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Cosa ci fanno gli ultranazionalisti xenofobi nel nuovo governo “europeista e democratico” dell’Ucraina?

Sono quattro i membri dell'esecutivo di Kiev affiliati a Svoboda, e non esattamente in posizioni secondarie. Ecco chi sono e cosa pensano

Rodolfo Casadei
16/03/2014 - 4:30
Esteri
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L’Ucraina post Yanukovich è davvero il primo paese europeo dopo la Seconda Guerra mondiale governato da nazisti, oppure questa affermazione è solo mistificatoria propaganda moscovita congegnata per denigrare l’esecutivo nazionalista che il 22 febbraio scorso ha preso il potere?

La risposta all’interrogativo non può ridursi a definire trascurabile la presenza estremista nel nuovo governo ucraino. I ministri del nuovo esecutivo affiliati a Svoboda, il partito ultranazionalista e xenofobo che ha alimentato le violenze della piazza, sono ben quattro, e comprendono un vice primo ministro, Oleksandr Sych, e addirittura il ministro della Difesa, l’ammiraglio Ihor Tenyukh. Ed è ancora di Svoboda il nuovo procuratore generale della repubblica Oleh Makhnitsky, l’uomo che ha spiccato il mandato di cattura internazionale contro il deposto presidente Yanukovich. Andriy Parubiy, il segretario del Consiglio nazionale per la sicurezza e la difesa, è stato un co-fondatore di Svoboda, che allora si chiamava più sinistramente Partito Social-Nazionale dell’Ucraina, ed è approdato solo due anni fa nel partito della Tymoshenko Unione Pan-Ucraina Patria. Di simpatie ultranazionaliste e xenofobe sono il vice di Parubiy, il fiammeggiante Dmitry Yarosh, e il ministro dell’Istruzione Serhiy Kvit. Si tratta del leader carismatico e dell’intellettuale di punta di Praviy Sektor, Settore Destro, la componente più aggressiva dei manifestanti di piazza Maidan, punto di convergenza di vari gruppuscoli estremisti organizzati in forma paramilitare, responsabili dell’apparizione in piazza di simboli esplicitamente neonazisti.

Svoboda ha assunto il corrente nome nel 2004. Prima di allora, come detto sopra, si chiamava Partito Social-Nazionale dell’Ucraina e il suo emblema era il “dente di lupo”, un simbolo adottato da molte unità militari nella Germania nazista e riproposto dopo la guerra dai gruppuscoli neonazisti: in Germania la sua esposizione è proibita. In quell’anno il nuovo e tuttora leader Oleh Tyahnybok (foto a sinistra) cambiò il nome e iniziò i suoi sforzi per dare al partito un’immagine moderata. Ma nello stesso anno fu espulso dal gruppo parlamentare di cui faceva parte per aver invitato il popolo ucraino a combattere la «mafia ebraico-moscovita»; l’anno seguente firmò con 17 esponenti del partito una lettera aperta al presidente filo-occidentale Yuschenko perché fermasse le «attività criminali» del «giudaismo organizzato», che attraverso la cospirazione di organizzazioni come la Anti-Defamation League intendeva compiere un «genocidio» contro il popolo ucraino. Nel 2010 definì John Demjanjuk, il collaborazionista ucraino condannato per complicità nello sterminio di 37 mila ebrei, «un eroe che lotta per la verità».

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Il suo vice, il deputato Yuriy Mykhalchyshyn, nel 2005 fondò il Centro di ricerca politica Joseph Goebbels, successivamente intitolato a Ernst Jünger. Nel 2010 Mykhalchyshyn scrisse un libro pieno di citazioni dai principali teorici nazisti: Ernst Röhm, Gregor Strasser e Goebbels. Il sito internet del suo Centro di ricerca politica, chiuso e riaperto più volte, attualmente si chiama Nachtigal88.livejournal.com. Nachtigal, cioè allodola, è il nome di uno dei battaglioni di volontari ucraini che nel 1941 combatterono al fianco delle truppe naziste che avevano invaso l’Unione Sovietica; 88 è un numero in codice che sottintende il saluto nazista “Heil Hitler!” (la H è la lettera numero 8 dell’alfabeto). Nel 2012 i militanti di Svoboda a Leopoli hanno divelto le targhe stradali di via della Pace e le hanno sostituite con l’indicazione via Nachtigal.

