
Ci siamo “liberati” della verità per diventare schiavi dell’Opinione, della Moda, della Convenienza

Questo articolo, tratto dal numero di Tempi in edicola, fa parte della serie “Ragione Verità Amicizia”, il manifesto dei nostri vent’anni e della Fondazione Tempi (una proposta che si può sottoscrivere in questa pagina).
La verità è la più bella ragazza del mondo. Chi ne nega l’esistenza o, peggio, chi la traveste da vecchia babbiona con le gonnone ottocentesche della propria retorica non sa nulla di lei. Della sua occhiata. Del suo passo. Chi la nega o chi la maschera ha dei problemi con lei. Si sente minacciato da quella bellezza. Complessati, in genere. O deturpatori sistematici. Vandali, sia pure in giacca e cravatta (e cattedra). Pensavano che fosse lei a bloccarci, pensavano che fosse la verità, che fosse lei a paralizzare il pensiero. Ma solo perché non conoscevano cosa è un pensiero innamorato. Cioè un pensiero appassionato. Teso, come lo sono i ragazzi innamorati. Avevano pensieri chiamati deboli, disamorati, pensieri ricaduti su se stessi. Pensieri fortissimi, in realtà, come mazze dentate. Pensieri narcisisti. Mentre una sola sua occhiata vale più di tutte le costruzioni filosofiche di un uomo o di un’epoca che la cerca. E anche di un’epoca, la nostra, che la nega.
Un’epoca senza passione per la verità ha generato passioni tristi e uomini soli. Solo la tensione a qualcosa percepito come vero, infatti, mette gli uomini insieme e anima le passioni. La scomparsa del problema stesso della verità non ha cancellato nessuno degli altri problemi esistenti, anzi li ha resi più gravi, più arruffati. Più disperanti. Speravano, quegli sciocchi, che negando la sua esistenza si appianassero i problemi, si unissero di più le persone. Dicevano: lei non c’è, lei non conta. Ma cacciando l’immagine di lei, i segni che rimandavano alla sua delicata e potente figura, si sono ispessiti altri fantasmi. Si sono accampate più torve le immagini di altre presenze. Altissimi totem si sono alzati per nascondere la nostalgia di una sua sola occhiata. Liberandosi della verità si sono resi schiavi della Opinione del più forte, della Moda, e della Convenienza. Gli spettri che circondano l’uomo solo.
E hanno cominciato a immaginare leggi a misura, ad singolam personam, per una persona sola impaurita, rattrappita, costretta ora a trattare con lo Stato come nascere, come morire. Hanno finito per immaginare leggi a misura per una persona in preda a passioni tristi, senza nessuno accanto, nascente e morente nel vuoto, al capezzale o alla sua culla solo lo Stato, la Legge di cui fidarsi. Non hanno creato un uomo più libero. Ma più solo. Perché la libertà esiste solo in rapporto alla verità. E l’amicizia vera, un popolo, esistono solo nella ricerca di una occhiata, pur solo un’occhiata di lei. Libertà esiste solo se è libertà di fare di tutto per conoscere quella ragazza, per conquistarla. E libertà semmai di sfuggire, di nascondersi al suo sguardo. Perché lei, come la bellezza, umilia in un certo senso i suoi spasimanti. I suoi corteggiatori. È sempre di più di quanto loro immaginavano di lei.
La contrapposizione al potere
Ma se lei non esiste, si è liberi per cosa? E liberi di essere se stessi in rapporto a cosa? E infine, al limite, liberi di rifiutare cosa? Cose secondarie. Liberi di cercare o di non accettare il consenso, l’opinione generale, l’interesse. Ma, appunto, per quale motivo, se non per la verità stessa? Il motivo di tutto, se non è la ricerca di quella occhiata nel bosco, nella metropoli, è solo il potere. La contrapposizione è solo in nome del potere. Dell’individuo contro lo Stato, contro i controllori della società, o contro la maggioranza (indovina chi vince?). E ogni azione è in nome del mio potere contro il tuo. Se lei, ragazza bellissima e terribile come tutte le grandi bellezze, non c’è, allora della nostra vita non farà pasto la commozione, non il magone, non l’ammirazione ma la sopraffazione, l’esaurimento di forze. Perché il suo volto di ragazza sfugge ma anche si offre, si fa inseguire ma anche si ferma dietro l’angolo e ti sorprende. Si fa inseguire dalla nostra libertà e si rende disponibile alla nostra libertà. E davvero ognuno è libero di cercarla, sperduto in una foresta amazzonica, o in cima a un grattacielo a Dubai. Perché lei vuole essere corteggiata da noi come siamo, liberi e nati dentro il contesto in cui siamo.
