
Come i barbari, cambiati da un incontro
L’intervista di Don Giussani durante il Meeting e il suo intervento, rappresentano il più toccante approfondimento del titolo “La contemplazione della Bellezza, il sentimento delle cose”. Si percepisce che tutta l’inquietudine del nostro animo, tutto il nostro sangue che bolle, mentre fa tutto, cerca in realtà una cosa sola: l’Avvenimento di un incontro. Per questo il desiderio di giustizia in molte persone, proveniente dall’esperienza comunista, da Caprara in giù, il senso di uno Stato laico che assicuri una convivenza ordinata e uno sviluppo per la società come ha richiamato Pera, la voglia di fare di tanti imprenditori, come quelli delle macchine utensili, suscitano una naturale simpatia in chi crede. Ma non si può negare che l’avvenimento di un incontro cristiano accada molte volte di più di quante il cuore ne sia consapevole. Anche il nostro tempo è un susseguirsi di miracoli che rendono continuamente possibile l’impossibile. I favelados che prendono coscienza della loro condizione di uomini, mossi dalla fede; le opere di carità che anche in Italia nascono per i giovani deviati (come a Carate o a Varese); i giovani che nella nostra società, invece di lamentarsi sanno ripercorrere la storia dei loro padri, facendo imprese, ne sono testimonianza. Ma più accadono miracoli, più si ha bisogno di riconoscerne l’origine, la Presenza che parla al sangue che bolle. Il nostro cuore si quieta per poi domandare ancor più profondamente quando diventa consapevole del Nome che sta dietro questo Avvenimento, quando dice “Gesù”. Per questo i giovani affollano incontri dove si parla di santi del nostro tempo come Pampuri o Moscati, dove storici dell’arte – come Marco Bona Castellotti – parlano della bellezza in Sant’Agostino e San Tommaso, dove un principe della Chiesa ricorda «L’essere colpiti e conquistati attraverso la bellezza di Cristo». Ma la pace del cuore è più profonda e duratura quando qualcun altro riconosce con noi il “caldo” del ventre di Maria di cui parla Giussani commentando Dante, il “caldo” del volto di un carisma. Questo caldo genera quando migliaia di persone sono contemporaneamente coscienti di Lui. è ciò che avviene al Meeting dove si percepisce come esperienza e desiderio lo slogan “Pace e amicizia tra i popoli”. Perciò si possono ascoltare ebrei e palestinesi che discutono, Padoa Schioppa che riflette sull’11 settembre, David Forte che mette in luce il nesso tra islam e America, l’ambasciatore marocchino che porta il saluto del suo Re. Per questo pur vivendo una quotidianità eccezionale si desidera tanto incontrarsi di fronte al mondo una volta all’anno, perchè i nostri occhi guardino alla speranza. E tornati dal Meeting, non si può più vivere al di sotto di questo livello di stupore, di conoscenza, di dialogo fra anime, di intimità amorosa e verginale, di poesia, di fede. Cosa c’è di più ragionevole allora del desiderare che il proprio figlio partecipi di questa esperienza, come hanno detto Arbore e Versace? Quando si è così toccati come si fa a parlare e trattare la politica con Berlusconi e Prodi, gli affari, le persone, il lavoro, la natura, le cose come prima? Si capisce perché i barbari, gli stessi che prima avevano distrutto monasteri, chiese e case hanno costruito la civiltà cristiana, evangelizzati e conquistati dall’esperienza di chi avevano tentato di distruggere. Si capisce perché solo movimenti di uomini toccati dalla poesia dell’Essere, vibrante di fede sono aperti, amici degli altri uomini e dell’imprevisto, veramente laici.
Giorgio Vittadini
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