Ciak, si muore

Di Pianta Mauro
26 Gennaio 2006

Guarda la sua pozione al gusto di arancia, Micheline. Accanto a lei, con il bicchiere in mano, c’è il dottor Jerôme Sobel, l’eroe svizzero del suicidio assistito. «è magica?», chiede la donna. «è magica», assicura lui. Micheline, impiegata alle Poste di Losanna, è una malata terminale che ha deciso di «farla finita». Prende il bicchiere. Beve. Muore. Una morte asettica, svizzera, che non disturba. Una dolce morte. Anzi: dolciastra, al sapore rassicurante di arancia.
Sono le undici di mattina del 17 gennaio scorso quando 200 ragazzi tra 15 e i 19 anni, in autogestione al liceo scientifico Einstein di Torino, scoprono l’eutanasia nel filmato proiettato in classe dal ginecologo Silvio Viale, militante radicale. Lo hanno inviato alcuni di loro «per capire, per discutere». E lui, Viale, ex allievo del liceo e responsabile degli aborti con la pillola Ru486 all’ospedale Sant’Anna («abbiamo superato quota cento», dice entusiasta), non si lascia certo sfuggire l’occasione. D’altronde le elezioni politiche sono dietro l’angolo e l’uomo che si definisce provocatoriamente «un piccolo servitore dello Stato che fa piccoli omicidi di Stato», candidato della Rosa nel Pugno, non è del tutto indifferente alle luci della ribalta. Proprio in questi giorni, del resto, il suo partito ha presentato un progetto di legge per regolare l’eutanasia. Anche quella dei minori, naturalmente, purché con il consenso dei genitori. L’oncologo Umberto Veronesi si è subito detto d’accordo: «Io non praticherei l’eutanasia solo perché è proibita dalla legge. Ma se fosse consentita non avrei difficoltà, davanti a una persona in condizioni disperate, ad aiutarla». Dunque Viale annusa il clamore mediatico e si butta, anche perché è una delle prime volte che il dvd svizzero realizzato da Exit, l’associazione che diffonde le ragioni (e le cliniche) dell’eutanasia, viene mostrato in Italia e poi perché alla sua lezione non parteciperà nessuna controparte. Molte le perplessità tra i docenti dell’Einstein. Spiegano le insegnanti Raffaella Berardi, Enrica Lattore e Paola Fasciola: «Un tema come questo non può essere affrontato in modo ideologico, a colpi di video e di slogan, ma esige invece un lavoro equilibrato che richiede tempo, competenza, rispetto della dignità della persona e pluralismo».
E i ragazzi? Che ne pensano della lezione di eutanasia? Le bocche sono cucite. «Forse siamo stati ingenui – osserva Daniele, rappresentante d’istituto -, ci siamo sentiti un po’ usati. Comunque, dopo il video, per scelta condivisa non c’è stato alcun dibattito». «I sostenitori dell’eutanasia sostengono il diritto a una vita dignitosa nella convinzione di un diritto onnipotente dell’uomo sulla sua esistenza – ha scritto l’Osservatore Romano a proposito della vicenda torinese – ma chi stabilisce quale sia la misura della dignità è una questione non posta».

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.