Le provocazioni antisemite di deputati e semplici militanti di Svoboda e affini sono proseguite fin quasi alla vigilia delle proteste di Maidan. «La manifestazione di Cherskasy, una cittadina 100 miglia a sud-ovest di Kiev, è diventata violenta dopo che sei uomini si sono tolti le giacche e hanno mostrato la scritta sulle magliette “Picchia gli ebrei” e “Svoboda”», scriveva nell’aprile di un anno fa la Jewish Telegraphic Agency. In quello stesso mese Oleg Pankevich, un altro deputato di Svoboda, ha preso parte a una cerimonia di commemorazione del 70esimo anniversario della creazione della Divisione Galizia, creata nell’aprile 1943 da Otto von Wachter, il comandante nazista della regione ucraina della Galizia. Per i tedeschi si trattava della 14esima Divisione granatieri delle Waffen SS.

I simboli nazisti
Se queste sono le premesse, non è strano che molte testate internazionali abbiamo notato la presenza di simboli nazisti e neofascisti nei luoghi investiti dalle proteste di Maidan. Ha scritto l’israeliano Haaretz, che pure in linea generale solidarizza coi manifestanti anti-Yanukovich: «Manifestanti armati e mascherati brandivano simboli nazionalisti collegati al fascismo del passato. Essi includevano la croce celtica, che in molti gruppi contemporanei ha sostituito la svastica, e il dente di lupo che è stato usato dalle SS. Era presente anche il simbolo occultistico del Sole nero, con cui il Terzo Reich adornò il pavimento del salone di un castello (quello di Wewelburg, ndr)». Più precisamente, il Sole nero (o Ruota solare) è il simbolo della componente esoterico-misterica del nazismo.

Oleksandr Feldman, presidente del Comitato ebraico ucraino e fondatore del Kiev Interfaith Forum, ha raccontato così sulle pagine dell’Huffington Post l’imbarazzante sceneggiata a cui ha assistito durante le proteste: «Mi è diventato tutto chiaro durante uno sketch umoristico basato sulla tradizione popolare ucraina, recitato sul palcoscenico principale degli eventi di Maidan. La recita metteva insieme la nascita di Gesù e gli eventi della politica ucraina contemporanea. Fra gli attori della farsa c’era un parlamentare di Svoboda di nome Bogdan Benyuk. Indossava un abito nero e riccioli laterali per interpretare lo stereotipo del tipico ebreo ortodosso maneggione, di nome Zhyd (un termine peggiorativo che indica gli ebrei, ndr), che creava ostacoli al neonato Gesù e si mostrava disponibile ad accettare tangenti da re Erode e dal presidente Yanukovich per aiutarlo a sopprimere le proteste. (…) Alla fine però l’ebreo cambia schieramento e si unisce all’opposizione, quando apprende che per ordine di Erode/Yanukovich le forze speciali del regime si preparano a uccidere il neonato. Al pubblico viene spiegato che il personaggio cambia le sue posizioni non per un tardivo soprassalto di coscienza, ma perché “Non c’è combattente più temibile di un ebreo spaventato”».

Secondo il britannico Guardian a Svoboda e a gruppi estremisti simili era affiliato un terzo dei manifestanti, ma la quasi totalità dei membri dei cosiddetti gruppi di autodifesa. Forse prima di celebrare quello di Maidan come un irreprensibile movimento europeista e democratico serve qualche riflessione.

@RodolfoCasadei

Tags: crisi ucrainagoverno ucrainaGuardianhaaretzhuffington postkievnazionalistinazistineonazistipiazza maidanrivolta ucrainasvobodaTymoshenkoUcrainavictor yanukovichYanukovichYulia Tymoshenko
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