Mentre il potere vuole renderci tutti previsti e prevedibili da lui anche se ciancia sempre di diversità. Ci ossessiona con sondaggi, fa crollare la nostra fiducia, spegne il nostro cuore, il nostro rischio, il nostro sesso, la nostra fiducia, il nostro pensiero. Ci fa sperare solo nella fortuna. Nel buco di culo. Perché un’epoca che nega la verità divide tutti in fortunati e sfortunati. In sottomessi e dominatori, anche tra gli amanti. In riusciti e sfigati. Mentre lei, la ragazza che si chiama verità, bacia anche i malriusciti, i malvissuti, i non considerati. I non fortunati. Quelli che almeno per un istante sono stati liberi di riconoscerla e di dirle con gli occhi pieni di lacrime e di luce: sei qui… Persino quelli come me.
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16 commenti
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Grande Emanuele,grandissimo Rondoni…avanti cosi con l’idea meglio la realtà di “Ragione,Verità,Amicizia”per un nuovo,vero umanesimo per porre argine a questo neo-illuminismo fatto di sfrenato individualismo,edonismo e laicismo che sta distruggendo l’uomo,la vita,la famiglia. BRAVI!!
Per il Cristianesimo, la verità è garanzia di libertà; per chi combatte l’idea stessa di verità allo stesso modo e con la stessa intransigenza con cui combatte il Cristianesimo, la verità non è che non esista, è ‘molteplice’: cioè, ognuno afferma la propria. Ma che tutti siano liberi di pensarla come gli pare, bensì dando a quello che ciascuno crede un valore assoluto quel tanto che legittimi affermarlo, è fuori discussione: dove sta, allora, il carattere specifico del relativismo culturale? Che si annette questa libertà come verità propria per opporla a tutte le altre: e infatti, dal pluralismo delle opzioni politiche, religiose, ideali, passa al Pensiero Unico. Vale a dire, allo Stato Etico, alla sharya del politicamente corretto e alle fatwa come le direttive eurocratiche, con il loro seguito di ddl alla Scalfar8.
E dopo il voto congiunto M5S-Pd sulle unioni civili e le dichiarazioni della Carfagna a nome di FI sul tema, ogni dubbio sul regime in atto viene a cadere. Quindi, nessuno si scandalizzi, se sembra sempre più realistico simpatizzare o votare per partiti e movimenti fuori dell’Arcobaleno costituzional-eurocratico.
@maurizio
Grazie, troppo buono… ma soprattutto grazie a Tempi che ci propone sempre belle riflessioni e punti di vista non appiattiti sugli stereotipi.
E grazie anche a Filomena, Fabiano, Sganarello. .. con i loro interventi ci mostrano che siamo sulla strada giusta. .. non ancora alla meta, ma almeno sulla strada giusta. ..
@Sganarello
Dimmi un po’, come si fa a stabilire ciò che è bene e ciò che è male? Di fatto, voglio sentirmi libero di scegliere il bene o il male, non casualmente trovarmi a fare del bene o del male.
Quindi, spiegami un po’ come fare…
@filomena
…in realtà anche una sola strada ha sempre due direzioni, sarai sempre libera di andare al mare o tornare indietro.
Purtroppo le strade sono quelle che sono, talvolta possiamo costruirne di nuove, altre volte no. Ed anche quando è possibile costruirne siamo sicuri che sia sempre giusto? Quanti alberi dobbiamo abbattere? Quante colline dobbiamo spianare? Quante valli riempire?… per cosa? per assecondare il desiderio di arrivare ovunque?
Ti do un consiglio… puoi usare i sentieri ed andare dove ti pare, senza pretendere che la società ti costruisca la tua strada privata devastando l’ambiente.
