Sabato scorso i signori Jameson hanno finalmente potuto stringere tra le braccia la loro creatura. Una bambina bella e sana. I fortunati genitori non hanno resistito alla tentazione di condividere la loro gioia sui social network, annunciando al mondo intero la sua nascita: «Hashtag Jameson è nata ieri sera alle 22, pesa tre chili e seicento grammi e noi la amiamo moltissimo». Come come come? Hashtag? Alla neonata è stato dato il nome di una parola nata tra le timeline di Twitter. Citazione testuale da Wikipedia: “Gli hashtag sono parole o combinazioni di parole concatenate precedute dal simbolo # (cancelletto) utilizzate in alcuni social network per creare delle etichette”.
CANCELLETTO. La piccola ha già il destino segnato. Ogni volta che all’asilo arriverà qualche bimbo dal nome strano, Oceano, Apple, Nathan Falco o Arizona che sia, lei non potrà fare altro che solidarizzare con l’altro malcapitato: «Ciao piccola Mela, io sono Cancellettoetichetta, per gli amici Canc». Per non parlare di quando avrà a che fare con i social network: «Ciao sono #Hashtag». Una vita destinata alla battuta continua.
FACEBOOK. La piccola Hashtag Jameson è comunque in buona compagnia. Lo scorso febbraio un papà egiziano ha chiamato suo figlio Facebook, in onore del ruolo giocato dal social network nella rivoluzione egiziana del 25 gennaio del 2011. Un intento sicuramente più nobile, ma il risultato non cambia. Intanto su Facebook è già nata la pagina “Giustizia per Hashtag Jameson”, che però ha solo 4 fan in più della pagina pubblica della piccola, creata dai genitori 11 ore fa e seguita da 20 persone. Che speriamo non abbiano chiamato i loro figli Twitter o Like.