«Serviva un politico discreto e di basso profilo. E nel governo di Renzi c’era molta scelta», perché «l’ex sindaco di Firenze si era impegnato a costruire un fossato di irrilevanza attorno alla sua figura carismatica». Non sono state esattamente delle parole d’elogio quelle utilizzate dal quotidiano spagnolo El Pais per presentare la figura di Paolo Gentiloni che ieri sera è salito al Quirinale per sciogliere la riserva e presentare la nuova squadra di governo.
I MINISTRI. A giudicare dalla squadra, cambia poco, pochissimo. Angelino Alfano passa agli Esteri. Agli Interni va Marco Minniti. Alla Giustizia rimane Andrea Orlando, così come all’Economia Pier Carlo Padoan, allo Sviluppo Carlo Calenda, alla Difesa Roberta Pinotti, alla Salute Beatrice Lorenzin, alle Politiche agricole Maurizio Martina, all’Ambiente Luca Galletti, ai Trasporti Graziano Del Rio, ai Beni Culturali Dario Franceschini, al Lavoro Giuliano Poletti. Maria Elena Boschi diventa sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio. I ministri senza portafoglio sono Anna Finocchiaro (Rapporti Parlamento), Marianna Madia (Semplificazione e Pa), Enrico Costa (Affari Regionali), Claudio Devincenti (Coesione Territoriale e Mezzogiorno), Luca Lotti (Sport). Insomma, non sbaglia chi parla di “governo fotocopia”.
Anche se di cose da fare, il nuovo governo ne ha molte e alcune anche assai delicate: c’è da salvare Mps, l’eterna emergenza immigrati, le zone colpite dal sisma, solo per citarne tre.
FEDELI E IL GENDER A SCUOLA. Una menzione a parte merita la nomina all’Istruzione di Valeria Fedeli. Una novità che non è sfuggita a Eugenia Roccella (Idea), che ieri ha dichiarato: «Fedeli è un’accesa sostenitrice dell’introduzione del gender nelle scuole, e ha firmato un progetto di legge molto chiaro, per “Integrare l’offerta formativa dei curricoli scolastici, di ogni ordine e grado, con l’insegnamento a carattere interdisciplinare dell’educazione di genere come materia, e agendo anche con l’aggiornamento dei libri di testo e dei materiali didattici”. È uno schiaffo al popolo del Family day e al Comitato “Difendiamo i nostri figli”. Questo governo nasce già con lo stesso marchio di fabbrica del precedente sui temi etici e antropologici, ma subirà la stessa opposizione: non permetteremo che nelle scuole passino progetti ideologici e contrari alla libertà educativa».
QUANDO SI VOTA? Una cosa la si può già notare: è significativo che la domanda che aleggia su questo esecutivo non sia “che cosa deve fare?”, ma “quanto durerà?”. Sistemerà il pasticcio delle legge elettorale e poi si andrà al voto? Nessuno ha la sfera di cristallo e vedremo come reggerà al Senato dove i numeri sono risicati (Verdini, rimasto senza poltrone, si è sfilato) ed è probabile che la risposta a questa domanda si potrà dare quando si chiariranno i vincitori di alcune partite tutte interne al Pd. E cioè come uscirà Matteo Renzi dall’eventuale Congresso e primarie e quanto Gentiloni mostrerà di essere autonomo dal suo segretario. Dalla composizione del nuovo esecutivo parrebbe “poco”. Rispondendo ieri in un’intervista, Michele Anzaldi del Pd, che conosce bene sia il segretario sia il nuovo presidente del Consiglio, diceva, senza mezzi termini, queste parole: «Gentiloni è un generale, ma sa che Matteo è il più alto in grado».
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