Contro ogni superstizione è stato un numero fortunato il 17 di Io Donna, il fortunato settimanale femminile del meno fortunato Corriere della Sera maschile (si veda la lettera di Yasha Reibman a Sergio Romano, pag. 24). Stratosferica intervista a Mickey Rourke, diventato il nostro intellettuale di riferimento, e felicissima doppia prova di intelligenza di Marina Terragni, nel doppio ruolo di rubrichista (geniale sui cinquantenni) e intervistatrice della psicoanalista Marisa Fiumanò, molto guardinga nel difendere le proprie pertinenze psicoanalitiche, ma anche molto scrupolosa nel prendere le distanze dalla propaganda politica che racconta dei referendum come di un confronto epocale tra libertà scientifica e oscurantismo, tra donne desideranti e sogno di maternità negata dai sostenitori della legge 40.
«Le tecnologie non sognano. Agiscono», risponde la Fiumanò a chi le chiede del «desiderio segreto di liberarsi della maternità, che va a coincidere con il sogno della scienza di togliere la maternità alle donne». E prosegue: «Siamo noi che sogniamo. Le tecnologie amministrano il reale». Fare un bambino? «Per fare un bambino non basta essere in due: c’è sempre bisogno di fare riferimento a un terzo. Terzo che una volta era il buon Dio» e «che la scienza si offre di abolire con i suoi “miracoli”. Gli esseri umani hanno sempre la necessità di questo luogo terzo simbolico da cui viene il bambino. Fuori da questa dimensione simbolica una maternità o una paternità sono insopportabili».
Ora, fuori di pertinenza psicoanalitica, è chiaro che dire “simbolo” è dire “segno”, ovvero dire «un’esperienza reale che mi rimanda ad altro» (Giussani), cioè esperienza di qualche cosa che porta in sé l’impronta di qualcosa d’altro, senza il quale, appunto, la cosa risulterebbe “insopportabile”, “impossibile”. «La tendenza della nostra modernità è abolire questa dimensione simbolica», osserva la Fiumanò «ma certamente altre strutture simboliche si costituiranno» perché «senza simbolico è impossibile vivere». Ecco il nocciolo della questione: di cosa è segno arrembante il febbrile desiderio di maternità e di paternità a prescindere dall’esperienza che è nelle possibilità dell’amore?
Se ci pensate bene potrebbe essere il segno che altri, fuori di noi (lo vogliamo chiamare “Potere” questo conformismo dominante?) stanno lavorando per un Mondo Nuovo in cui l’esperienza (la carne) dovrebbe essere abolita, giacché l’esperienza (la carne) di una cosa è la sola cosa che salva dall’essere amministrato e alienato dal Potere.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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