
Chi di spada ferisce di reality perisce
Ripensavo, guardando i Mondiali, a quando esposi le mie prime perplessità sulla scherma. Più di trent’anni fa, ahimé, su una collinetta. C’erano l’autunno, le castagne e fu allora che conobbi la mia amica Francesca (ora stimato, lei, medico dello sport). Me la presentarono come schermitrice. «Scherma? E che è?» feci io col tono saccente dell’ultrà da curva. Da quella mia improvvida affermazione scaturirono una feroce discussione e una grande amicizia (solo amicizia, purtroppo). Le mie perplessità durano ancora. Eppure sono un patito di cappa & spada. Sono cresciuto tra le scimitarre di Sandokan (ma i vostri figli lo sanno chi è?) e le sciabole di D’Artagnan. Sono diventato grande (e grosso) a focaccia, Salgari e Dumas.
Forse è perché penso a feroci duelli tra pirati e moschettieri che mi viene da sorridere a vedere Aldo Montano che ritorna competitivo dopo aver passato gli ultimi anni su Novella 2000 e in qualche reality. Ma quale sport ti permette di passare le vacanze con la Arcuri, di fare il fenomeno alla Fattoria e di ritornare competitivo come se non fosse successo niente? Non tanto per gli allenamenti o per lo sforzo. Non li discuto. Penso agli avversari. Se ti prendi una pausa nell’atletica trovi il posto occupato da decine di rampanti assatanati. La scherma è un club esclusivo. Che ne pensi Francesca? Per me sono più affascinanti i duelli di carta sui praho di Mompracem.
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