Cina. L’allarme botulino fa sparire il latte in polvere, e le mamme vendono il proprio su Ebay

Di Elisabetta Longo
06 Agosto 2013
La fornitura per un mese costa fino a 814 dollari, a fronte dei 325 del latte in polvere. Il caso Fonterra gonfia un mercato on line senza regole né controlli

Le mamme cinesi hanno paura. Tutta colpa dell’allarme emanato dall’azienda neozelandese Fonterra, che produce latte, poi destinato a essere trasformato in latte artificiale per i bambini. Qualche giorno il presidente Theo Spierings ha presentato le sue scuse ai cittadini cinesi che si sono trovati con gli scaffali dei supermercati improvvisamente svuotati, perché tutte le confezioni prodotte in un determinato stabilimento della Fonterra sono state ritirate: erano a rischio contaminazione da botulino. «Siamo veramente dispiaciuti per la preoccupazione e l’ansietà che questa vicenda ha provocato, ma l’impianto di produzione in cui si è verificato il problema è già stato chiuso e messo in sicurezza». La Fonterra esporta anche in Malesia, Vietnam, Thailandia e Arabia Saudita. Quanto alla Cina, non è la prima volta che le mamme del paese si trovano a dover affrontare simili paure. Già nel 2008 era scoppiato un grosso scandalo perché nella composizione del latte in polvere erano state trovate percentuali notevoli di colla. La stessa sostanza era stata poi ritrovata nel 2010.

814 DOLLARI AL MESE. La Cnn ha raccolto la storia di Yan, una mamma di Shenyang, periferia di Pechino, che allatta il suo bambino. Ma Yan ha così tanto latte da poterlo rivendere. Ed entrare così nel business del latte materno su Ebay. «Io non voglio sprecare il mio latte, e ho sentito che in molte vendono già il proprio su internet, quindi ho pensato di farlo anche io, e iniziare così una fiorente attività», spiega la supermamma. «Fornisco latte materno fresco e congelato, che in questo momento è molto richiesto». Il prezzo di mercato del prodotto, per la fornitura di un mese, è di 814 dollari, mentre una fornitura di un mese di latte artificiale sarebbe di 325 dollari. Lu Fang, giovane donna appena sposata, racconta alla Cnn che non appena rimarrà incinta utilizzerà questo sistema per nutrire suo figlio. «Se non avessi abbastanza latte per il mio bambino, lo comprerò on line, perché non mi fido di quello che viene distribuito nei nostri supermercati».

MERCATO SENZA REGOLE. Nel maggio scorso, nell’ospedale cinese Guangzhou è stata aperta una banca del latte materno, e ve n’è una anche a Nanchino. Ma le quantità non bastano, ed è per questo che pullulano i siti nei quali è possibile acquistare forniture di mesi, nonostante quest’attività non sia a norma, visto che non può essere effettuato alcun tipo di controllo. Per tentare di arginare il fenomeno, il ministero della Salute cinese ha fatto sapere che «il latte umano non può diventare una merce». Senza contare che, se mal conservato, il latte rivenduto in rete potrebbe diventare nocivo tanto quanto quello in polvere dai dubbi ingredienti, fanno notare i medici.

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