Chi era don Oreste Benzi. «Per stare in piedi davanti al mondo bisogna stare in ginocchio davanti a Dio»

Di Benedetta Frigerio
02 Novembre 2015
Nell'ottavo anniversario della scomparsa, riproponiamo una nostra intervista a Giovanni Ramonda, oggi alla guida della Comunità Papa Giovanni XXIII. A che punto è l'inchiesta sulla beatificazione

benzi-prostitute

Cade oggi l’ottavo anniversario della morte di don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII. Appuntamenti e celebrazioni sono stati organizzati in Italia e in 35 paesi del mondo. Don Giuseppe Tognacci, giudice delegato dal vescovo a guidare l’inchiesta sulla beatificazione aperta il 27 settembre 2014, ha fatto sapere che «degli oltre 100 testimoni previsti, ne sono stati ascoltati poco più di 20». Ognuno di loro è interrogato seguendo una griglia di 150 domande, messe a punto dal cosiddetto “avvocato del diavolo”, padre Victorino Casas Llana, per cui «l’ascolto di ogni testimone richiede varie sedute e il lavoro durerà 2-3 anni». Qui di seguito vi riproponiamo una nostra intervista a Giovanni Ramonda, responsabile della Comunità Papa Giovanni XXIII.

«Mia mamma faceva spesso il ricamo ed io, curioso, la osservavo. Chiedevo: “Mamma cosa fai?”. “Adesso non puoi capire, aspetta e vedrai che cosa bella viene fuori”. Poi mi mostrava il lavoro compiuto: “Visto che avevo ragione?”. Da adulto ho rielaborato queste impressioni e mi hanno aiutato a capire che Dio ha un disegno su ognuno di noi, un progetto preciso che però non ci rivela tutto in una volta. Ce lo rivela un passo dopo l’altro. Come faceva mia mamma: un punto qui, un punto là e alla fine emergeva il disegno completo. Lei però il disegno l’aveva già tutto in mente fin dall’inizio. E se io mi fido del grande disegno d’amore, allora entro da protagonista in quella storia preparata da Dio che è padre» (don Oreste Benzi, Con questa tonaca lisa, Guaraldi).

È con questi occhi che don Oreste Benzi guardava ogni prostituta, tossico, barbone, orfano, anziano, handicappato. «Era lui ad andare cercarli, cambiando migliaia di cuori, offrendo a ciascuno una famiglia ma soprattutto un senso, questo il significato della nostra comunità di accoglienza». Giovanni Ramonda, oggi alla guida della Comunità Papa Giovanni XXIII, sposato con 12 figli, di cui 3 naturali e 9 accolti, incontrò il sacerdote romagnolo più di trent’anni fa. Fu un colpo di fulmine: decise di lasciare ogni progetto per seguirlo.

All’indomani della notizia dell’avvio del processo di beatificazione per il sacerdote romagnolo scomparso il 2 novembre 2007, il suo successore accetta di raccontare a tempi.it quelle virtù eroiche che la Chiesa gli ha riconosciuto. «Abbiamo chiesto l’apertura dell’iter a cinque anni dalla morte, come previsto dal diritto canonico. Vogliamo scoprire ancora di più chi era don Benzi e farlo sapere al mondo. Crediamo che possa emergere tutta la straordinarietà di un uomo che ha dato ogni attimo della sua esistenza a Cristo attraverso i bisognosi. Saranno i fatti giudicati dalla Chiesa a rivelarne la santità».

Don Benzi diceva: «Quando io incontro il povero in me si rifà presente quel momento in cui ebbi quell’impressione profonda di mio papà che riteneva di non valere niente». E sosteneva che per rendere protagoniste le persone bisogna offrire loro il senso: «Bisogna offrire Cristo». Cosa significa concretamente?
Ripeteva che occorre proporre un incontro con Cristo «simpatetico», non discorsivo. Era gioioso e anche scherzoso se serviva. Era un prete fedele al Magistero, che vestito con la talare entrava nelle discoteche per conoscere i giovani e andava per le strade a raccogliere prostitute e barboni. Così affascinava e attraeva i ragazzi, i senza tetto, i drogati. Ma anche i personaggi famosi, i vip, i cantanti. E così conquistò anche me. Era un veicolo potente della tenerezza di Dio che viene a prendersi cura di ogni uomo. Ricco o povero, sapeva far emergere in ognuno anche l’unica risorsa rimasta, anche se nascosta lui riusciva ancora a vederla.