Riguardo alle regole, come fai a stabilire cos’è una pacifica convivenza? per me, ad esempio, nello sterminare migliaia di esseri umani con l’aborto non c’è nulla di pacifico.
Grande Davide Rondoni !
Va bene come opinione. Ma non è un grande pezzo di letteratura. Un pò banale. Ma per rispoondere ad Emanuele, ci dobbiamo preoccupare tutti che tu non ti senti libero se non c’è qualcuno che ti dice ciò che è bene è ciò che è male.
Il problema di fondo è una malsana concezione adolescenziale della libertà, intesa come non esistono regole…
Provo a fare un esempio. Una persona che procede su una strada che non conosce per andare al mare. Arriva ad un bivio: certamente è libera di andare a destra o sinistra, ma se non ci sono cartelli è veramente libera?
No, potrà solo decidere a caso, ma non è libera di andare al mare o cambiare idea se non sa da che parte è il mare… i cartelli sono appunto regole, non solo utili per sapere dove si va, ma anche necessari per evitare incidenti (ad es. una strada potrebbe essere a senso unico contromano). Ovviamente i cartelli devono essere veritieri, altrimenti ci illuderemo di andare al mare ed invece andiamo in città.
La nostra società ha deciso però di togliere i cartelli da tutti gli incroci o di confonderli: infatti si limiterebbe la libertà di non far sapere agli altri dove si sta andando… non si sa mai che se qualcuno che ama la montagna, mi veda andare al mare e mi discrimini. ..
Si sono tolti anche i divieti: chi ha il diritto di impedirmi di percorrere una strada per il senso che voglio? Anzi, si dovranno inventare nuovi divieti e prescrizioni per chi viene dal verso giusto: obbligo di procedere a passo d’uomo, divieto di inveire contro chi viene contromano, etc.
Ecco che abbiamo creato solo un groviglio di strade che non portano da nessuna parte, con tante persone fiere di aver tolto regole e verità che girano a vuoto, ora si sentono finalmente libere… ma io che voglio andare al mare, possibilmente senza rischiare un frontale ad ogni curva, sono adesso più libero?
Genio!!!! 🙂
Le indicazioni stradali vanno benissimo se al bivio indicano la strada per il mare e la strada per la montagna, solo così si è liberi di scegliere. Se però danno indicazione per solo uno dei due luoghi allora non c’è nessuna libertà di scelta, o meglio c’è solo una scelta obbligata e quindi nessuna libertà.
In questo caso le indicazioni stradali dovrebbero correttamente rappresentare gli elementi per fare una libera scelta non proporre una sola via. Le regole poi dovrebbero rappresentare gli strumenti per una convivenza pacifica non rappresentare una morale da seguire come necessariamente giusta.
@ Filomena,
Moderato, … sono moderato, solo per una parola di troppo.
Toni non prendertela….Napolitano avrebbe detto: abbassiamo i toni!!!!
riproposto con tono abbassato:
Filomena __________
Non hai letto l’articolo, di questo ne sono assolutamente sicuro, hai deliberatamente ignorato tutta la parte “La contrapposizione al potere” che è fondamentale, se riflettuto, perché confuta tante corbellerie …pure le tue.
Per il resto credimi, avverto segni di stanchezza, credo che lo sfinimento con la ripetizione ossessiva di ……. (Parolina maleducata) …. sia una tua tecnica.
Mi concentro su : “Le regole poi dovrebbero rappresentare gli strumenti per una convivenza pacifica non rappresentare una morale da seguire come necessariamente giusta.” milioni di volte scritta e ripetuta per dire cosa? che tu puoi stabilire cosa è umano e cosa non lo è? che tu puoi sopprimere chi ti pare in base ad una idea “alla moda” di vita degna? che non bisogna farci caso se le tue scelte si rivelano una sciagura per tutti solo perché soddisfano il tuo, diciamo, egoismo? che l’unica cosa giusta è quello che stabilisce il potere fonte morale e che tutti si devono adeguare, essere buoni per forza, in base i criteri fissati da questo potere? E che se poi cambia il potere bisogna modellarsi di conseguenza?
