Mille miliardi non bastano? Facciamo tremila. Ieri il parlamento di Strasburgo ha approvato il grande piano verde promosso dalla presidente della commissione Ursula Von der Leyen. Nelle intenzioni dei promotori esso dovrebbe abbattere del 40 per cento le emissioni inquinanti europee entro il 2030, puntando all’impatto zero entro il 2050. Nel piatto, scriveva ieri Repubblica, sono già pronti «mille miliardi per i prossimi 10 anni». Ma poiché la bestia ambientalista è sempre affamata, c’è già chi dice che mille miliardi siano troppo pochi e che ne servirebbero almeno il triplo.
Soldi per il nucleare?
Ora, a parte il fatto che le cifre continuano a cambiare e che molto ancora è da concordare, sarebbe interessante capire “chi” ci metterà tutti questi soldi, “come” e a chi saranno poi redistribuiti. Ieri, sempre, Repubblica scriveva che la Francia di Macron «potrebbe ottenere di finanziare con denaro statale il suo nucleare» (che ne dicono gli ambientalisti italiani?).
In molti presentano il Green New Deal come una nuova rivoluzione industriale, capace di rilanciare la stanca Europa. Ma è proprio così, oppure è, al contrario, l’estremo tentativo degli ambientalisti di convincere gli scettici? Una risposta a questa domanda l’ha data il 9 gennaio sul New York Times il premio Nobel per l’economia Paul Krugman con un articolo intitolato “Australia Shows Us the Road to Hell”.
Quei furboni di destra
Prendendo spunto dai roghi che divampano in Australia, l’economista sposa appieno il punto di vista ambientalista che incolpa il cambiamento climatico. Krugman, però, nota anche che, nonostante la causa sia nota, tuttavia «il governo anti-ambientalista australiano pare assolutamente indifferente». Non solo: molti media e molte persone continuano a negare quella che per i verdi di tutto il mondo è un’evidenza.
Insomma, esistono i negazionisti e tutto ciò è incomprensibile. Anche il fatto che sempre più persone colte e istruite votino a sinistra, di fronte a una massa di zotici che vota a destra, non basta. Infatti, spiega l’economista, i repubblicani che hanno «un alto livello di istruzione» e sono «ben informati» negano il cambiamento climatico perché al servizio delle loro élite politiche. In altri termini: o non capiscono o, se capiscono, stanno con gli inquinatori.
Enfasi maggiore
Poiché rinunciare non si può (“la Terra è in fiamme”, per dirla alla Greta), che fare? Ecco spiegato, apertis verbis, il trucchetto con cui “vendere” l’idea agli scettici e ai tiepidi:
«Sto rileggendo un discorso del 2014 del politologo Rober Keohane che suggeriva che un modo per superare lo stallo politico sul clima potesse essere con “un’enfasi maggiore sui grandi progetti infrastrutturali che creano posti di lavoro”. In altri termini, un Green New Deal».
Ora è tutto più chiaro.
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