Chiomonte, nuovo attacco al cantiere con pietre, bulloni, chiodi e bombe carta. «I No Tav non si arrendono»

Di Marco Margrita
05 Settembre 2014
Una quarantina di persone incappucciate hanno danneggiato il luogo di scavo del tunnel, costringendo gli operai a ripararsi. Toni polemici della polizia anche contro il premier Renzi

Marcia No Tav a ChiomanteNuovo assalto, ieri verso le 23, al cantiere del tunnel geognostico di Chiomonte. Protagoniste una 40 di persone incappucciate, riconducibili all’area dell’autonomia. Un attacco in stile paramilitare, condotto da black bloc, alcuni attualmente ospiti del “camping di lotta” di Venaus, provenienti da tutta Italia ma in particolare dal Nord Est (Trento e Rovereto), da Bologna, Milano e Roma. Pochi i danni: tagliati alcuni metri di metri di filo spinato e danneggiata una torre faro esterna.

PIETRE, BULLONI, CHIODI. Gli antagonisti sono stati ripresi dalle videocamere sistemate lungo il perimetro, nonostante il lancio di fumogeni da parte degli attivisti. Tutti incapucciati, vestiti di nero, si sono avvicinati al varco Nord 2, sopra la volta del tunnel dove è in corso lo scavo. Sono state lanciate pietre, bulloni con le fionde, chiodi a 4 punte e bombe-carta contro gli agenti di polizia, i carabinieri del presidio inter-forze e gli operai. Poi, a colpo sicuro, si sono avvicinati alla centrale elettrica per danneggiarla. Si sono poi allontanati in direzione della frazione di Ramat e verso il campo sportivo di Giaglione. All’interno del tunnel stavano lavorando una ventina di operai, ma i sistemi di sicurezza hanno funzionato al meglio. Gli operai si sono richiusi nella “cellula protetta”, creata proprio per fronteggiare attacchi di questo genere, come era accaduto nel 2013, in particolare la notte del 13 maggio 2013, e hanno aspettato che finisse l’allarme.

I NO TAV. Mentre è traversale la condanna da parte del mondo politico ed istituzionale subalpino, sul sito Notav.info si rivendica il gesto. «Nonostante il passare degli anni e la persecuzione giudiziaria in atto da parte della procura torinese, i No Tav – sostiene il sito vicino all’Askatasuna – non si arrendono e continuano a praticare quei luoghi che polizia e governo vorrebbero interdetti per favorire i soliti loschi interessi. Le roboanti minacce che si susseguono sui giornali non ci preoccupano però, tutti insieme resisteremo sempre, un passo avanti a loro e determinati a vincere questa giusta battaglia. Forza No Tav!».

LA POLEMICA. Dura la reazione del sindacato di polizia Siap, per bocca del suo segretario provinciale Pietro Di Lorenzo. «Il cantiere durerà molti anni ancora e noi invecchiamo senza prospettive, non è detto – denuncia – che saremo sempre in grado di difenderlo. La singolare coincidenza – aggiunge polemico – delle sconcertanti dichiarazioni del presidente del Consiglio che etichetta come “ricatto” la nostra richiesta di restituzione del maltolto e dell’ennesimo attacco violento al cantiere afferma una sola indiscutibile realtà: in questo Paese ormai allo sbando su tutti i fronti siamo rimasti l’unico argine alla barbarie. Ciò che chiediamo – conclude – è la restituzione di voci stipendiali previste dal contratto, per altro scaduto da cinque anni, che dal 2011 sono trattenute illegalmente dallo Stato».

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