Tu in sostanza vuoi un’unica brodaglia di tutte le morali, in cui tutti vanno d’accordo con tutti, a patto che tutti non credano veramente in qualcosa di profondo che guidi l’esistenza per impedire, aimè …. i conflitti. Per cui l’abomino dell’aborto, la soppressione di un essere umano…diventa un tollerabile punto di vista. Non devono esistere distanze incolmabili tra le persone. Per questo risultato possono avere una idea vaga, privata, ma non una passione autentica e profonda, che gli consenta di concepire un mondo assolutamente “altro”.
Non ti rendi conto che è proprio così che si realizza l’abolizione di ogni “segnaletica” e che hai perso la cognizione di dove vuoi andare? Anzi, che hai una sola destinazione e non la stabilisci tu. Che è proprio la massificazione più grigia, la lobotomizzazione della coscienza e la riduzione dell’esistenza ad una insulsa parodia.
So che non ami la volgarità … ma che … (parola di troppo … iniziava con una m.)…. di esistenza hai a cuore !!!
Non trovo parole adatte per dire diversamente
Scusa Emanuele se abbandono la tua similitudine segnaletica e riparto dalla tua considerazione iniziale:
“Il problema di fondo è una malsana concezione adolescenziale della libertà, intesa come non esistono regole…”
Si potrebbe pensare che ci sia una sublimazione dell’individualismo che considera ogni divieto frutto di un paternalismo conservatore di matrice religiosa da demolire (mi si scusi per la frase Vendolante).
Eppure lo Stato “progressista” impone in casco ai motociclisti, la dieta agli obesi, le cinture di sicurezza, il divieto di fumare (meno quello di farsi una canne “terapeutiche”) sacrificando il tanto venerato principio di autodeterminazione al gretto intento di far risparmiare qualche milione di euro di spese sanitarie.
Voglio dire che secondo me, quelle che contano, in realtà, sembrano insomma solo certe logiche pseudo-economiche che stanno tanto cuore a una classe dirigente autoreferenziale e mediocre quanto spietata.
Non mi riferisco ai politici (che oggi son ridotti a pupi sgangherati) ma a quelli che si definiscono genericamente “lor signori”, ovviamente.
Insomma, parafrasando Vitellozzo di “Non ci resta che piangere”: “vietare vietano, ma vietano quello che pare a loro!”
Ciao Emanuele
Non sono convinto che “abbiamo creato solo un groviglio di strade che non portano da nessuna parte”. Credo che invece si è fatto in modo, come ha scritto E. Fromm., le persone quasi naturalmente devono ” pensare ciò che è più utile al funzionamento della società esistente, non deve pensare ciò che può essere dannoso o che crea troppe frizioni”. Questa definizione per me ha il solo limite di circoscrivere tutto in un ambito economico e tralascia l’aspetto che esiste in tutti gli ambiti, compreso in chi svolge ruoli decisionali, la volontà di “fare del male” come scelta ed orientamento di vita. Per cui il cattolicesimo, in un cero senso, si pretende di trasformarlo in un tabù, proprio perché è l’antitesi di una società improntata su criteri di consumo e profitto.
Conseguenza è che l’assenza di divieti è apparente perché non sono espliciti ma in effetti tutto è strutturato perché certe scelte, orientamenti, diventano più probabili di altre. Per prendere ad esempio l’aborto: è più facile trovare input per credere come Filomena che il suo contrario. Oppure: un single diventa preferibile ad un padre di famiglia dato che il primo ha una propensione al consumo superiore al secondo. In definitiva si deve espropriare l’uomo dalla consapevolezza che esistono capacità esclusivamente umane (virtù) come la prudenza, la giustizia, la fortezza e temperanza che sono i mezzi verso una libertà che non solo consentono di scegliere cosa si “vuole” essere ma che rischiano di immunizzarti ad ogni “seduzione”.
Ho conosciuto un uomo, un grande eroe, che ha attraversato questo mondo malmesso, passando inosservato ai più, considerato dai potenti un mezz’uomo… che potrà fare mai, che sarà mai questo Hobbit? Egli è stato (ed è) follemente innamorato di questa bellissima ragazza, che lo ha sedotto fin dalla giovinezza.. per inseguirla ha rischiato tutto… ha giocato tutto se stesso. ..
Il suo motto è. …
COOPERATORES VERITATIS!