Contro la Messa in Tv (in forma di spettacolo)

Di Guido Clericetti
28 Dicembre 2021
Anziché perdersi in immagini che distraggono lo spettatore, non si potrebbe pensare a trasmissioni più spartane e più adeguate al sacro rito?
Santa Messa in Duomo a Milano

Santa Messa in Duomo a Milano

Questo Natale, costretto in casa da un’inattesa quarantena, invece di andare a Messa in parrocchia mi sono dovuto accontentare di quella televisiva, proprio come si faceva l’anno scorso ai tempi della fase acuta della pandemia e del non dimenticato lockdown. Era la messa su Rai Uno, ripresa e concessa da Vatican Media, il canale televisivo ufficiale del Vaticano che ne ha ormai il monopolio. E ancora una volta ne sono rimasto deluso.

Divagare di telecamere

C’erano, come d’uso, il consueto divagare delle telecamere sul totale e i particolari della chiesa ospitante, i dettagli del crocefisso, gli affreschi, i fedeli, i coristi e gli intensi primi piani del celebrante, delle sue mani, dell’ostia, del calice… c’era tutto, tranne forse la Messa.

Certo non sono un liturgista ma penso di essere, probabilmente e modestamente, il massimo esperto di ripresa di celebrazioni eucaristiche in Tv dall’altra parte dello schermo: per dieci anni infatti, essendo uno degli autori del programma itinerante di Rete 4 La domenica del villaggio – programma che dalla Cei aveva ottenuto al suo interno la trasmissione in diretta della Messa dalle località dove ci trovavamo – ho partecipato per non so quante domeniche mattina alla diretta della funzione religiosa in chiese di tutt’Italia.

Panoramiche e zoomate

Ho potuto quindi osservare “dal vivo” il lavoro dei cameramen con la macchina a spalla, preparatissimi professionisti che conoscevo personalmente, e seguire le loro accurate ricerche di inquadrature suggestive, le loro discrete salite sugli amboni, le loro corsette chinati per non entrare in campo, le dettagliate esplorazioni di quadri, affreschi, statue e decorazioni varie (assolutamente incomprensibili ai più, oggi) e le frequenti panoramiche dei fedeli con zoomate su belle ragazze devote, su bambini sorridenti, su anziani assorti in preghiera e sui sacerdoti intensamente concentrati.

Regista e cameraman

Va infatti spiegato che in realtà a riportare al pubblico a casa lo svolgersi della messa in Tv non è il regista bensì la creatività degli operatori alle telecamere, secondo il loro gusto, la loro curiosità, la loro iniziativa: il regista dà soltanto i comandi per mettere in onda via via le immagini che gli piacciono di più o le più significative.

A volte, anzi, capita anche che deleghi il compito al mixer, il tecnico del missaggio, mentre lui lascia tranquillamente il pullman delle esterne per andare a prendersi un caffè o a fumarsi una sigaretta.
Del resto è quello che succede ogni volta e dovunque quando la mission della troupe è di riprendere una qualsiasi manifestazione noiosa, dalla sfilata del 2 giugno al carnevale di Viareggio.

Et de hoc satis.

Per via dell’insoddisfazione non soltanto mia di credente addetto ai lavori, sul come studiare un modo più appropriato di trasmettere in televisione la messa ne ho almanaccato anni fa con Popi Nocita, amico e regista di fama; ne ho anche scritto a Aldo Grasso, l’illustre e competente critico televisivo del Corriere, chiedendogli se poteva sollevare autorevolmente la questione negli ambienti ortodossi e profani più sensibili.

E poi, parecchio tempo dopo, mi è invece inaspettatamente capitato di imbattermi in alcune Messe in Tv dirette e coinvolgenti grazie a cui ho davvero seguito da casa la celebrazione liturgica in streaming partecipandovi.

Virtuale e presenza

Peraltro proprio poco prima avevo letto su Avvenire (29/7/2920) che papa Francesco, durante «il doloroso digiuno eucaristico» del lockdown , a proposito della sospensione delle celebrazioni pubbliche e la soluzione delle trasmissioni mediatiche, aveva ribadito che nessuna «trasmissione virtuale può sostituire la presenza reale del Signore nella celebrazione eucaristica».

Tuttavia – come ho detto – mi è capitato proprio in quel periodo, e per ben tre volte, di assistere da casa a messe che mi hanno davvero preso e reso partecipe, che mi hanno cioè permesso di prendere intimamente parte da telespettatore al rito religioso come non mi è più successo poi né mi era mai successo in precedenza, quasi come in chiesa.

Tre esempi

Un primo caso è stata la spartana e disadorna celebrazione domenicale per gli amici di Cl di don Eugenio Nembrini dal cortile di casa sua, davanti a una telecamera fissa sull’officiante e sul suo tavolo domestico adattato ad altare per l’ufficio divino.

Il secondo la domenica successiva: fisicamente la situazione era la stessa, ma i sacerdoti erano due, in concelebrazione comunitaria, con la valida variante dell’officiante ospite che ha preso posto a favore dell’inquadratura per leggere le letture previste.

Il terzo caso aveva ben altra solennità ma un’identica forza comunicativa: era una Messa domenicale nientemeno che dal Duomo di Milano, con telecamera principale di nuovo fissa sul celebrante e l’altare con un’altra per le letture, senza sfoggio di distraenti funambolismi e impreziosismi arzigogolati ma solenne e potente, accresciuta dall’austerità della cattedrale.

Una urgenza

Potrebbe dunque essere questa, ho pensato e continuo a sperare, una via per il cambiamento e il rinnovamento della “trasmissione virtuale” della Messa? O comunque un incentivo ad abbandonare l’insulso e inadeguato vagolare di immagini devianti l’attenzione sui teleschermi dei credenti, spesso impossibilitati alla presenza in chiesa ma che intendono partecipare, anche se solo tecnologicamente, al sacro rito?

E forse (e qui in cauda venenum) è a questa urgenza che dovrebbero seriamente dedicarsi i meticolosi liturgisti vaticani invece di inventarsi superflui quanto impopolari ritocchi ai testi della Messa e del Padre nostro.

Foto Ansa

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1 commento

  1. CARLO CANDIANI

    Fin da ragazzino, quando sono malato durante una festa religiosa, partecipo alla liturgia attraverso la radio. Anche per me assistere la messa in tele mi dà sempre l’impressione di uno spettacolo, mi crea tanta distrazione.
    Positiva invece, è stata l’esperienza della messa quotidiana del Papa da Santa Marta nei primi mesi della pandemia.
    Riprese fisse, semplicità di comunicazione, ma soprattutto i minuti di silenzio dopo la comunione con la telecamera fissa sull’ ostensorio.
    Uno straordinario momento per affidare la giornata al Signore.
    Dovrebbe essere questo il modello.
    Grazie Guido della tua riflessione.

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