Come continuate senza di lui?
Era la sua vicinanza al Signore che gli permetteva di essere così. Don Benzi non ha mai attirato nessuno di noi a sé, ci indicava la strada per arrivare a Cristo, attraverso la regola della comunità: fatta di preghiera, messa quotidiana, adorazione eucaristica, vita totalmente condivisa in cui ogni cosa è decisa insieme. Siamo consapevoli che obbedendo al Suo corpo si obbedisce a Cristo. La formazione in comunità è poi legata allo studio del catechismo e agli incontri culturali. Perché, come diceva don Benzi, per stare in piedi davanti al mondo bisogna stare in ginocchio davanti a Dio: questo ci permette di continuare a costruire sulla roccia.

Benzi ha fondato case di spiritualità e di educazione per i giovani, case famiglia, comunità terapeutiche in tutta Italia e in tutto il mondo. Intanto stava con gli ultimi e trovava il tempo anche per lottare per i loro diritti. Come riusciva a rispondere a tutto?
Lo faceva e basta. Ricordo che alla fine ogni giornata, passata per le strade di tutta Italia a raccogliere gente, fare conferenze per sensibilizzare le persone o per cercare di far comprendere alle istituzioni l’importanza della sua lotta, arrivava a casa sfinito e fuori dalla porta c’era sempre qualcuno che lo aspettava. E lui non rifiutava nessuno, non bisognava permettere che qualcuno soffrisse da solo. Per questo dormiva appena qualche ora, seduto su una poltrona con le scarpe ai piedi. Prendendoci uno a uno in 40 anni ha costruito un’opera di migliaia di persone. È così che ha cambiato un pezzo di mondo.

E non ha mai rinunciato nemmeno alla lotta politica, tuonando pubblicamente contro le ingiustizie.
Non gli bastava mettere il braccio sotto le spalle di chi portava la croce: quel braccio bisognava anche toglierlo dalle spalle di chi le croci le produce. Se davvero tieni a una persona fai di tutto! Per questo i cristiani non possono stare in sagrestia, per questo don Benzi faceva pressione sulle istituzioni, sul Parlamento e ha voluto che la comunità si accreditasse all’Onu. Non smetteva di prendere posizione contro le leggi disumane e su ogni fatto che accadeva legato all’aborto, alla prostituzione, ai diritti dei poveri e dei malati. Così continuiamo a fare noi, giudicando e abbracciando ogni particolare del mondo.

Benzi diceva che vivere veramente con i poveri è possibile solo per chi sta del tutto con il Signore. Che cosa aveva da offrire agli ultimi?
Da quello che diceva e faceva si capiva che la sua non era una risposta sociologica alla povertà. Sapeva che gli ultimi avevano bisogno prima di tutto di quello di cui aveva bisogno lui: l’amore di Cristo. Infatti spendere tutta la vita per chi necessita di ogni cosa, non parlare genericamente della povertà o fare un po’ di volontariato, richiede la capacità di vedere Dio nel povero. Così quanti vengono accolti dalla comunità spesso vogliono conoscere il Signore, capiscono che ciò che attendevano prima di incontrarci era innanzitutto Lui.

Siete laici che lavorano nel mondo eppure vivete un’esistenza che sembra impossibile oggi: conciliate lavoro, ospitalità e impegno pubblico. È una vita possibile per tutti?
È una vita impossibile per chi sta da solo. Noi invece possiamo abbracciare tutto senza rinunciare a nulla perché siamo insieme. Vivere così, nella semplicità, pregando e lavorando, ci rende felici. Lo dico dopo trent’anni. E molti vedendoci lo capiscono.

Avete 253 case famiglia solo in Italia, 20 comunità di recupero, diverse case di spiritualità, dimore per i senzatetto. Se si contano quelle all’estero si oltrepassano le 500 strutture con 41 mila persone riunite ogni giorno intorno alle vostre tavole. Come si è potuta espandere un’opera simile in così pochi anni?
Fa impressione anche a noi vedere come in quarant’anni questa esperienza abbia contagiato tanta gente che ha scelto di vivere in comunità. Significa che don Benzi aveva ragione: tutti aspettano di incontrare il senso della vita e di darla interamente per questo.

