
L’ultimo campione misterioso l’ha indovinato Davide, uno che fa le doppiette a San Siro
La storia di Emanuele Giaccherini è un po’ la sua. Anche se Davide ha smesso di giocare a calcio da ormai due anni e invece di andare avanti indietro dalla Toscana a Cesena come faceva qualche anno fa il jolly bianconero, lui invece saliva e scendeva dalla Valsassina a Lecco per mettere la maglia biancorossa del Gsg, piccola squadra di calcio a sette. E se il Giak quand’era ragazzino rischiò di dover smettere di giocare a pallone per un’asportazione della milza, anche Davide si trovò in una situazione simile, se non peggiore, quando aveva 17 anni: un incidente in moto lo mandò in ospedale, per due settimane rimase pure in rianimazione. Ma si riprese bene, e in fretta poté tornare a fare gol sotto il campanile di San Niccolò.
SOGNANDO VIALLI. L’ultimo profilo del campione misterioso non poteva non premiare un tifoso juventino. Era facile arrivare al centrocampista aretino rivelatasi l’arma segreta di Prandelli in questa Confederations Cup, a maggior ragione per Davide Ripamonti, ingegnere classe 1985 (proprio come Giaccherini) fulminato in età tenera dalle prodezze di Del Piero e Vialli. Pinturicchio gli piaceva, ma tra i due preferiva le rovesciate dell’ex doriano, così quando la scuola calcio del Lecco lo mise in campo per un paio d’anni lui scelse di fare la prima punta. «Ma ero scarso, e pagavo anche i chili di troppo. Quando cominciai le medie cambiai squadra e iniziai a giocare a sette». C’è un momento di quegli anni che non riesce a scordare, e che ancora lo fa sorridere: «Fu quando riuscii a finire per la prima volta una sessione di corsa insieme al resto della squadra. Di solito rimanevo sempre indietro, fiato corto e passo pesante. Quel giorno no. Il mio allenatore mi fece fare pure un applauso dal resto della squadra».
EXPLOIT SAN SIRO. Poi la pancia di stagione in stagione è calata, da terzo portiere che era si è ritrovato fare la punta e per più di 10 anni non ha mai smesso di vertire il biancorosso. Non che abbia mai segnato tanto, «però posso dire di essermi tolto lo sfizio di fare gol a San Siro». Cioè? «È successo tutto poche settimane fa, grazie all’associazione di volontariato con cui collaboro». Davide da un paio d’anni infatti va in ospedale a fare il clown per i bambini malati, cercando di rendere più sopportabile la loro degenza tra operazioni e ricoveri. La cosa in pochi mesi lo ha coinvolto al massimo, tanto da portarlo pure in Croazia a fare assistenza in un ospedale per bambini disabili. La storia però ha anche una sua componente sportiva: perché ogni anno è un rito la calcettata tra i clown di Milano e quelli di Lecco, a voler tenere viva una rivalità tra metropoli e provincia anche nei reparti di pediatria. E poi poche settimane fa ha avuto pure la possibilità di scendere sul sacro verde di San Siro: «Era solo una partita di beneficienza, volontari contro bambini. Han vinto loro ovviamente, però io son riuscito a firmare pure una bella doppietta!». Cosa che Giaccherinho, a San Siro, non è mai riuscito a fare.
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