Sul sito internet di Assoelettrica è comparso per mano del presidente Chicco Testa, uno scritto di circa 30 pagine con un titolo provocatorio: “Chi ha ucciso le rinnovabili? Il giallo dell’energia” e riguarda la «storia come non ve l’hanno mai raccontata del green business del fotovoltaico in Italia».
Presidente, perché siete usciti con un testo così “forte”?
Qualcuno dovrà rendere conto del perché gli italiani pagano 6,7 miliardi nelle bollette per incentivare il solare.
Parliamo di ecologia. Lei sostiene che il fotovoltaico non aiuta l’ambiente e che gli stessi capitali, se investiti in altre tecnologie, avrebbero dato maggior efficienza ambientale.
Quella per il fotovoltaico è una cifra sproporzionata se paragonata con altre possibilità che, se sfruttate, avrebbero dato risultati migliori. Con gli stessi investimenti avremmo potuto costruire 100 chilometri di metropolitane all’anno, risparmiando quantità di Co2 infinitamente maggiori. Ma posso farle altre decine di esempi perché è evidente che abbiamo speso cento per ottenere uno.
Perché i governi di diverse nazioni si sarebbero mossi in questa direzione?
Nutro molti dubbi sul fatto che un governo conosca e sappia applicare in modo adeguato le politiche industriali. Le istituzioni dovrebbero fare altro, ovvero dare agli imprenditori la possibilità di fare il loro mestiere, cosa che in Italia è diventata impossibile. Nel caso dell’energia solare c’è un’aggravante perché è come se lo Stato si fosse sostituito nel fare impresa agli imprenditori spendendo cifre enormi. Si può vedere in questi termini: come se l’Italia avesse emesso dei Btp che anziché dare un 3-4 per cento elargissero una cedola del 20 per cento.
Nel pamphlet afferma che «uno dei motivi del consenso che hanno permesso questo spreco di denaro è l’aver fatto credere che ne sarebbero derivati benefici per tutti»; questa è un’«illusione della democrazia». Ci può spiegare?
Chiunque si è messo 3 Kw/h sul tetto pensa di averne tratto un beneficio, ma in realtà non è così, perché una gran parte degli incentivi sono stati dati a persone che ne hanno fatto una bella operazione speculativa. Diciamola tutta: per questi interventi non si necessita una vera e propria capacità imprenditoriale e chi si è mosso per tempo e ha ottenuto le autorizzazioni ha fatto un bel business perché le ha acquisite con poche decine di migliaia di euro, rivendendole a cifre spropositate. Ci sono stati casi di malaffare perché si intuisce che gli elementi di turbativa possono essere forti in questi casi.
Chi ci ha guadagnato?
Coloro che hanno comprato le autorizzazioni da una parte e tutti coloro che hanno partecipato alla filiera produttiva, ma in particolare i produttori di pannelli cinesi. La controprova sta nel fatto che quando alcune nazioni europee hanno cominciato a rallentare con la distribuzione degli incentivi molte imprese cinesi che producevano pannelli solari sono fallite. I prezzi con cui si compravano i pannelli erano assurdi perché i produttori conoscevano il valore degli incentivi e regolavano i loro ricavi di conseguenza: l’esatto contrario delle regole di mercato.