Cina, Xi vuole diventare presidente del Partito e avere «il potere assoluto»

Di Leone Grotti
27 Agosto 2020
La carica che fu di Mao Zedong è stata abolita nel 1982. Riesumandola, Xi potrà davvero mantenere il potere a vita
Xi Jinping Cina

Dal 2012 Xi Jinping ha saputo centralizzare il potere nelle sue mani come e forse più di Mao Zedong: è segretario generale del Partito comunista, è presidente della Cina, è a capo dell’esercito e controlla una mezza dozzina di importanti commissioni. Nel 2018 ha fatto approvare al Congresso nazionale del popolo una riforma della Costituzione che gli consente di restare presidente del paese ben oltre i due canonici mandati quinquennali, potenzialmente a vita.

NUOVA CAMPAGNA ANTI-CORRUZIONE

Ma non basta. Perché in Cina a comandare non è chi guida il governo, ma chi tiene le redini del Partito comunista e la carica di segretario generale non può essere rinnovata dopo due mandati. Ecco perché il compagno Xi, che nel 2016 si è attribuito il titolo di «cuore e leader del Partito», sta pensando a come assicurare il mantenimento del potere assoluto nelle sue mani.

Lo scorso mese il “presidente di tutto” ha lanciato una nuova campagna anti-corruzione, la seconda, per fare piazza pulita di tutti coloro che mal digeriscono la sua leadership. Nella prima aveva rimesso in riga almeno 1,34 milioni di membri. Nella trentina di funzionari purgati questa volta c’è anche il potente capo della polizia di Shanghai, Gong Daoan, ma si tratta solo dei primi nomi dal momento che la campagna non terminerà prima della primavera del 2022. Molti funzionari hanno paragonato la nuova crociata anti-corruzione alla prima grande purga della storia del Partito comunista: il Movimento di rettifica di Yan’an, che dal 1942 al 1945 ha consolidato il ruolo di Mao prima dell’avvento della Repubblica popolare.

XI SARÀ IL NUOVO PRESIDENTE DEL PARTITO?

Secondo alcune fonti citate dal Financial Times, Xi starebbe pensando di riesumare il titolo di presidente del Partito comunista, carica che non ha mai avuto limiti di durata, introdotto dall’VIII Congresso nazionale nel 1945 e abolito nel 1982 dal XII, che lo sostituì con quello di segretario generale inaugurando la stagione della leadership collettiva. Attribuendosi questo titolo, Xi potrebbe continuare a controllare il Partito in modo legale per almeno un’altra decade, lasciando la carica di segretario generale a un suo uomo fidato o abolendola.

Secondo Wu Qiang, commentatore politico indipendente di Pechino, in vista del XX Congresso del 2022 Xi sta spianando la strada per affermare «la sua totale autorità sul Partito. Non possiamo escludere futuri cambiamenti nell’organigramma del Partito né che Xi si attribuisca un nuovo titolo per enfatizzare ulteriormente il suo status al di sopra degli altri leader della Commissione permanente del Politburo».

«XI È GIÀ PIÙ POTENTE DI MAO»

Cai Xia, ex docente della Scuola centrale del Partito, espulsa dal Pcc ad agosto per aver criticato la leadership in merito alla gestione dell’epidemia di coronavirus, ha dichiarato che «Xi è già oggi più potente di Mao e criticarlo è impossibile»:

«Nonostante il suo enorme potere, Xi non si è mai sentito al sicuro e quindi continua a lanciare campagne anti-corruzione per mettere nuovi fedelissimi al potere. Ma alla fine purgherà anche loro e li sostituirà con altri, perché arriverà a non fidarsi di nessuno. Questa è la psicosi che tocca tutti i più importanti leader nei sistemi autoritari».

@LeoneGrotti

Foto Ansa

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.