«Cosa mi piacerebbe raccontare a Dio Padre»
Il 18 ottobre è morto in un incidente stradale ad Albese con Cassano (Co) Raffaele Tiscar, 65 anni. Tiscar viveva a Como dal 2010 e ricopriva la carica di presidente del Consorzio erbese per i servizi alla persona.
Manager di grandi doti, fu deputato nelle fila della Dc negli anni Novanta, consigliere comunale e assessore a Firenze e vice segretario generale della Presidenza del consiglio dei ministri durante il governo di Matteo Renzi. Negli ultimi anni, si era molto legato all’esperienza di Cometa, che si occupa di accoglienza e formazione di minori in quel di Como. Assieme alla moglie Paola aveva accettato di prendere quattro ragazzi in affido.
Raffaele – o “Lele” come tutti lo chiamavano – raccontò questa sua esperienza di nuova paternità durante un incontro tenutosi il 5 marzo 2016 a Firenze, in occasione della presentazione del libro di mons. Luigi Negri Il cammino della Chiesa organizzato dalla Fondazione Internazionale Giovanni Paolo II per il Magistero Sociale della Chiesa.
Essere padri e madri
Un intervento lungo e intenso, nel quale Tiscar raccontò di essere stato molto colpito e di pensare spesso a una frase di don Giussani che diceva essere «insopportabile vivere una vita inutile». Partendo da quello spunto, i coniugi Tiscar avevano preso in affido i ragazzi; una scelta che Raffaele spiegava con queste parole:
«I Figini (iniziatori dell’esperienza di Cometa, ndr) hanno raccolto un po’ di frasi che don Giussani diceva loro quando li incontrava. Ci sono alcune perle, innanzitutto quella domanda: “Ma, alla fine, che cosa si racconta al Padre?”. Alla fine è dal Padre che è nei cieli che si arriva, quindi il vero tema credo sia che cosa gli si dica: “Ho fatto discorsi?”, “Ho partecipato a tanti incontri?”. Diceva don Giussani: “La vostra santità, cioè l’essere padri e madri, passa dall’accoglienza di tutti questi vostri figli. Questo è ciò che racconterete a Dio Padre nei cieli”. Alla fine, che si sia sposati, sacerdoti, single o consacrati… alla fine Dio ci ha dato questa magnifica apertura perché si possa essere padri e madri, come strumenti di generazione di quello che Lui vuole. È questo che a me piacerebbe poter raccontare a Dio Padre. Raccontare di come lui è stato capace di generare la vita nelle cose che io faccio. Perché la vita la genera lui, non io».
Foto Ansa
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