@frigeriobenedet

Foto Ansa

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12 commenti

  1. Emanuele

    Grazie per questo ricordo di Don Bensi e soprattutto grazie a Dio di averci donato un uomo come lui…
    Un vero “macho” che ha riscattato cosa vuol dire essere veri uomini, che aiutava le donne, rischiando anche la pelle, e non approfittava della condizione di schiavitù delle prostitute… Quanti dovremmo imparare da lui!

    Grazie Don Bensi, grazie Signore.

  2. Sebastiano

    Don Benzi era anche quello sul quale i Radicali e i loro sodali hanno detto tutto il male possibile, sostenendo che intralciava il “diritto di prostituirsi”. Fosse ancora vivo, un’accusa di omofobo non gliela leverebbe nessuno…

    1. Daniele

      Non gliela leva nessuno nemmeno da morto: ricordo bene le affermazioni intrise della più becera e ignorante omofobila da lui proferite in una trasmissione televisiva, e di cui c’è ampia testimonianza nella pagina di Wikipedia a lui dedicata.

      1. Sebastiano

        Appunto, come volevasi dimostrare.

    2. SUSANNA ROLLI

      Davanti alle cliniche abortive a pregare..le prendeva anche…
      Dì, Daniele, secondo te in odio ai piccoli nel seno materno andava lì a pregare? Guarda che lui non faceva mica lo sgambetto a nessuno!, soltanto pregava; e, proprio grazie alla preghiera, qualche donna ci ripensava e tornava indietro; ed ora hanno i loro bambini in braccio. Ti dispiace, questo?
      Tante ragazze ubriache di sesso obbligato e botte grazie a lui ora sono spose felici, diciamo rinate; ti dispiace, questo?
      E non era omofobo, voleva il VERO BENE degli omosessuali; grazie a lui tanti si sono realizzati, ma non nel senso che dici tu.
      Mi piacerebbe qualche testimonianza in questo senso, cioè di anime rinate grazie a lui..
      Daniele, lui non è morto, se riesci a fare silenzio nel tuo cuore vedrai che senti il suo saluto..perchè lui -come Gesù- voleva proprio bene a tutti, anche ai nemici….

      1. Daniele

        Nel suo libro “Per la famiglia. La coppia oggi: tra libertà dell’uomo e mistero di Dio” (Guaraldi, 1992), Benzi spiega così l’omosessualità femminile:
        “Il rapporto invece nella donna per fare un esempio può essere tra estrone e androgeni da 4 a 1 e può scendere a 3 a 2, se invece il rapporto si capovolge con 2 a 3 si ha la donna lesbica; se arriva a 1 e a 4 si ha un uomo in corpo di donna che però è sempre donna. Ciò non giustifica l’unione tra due donne.”
        Come si può vedere, Benzi non era solo un grande prete, era anche un grande scienziato! Un endocrinologo di primo livello, scopritore di un’illuminante spiegazione dell’omosessualità femminile.
        Poi, che abbia fatto del bene a molte persone non lo nego. Però in tema di omosessualità era saturo di pregiudizi e di un’ignoranza davvero sconcertante.

        1. SUSANNA ROLLI

          Dacci delle spiegazioni scientifiche che comprovino la sua ignoranza.
          Quanto ai pregiudizi sull’omosessualità lascia perdere…era di parte!!
          Per me di omosessualità ne sapeva più degli omo, infatti molto omo grazie a lui sono cambiati; significa che aveva qualcosa -meglio, Qualcuno- di interessante da presentar loro…
          Eppoi c’è un’intelligenza d’amore -per usare le sue stesse parole- che è la Sapienza del cuore -dono di Dio; non te la procuri nè coi soldi, nè con lo studio, è la perla preziosa di cui nell’Evangelo, ed è quella che serve veramente nella vita per capire la vita stessa.
          Capisci di averla solo dopo che l’hai avuta in dono, dono dello Spirito; e non vorresti perderla per tutto l’oro del mondo, perchè la ritieni indispensabile come l’ossigeno per i polmoni, per dirla alla povera.
          Quindi…..vien da sè.

