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Cina, mancano all’appello 40 milioni di bambine. È il paese con il «più grave squilibrio di genere al mondo»

Per colpa della legge sul figlio unico, che spinge le famiglie ad abortire le bambine, in Cina ci sono 33 milioni di uomini in più rispetto alle donne

Leone Grotti
25/01/2015 - 3:30
Esteri
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In Inghilterra un nutrito gruppo di deputati ha proposto di vietare in modo esplicito l’aborto selettivo in base al genere, dopo aver scoperto che un terzo delle cliniche inglesi abortisce le bambine. La magistratura ha già dichiarato che non vuole perseguire le cliniche perché «non è nell’interesse pubblico», mentre molte femministe la pensano così: «Se le donne non sono felici del sesso dei figli possono abortire. O accettiamo fino in fondo ogni scelta della madre, oppure no». Sembra un problema quasi filosofico, ma non lo è, come dimostra il caso della Cina.

33 MILIONI DI UOMINI IN PIÙ. Anche se le femministe occidentali, soprattutto europee, non criticano Pechino, la Cina è il paese dove si verifica da almeno 30 anni la più grande discriminazione di genere al mondo. Sotto il regime comunista, infatti, ci sono 33 milioni di uomini in più rispetto alle donne. Ogni 100 femmine, nascono 115,88 maschi. Un record assoluto, se si pensa che la proporzione naturale è di 103 maschi ogni 107 femmine.

«IL PIÙ GRAVE AL MONDO». Secondo i numeri riportati dalla Commissione per la salute nazionale e la pianificazione familiare, nel 2014 la popolazione cinese si è attestata su un miliardo e 36 milioni di persone. Di questi, 700 milioni sono maschi e 667 femmine. Perfino Pechino, pur sottolineando che nel 2013 nascevano 121 maschi ogni 100 femmine, e che quindi il rapporto è migliorato, non può fare a meno di sottolineare: «Lo squilibrio di genere cinese è il più grave al mondo, dura dal più lungo periodo di tempo e riguarda il più grande numero di persone».

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PROBLEMA CULTURALE? Il governo comunista dà sempre la colpa alla cultura cinese, che tradizionalmente preferisce i maschi alle femmine, e ripete che la legge vieta ormai chiaramente alle coppie di fare test del sangue per conoscere il sesso del nascituro. Nonostante l’ultima stretta annunciata ieri dal governo per impedire che la legge venga aggirata, in Cina è pieno di agenzie che inviano gli esami del sangue all’estero. Altrimenti, come in quasi tutti i settori pubblici cinesi, con una bustarella si può ottenere facilmente uno strappo alla regola.

LEGGE SUL FIGLIO UNICO. Il partito comunista però non può nascondersi dietro un dito, essendo il principale responsabile di questa situazione, secondo lo studioso cinese di problematiche di genere Lu Pin. «La legge sul figlio unico approvata nel 1979 peggiora questo squilibrio a favore dei maschi. Nelle aree rurali la legge sul figlio unico è sempre stata di fatto una “legge del figlio unico e mezzo”, perché le coppie potevano avere un secondo bambino se il primo era femmina». Come a dire che gli uomini valgono più delle donne: «Dovremmo davvero riflettere su questo aspetto delle politiche di pianificazione familiare».

MODIFICHE. A fine 2013 la legge più odiata dai cinesi è stata allentata e ora le coppie formate da almeno un figlio unico potranno avere due bambini, sempre chiedendo prima il permesso allo Stato. Se questo porterà sicuramente a un aumento delle nascite in Cina, secondo l’associazione americana Diritti delle donne senza frontiere, non farà diminuire né gli aborti selettivi di bambine né l’abbandono di quelle bambine che nascono con problemi o malformazioni.

MANCANO 40 MILIONI DI BAMBINE. Il partito comunista si vanta di avere impedito grazie alla legge sul figlio unico la nascita di 400 milioni di bambini. Questo numero non deriva solo dalle mancate nascite ma anche dagli aborti, almeno 13 milioni all’anno, volontari o forzati che siano. Secondo l’Oms, in Cina mancano all’appello almeno 40 milioni di bambine.
La legge ha causato diversi tipi di problemi: non solo i giovani figli unici hanno tutto il peso della famiglia sulle spalle, ma molti uomini pur volendo sposarsi non riescono a trovare una donna. Questo, anche dal punto di vista culturale e sociale, è un grave smacco e porta molti giovani ad affittare fidanzate da presentare ai genitori durante le principali festività del Dragone.

CALA LA POPOLAZIONE ATTIVA. Anche la Cina, però, non ci guadagna affatto e questo è il motivo per cui le maglie della legge sono state allentate: secondo gli ultimi dati appena pubblicati dal governo, la popolazione attiva e in età lavorativa è calata di 3,7 milioni di persone in un anno. Questa riduzione, unita all’aumento di dieci milioni di anziani con diritto alla pensione, mette a rischio anche il misero sistema di welfare cinese e la crescita economica. Oltre che ai diritti delle donne e ai mantra femministi, dunque, il Parlamento inglese farebbe bene a pensare anche a tutti questi dettagli e i giudici a rivedere l’affermazione secondo la quale perseguire l’aborto selettivo delle bambine «non è nell’interesse pubblico».

@LeoneGrotti

Tags: AbortoChiesa e CinaCinacina comunismocomunismoInghilterralegge figlio unicopartito comunistapartito comunista cinapartito comunista cinesepechinoxi jinping
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