L'esistenza umana e poetica tormentata dell'autore di uno dei più «alti canti religiosi» dell’arte contemporanea
Il poeta Clemente Rebora (1885-1957)
Nella Europa della Belle Époque, nel 1885, nasceva a Milano Clemente Rebora. Era il giorno dell’Epifania, ma per quella famiglia la ricorrenza religiosa non importava granché. Il padre Enrico, garibaldino a Mentana, ligure di origine, era approdato a Milano per lavorare alla Gondrand, una società di trasporti multinazionale. Mazziniano, fervente appassionato agli ideali umanitari del politico genovese, aveva fatto carriera nella massoneria ricoprendo incarichi di responsabilità sia a Milano che a Roma. La madre Teresa, figlia di un medico di Codogno, condivideva gli ideali del marito. Ciononostante, come avveniva molto spesso, si erano sposati in chiesa e avevano battezzato i figli, notizia tenuta nascosta nell’entourage della famiglia. Il battesimo nella chiesa di Santa Francesca Romana, l’8 gennaio, ma poi più nulla. Clemente da adulto ricorda che nessun gesto di preghiera avveniva in famiglia, neppure nelle feste più importanti.