
Chi dice che «la Chiesa è antidemocratica» non ha mai letto Antonio Gramsci
Alla trasmissione “L’aria che tira” andata in onda questa mattina su La7, non potendosi mitragliare con la consueta vis polemica la solita parte politica in quanto ancora imperante il silenzio elettorale, si è deciso di eseguire il “piano B”, cioè sparare a zero sul papa Benedetto XVI e soprattutto sulla Chiesa cattolica in generale.
Tra le tante fantasticherie proclamate da alcuni degli ospiti, spicca tra tutte quella circa la mancanza di democrazia all’interno della Chiesa.
Occorre, prima di tutto svelare la strategia.
In questi casi la tecnica è più che rodata, frutto dell’esperienza più che decennale; per ammaliare con astuzia il pubblico, si evita di colpire direttamente il bersaglio della propria invettiva; in sostanza, si gioca di sponda, cioè una volta si tira una bordata alla Chiesa per colpire la fede cattolica, ed un’altra volta si tira un colpo alla fede cattolica per affondare la Chiesa; da questo abile intreccio, come dall’armonica danza della trama con l’ordito, si ricavano i soliti luoghi comuni, i soliti pregiudizi, i soliti apriorismi ideologici (per lo più tutti frutto di crassa ignoranza) sul cattolicesimo, per esempio: la Chiesa cattolica è soltanto una delle tante chiese cristiane; i cattolici dovrebbero votare direttamente il proprio capo; il Papa è come un segretario di partito o un amministratore delegato di una società o di una impresa; all’interno della Chiesa non c’è libertà di pensiero; la Chiesa non è democratica.
Si potrebbe ribattere su tutto ma sarebbe necessaria una mole soverchiante di emergenze storiche, filosofiche, teologiche e giuridiche inconciliabili con lo spazio a disposizione in questa sede.
Sembra opportuno, dunque, soffermarsi soltanto sull’ultima, cioè sulla presunta mancanza di democrazia all’interno della Chiesa cattolica, anche perché del resto su questa si è insistito maggiormente nella suddetta trasmissione televisiva.
È proprio così? La Chiesa è davvero non democratica, o peggio, antidemocratica?
Secondo la maggioranza dei commentatori contemporanei sì, ma si deve subito ammettere che l’opinione di questi è più frutto di una totale disconoscenza della storia e della natura della Chiesa, cioè opera di un gretto operare dell’ideologia anticlericale oggi così diffusa, piuttosto che l’esplicitazione di una consapevolezza e di una conoscenza della Chiesa che siano autentiche sebbene non necessariamente sostenute da una adesione fideistica.
In altri termini: una tempo anche chi non era cattolico aveva l’onestà intellettuale di documentarsi prima di emettere giudizi sulla o contro la Chiesa pur non appartenendo ad essa; oggi, invece, approfittando della rapidità dei mezzi di comunicazione di massa che non lasciano il tempo di riflettere su ciò che comunicano, e sostenuti dall’idea per cui ogni opinione è legittima e “vera” tanto quanto le altre, perfino quelle opposte, non appare quasi più necessario fondare le proprie opinioni; è sufficiente buttare a casaccio una battuta, uno slogan, un modo di dire, e il risultato è già raggiunto: l’opinionista di turno si è dimostrato arguto e puntuale, sebbene sarebbe meglio dire che il più delle volte l’opinionista di turno si dimostra invece allineato e coperto con la vulgata ideologica di riferimento.
Si potrebbe andar per le lunghe, ma ci si limita soltanto a qualche brevissima considerazione.
Storicamente tutti i regni secolari tramandavano il potere su base ereditaria, mentre la Chiesa ha sempre proceduto alle elezioni del suo “capo”.
Inoltre, il concetto di uguaglianza, così fondante per la democrazia, e tanto caro ad ogni suo portavoce, diversamente da ciò che si ripete un po’ per moda culturale, è nato con il cristianesimo, così come, tra i tanti, comprova Tzvetan Todorov (non certo un pericoloso ed ottuso guelfo) che in un suo celebre scritto puntualizza che «l’uguaglianza è un incrollabile principio della tradizione cristiana», tradizione senza dubbio rappresentata, continuata e difesa dalla Chiesa cattolica.
Il vero momento in cui, tuttavia, si smentisce definitivamente chi erroneamente ritenga che la Chiesa cattolica sia non-democratica o addirittura anti-democratica, si raggiunge allorquando si viene a scoprire che un noto personaggio storico, a cui vengono tributati tutti gli onori di fine pensatore e di grande intellettuale, ha chiarito che la Chiesa è l’unica vera entità democratica umana.
Non si tratta di un gretto cattolico, non sono parole di un ottuso credente, non provengono da chi milita nell’associazionismo cattolico, non si tratta di atei devoti, ma addirittura di chi ha condiviso l’idea marxiana che la religione è l’oppio dei popoli, di chi ha ritenuto indispensabile la rivoluzione proletaria, di chi certamente era lontano dalla Chiesa e dal cattolicesimo, ma di sicuro non ne ignorava la sostanza: Antonio Gramsci.
Il noto teorizzatore dell’organicità dell’intellettuale rispetto alla ideologia e al partito di riferimento a cui appartiene, di cui oggi alcuni opinionisti sembrano i più pedissequi esecutori, ebbe a scrivere, infatti, nei suoi celebri “Quaderni”, che «la Chiesa è un organismo perfettamente democratico: il figlio di un contadino o di un artigiano, se intelligente e capace, e se duttile abbastanza per lasciarsi assimilare dalla struttura ecclesiastica e per sentirne il particolare spirito di corpo e di conservazione e la validità degli interessi presenti e futuri, può teoricamente diventare cardinale e Papa».
La Chiesa, dunque, non si risparmia quanto a democrazia, diversamente dal mondo degli intellettuali e degli opinionisti italiani contemporanei che se in possesso delle medesime capacità di Gramsci, prima fra tutti l’onestà intellettuale, risparmierebbero al loro pubblico le più brutali ingenuità.
Vana speranza, posto che si può aver fede solo nella Chiesa e non già negli intellettuali.
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