ambasciatore francese De Castelnau, che aiutava di nascosto alcuni cattolici inglesi a svolgere attività contro la regina. Guarda caso, calligrafia del misterioso autore delle informative appare identica alla calligrafia del Bruno. E guarda caso Bruno in quella casa svolgeva attività di sacerdote e confessore. Probabilmente, i dissidenti cattolici che bazzicavano per l’ambasciata si lasciavano sfuggire molti dettagli sulle loro attività sovversive nel confessionale, dove ad ascoltarli e prendere nota c’era un traditore. Dunque Bruno, prima di essere lui stesso tradito dal compagno di cella, aveva tradito molte persone, violando il segreto del confessionale. Per effetto delle delazioni del Bruno, il cattolico Francis Trockmorton fu arrestato, atrocemente torturato e condannato a morte, mentre e lo stesso ambasciatore De Castelnau fu espulso dall’Inghilterra e finì in rovina. Oltretutto, girava voce che in gioventù Bruno avesse commesso un omicidio. C’era proprio bisogno di innalzare un monumento ad un simile individuo, pace all’anima sua?

Se la poco edificante storia di Giordano Bruno ci insegna qualcosa, è che per avere buone possibilità di essere esaltati sui libri di storia non è necessario dare contributi fondamentali al progresso dell’umanità: basta essere contro la Chiesa. Dal momento che la Chiesa è madre della civiltà occidentale (tutti i valori occidentali coincidono con i valori cristiani), l’odio verso la Chiesa finisce per distruggere negli occidentali la volontà di difendere la loro civiltà dalla barbarie. A scuola ci insegnano che il cristianesimo è una religione maschilista e intanto le strade si riempiono molestatori e violentatori che professano un’altra religione. A scuola insegnano che i crociati erano dei criminali e intanto i tagliagole si avvicinano a Roma. Per questo bisogna combattere con ogni mezzo le leggende nere contro la Chiesa.

Il problema è che i cattolici non solo non combattono contro le leggende nere ma le credono vere. D’altra parte, sono intimoriti dalla continue richieste di scuse avanzate dagli anticattolici: “Dovete chiedere scusa, ve lo ordina il Papa!”. Ai pochi cattolici che smettono di chiedere scusa e cercano di dimostrare che non c’è molto di cui chiedere scusa, dicono: “Stai disobbedendo al Papa, stai peccando di orgoglio!” In realtà, chiedendo pubblicamente scusa per gli errori commessi dai cattolici nel corso della storia, papa Giovanni Paolo II non intendeva confermare le leggende nere contro la Chiesa, al contrario: invitava le persone a rendersi conto che i meriti della Chiesa sono molto più numerosi delle colpe dei singoli cattolici.

I cattolici devono capire che combattere contro le leggende nere non significa difendere il proprio orgoglio, ma salvare la verità. Continuare a chiedere scusa e a porgere l’altra guancia non è umiltà: è connivenza con le menzogne che tengono la gente lontana dalla fede. “Se la Chiesa ha compiuto tutti questi crimini”, pensa infatti la maggior parte della gente, “allora la Chiesa non può essere divina”. “Se il cristianesimo è tanto oscurantista”, pensa, “allora l’islam non può che essere migliore”.

Infine, le leggende nere allontanano i cattolici stessi dalla Chiesa. Convinti che, nei secoli passati, i cattolici non abbiano fatto altro che commettere crimini contro l’umanità, i cattolici di oggi distinguono fra Chiesa del presente e Chiesa del passato e chiedono alla prima di ripudiare la seconda, come se la prima e la seconda non fossero una. E cominciano a sognare una Chiesa senza passato, senza storia, senza cultura, senza tradizione, senza autorità, senza gerarchia che si tiene rigorosamente alla larga dal “fango” della politica, dell’economia e della storia. In sostanza, sognano una Chiesa senza corpo. Ma la Chiesa deve prendere corpo e camminare sulle fangose strade della storia umana. Cristo si è infatti incarnato e l’ha presa in sposa.

Tags: corrado augiasGiovanni Paolo II
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