        2. SUSANNA ROLLI

          Strano, ieri ti avevo risposto, Daniele..

  3. dodi

    Lo so che dobbiamo aspettare la risposta della Chiesa,ma ho avuto la grazia di conoscere Don Oreste.di respirare la sua serenità anche quando era stanchissimo,di sentire la sua gioia profonda e il suo amore per Geù…”Sister Y LOVE YOU JESUS ”? quando sono triste ricordo queste parole e il suo sorriso…per me è già Santo.Un bacio Don!

    1. SUSANNA ROLLI

      Dodi, è già santo per tutti!!!

  4. SUSANNA ROLLI

    E’!!! Don Benzi la famiglia l’adorava, e con la famiglia -o case famiglia- ha fatto(meglio, sta facendo, perchè no n si muore mai) la sua parte nel mondo, ha messo il pezzetto del puzzle preparato da Dio da sempre al giusto posto (quando vedremo il puzzle completo sarà magnifico!..); proprio come Gesù, che viveva in una semplice,umile, religiosa famiglia, che le famiglie le cercava ed in esse si riposava (soprattutto quella degli amiciamici Lazzaro, Marta e Maria) e che alla fine ne ha fondata una che è magnifica -anche se difetta, che ce voi fa, è logico e chiaro- ,cioè la famiglia degli appartenenti alla Chiesa Cattolica.
    Ognuno di noi ha un pezzetto di quel puzzle, ma per ora, dobbiamo accontentarci di fare un po’ come la mamma del don, la quale ricamava, ricamava ma poi sapeva che alla fine sarebbe venuto fuori qualcosa di magnifico…
    Quando don Oreste venne a casa mia -una fugace visita- lo accolsi come si accoglie Gesù; infatti incominciai spontaneamente ad accarezzarlo sulle spalle, nella tonaca lisa (un poco come si fa con le reliquie dei santi, che son lì apposta e se ci sono è un bene che ci siano, in barba ai tuttologi del se/che/ma/blabla), e lui:”Signora, ma che sta facendo, ma che fa!”
    E io :”Lasci fare, don, lo so io quello che sto facendo!!”. Perchè lui -umile come tutti i santi, del resto- non ci pensava nemmeno che io stavo pensando di toccare un santo, perchè lui si sentiva solo un povero prete innamorato di Gesù con la Corona in mano (la regalava sempre a tutti i suoi ragazzi, mai caduta in disuso), solo il don, nonno Oreste! Porta fortuna? Assolutamente no, ma dà tanta gioia, come avrebbe potuto darla a chi vedeva, toccava Gesù a quei tempi.
    Mi si potrebbe dire:”Esagerata!!, che paragone!!!”, ma io lo so bene che i Santi sono posseduti in modo particolare da Dio, quindi due più due fa quattro…
    Sbaglia chi pensa che per essere veramente credibili come cristiani sia sufficiente aiutare, fare, porgere: non funzionerà affatto se prima non si è passati all’adorazione, alla contemplazione…. lo si legge anche nell’intervista.
    Lui era così, al posto dell’IO aveva DIO, e “quando avete Dio avete tutto” (Regina della Pace).
    Ma proprio, proprio tutto.
    E grazie, don!

    1. gipo

      Del Don Benzi, così mi raccontano (ma immagino sia vero – se la memoria non mi tradisce, l’ho sentita direttamente al Meeting del 2000), era nota la “processione” sulla SS Adriatica nella sera e notte dell’8 marzo quando a tutte le donne-schiave (così le chiamava) donava una rosa (gratuito segno di rispetto ed amore): in quel modo ne salvò (con la collaborazione di capaci ed intelligenti rappresentanti delle forze dell’ordine) veramente molte!!!

      Da lui, direttamente (meeting del 2000 – in questo caso non mi sbaglio) ho imparato la frase “a furia di non credere a nulla diventate creduloni” (riferita al proliferare di sette di vario genere e tipo tra i giovani che si erano allontanati dalla Chiesa per inseguire il fuoco fatuo di una dose o di un po’ di fumo).

      Grazie per questa grande testimonianza

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